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 2015  ottobre 17 Sabato calendario

SE MI LASCI MI SPOSO


Lei, radiosa, che fende veloce la navata della chiesa. Lui, paralizzato all’altare dai dubbi, che invoca qualche catastrofe naturale in grado di ridargli la libertà. Una vecchia gag, una scena da matrimoni d’altri tempi, quando ancora il maschio era chiuso nello stereotipo dell’allergico agli impegni e alla marcetta nuziale e il matrimonio era davvero «finché morte non vi separi», o quasi. Oggi è cambiato tutto e, anche grazie al divorzio facile, i maschi cominciano ad abbracciare l’idea della vita coniugale e addirittura diventano mariti seriali sposandosi una, due, tre volte.
Magari ci sarà anche un po’ di superficialità nel compiere e ripetere il grande passo, ma le statistiche sono chiare: i due terzi degli uomini divorziati vuole risposarsi, mentre solo metà delle donne pensa a pronunciare un altro sì. È la tendenza emersa dall’indagine più recente dell’americana Pew Research, confermata anche in Europa nonostante il generale declino del matrimonio come istituzione. Quando ci si tolgono le fedi, insomma, lei è distrutta o si gode la ritrovata libertà, mentre lui va a caccia di nuove prede. Cioè mogli.
Non ci sono neppure più gli scapoli d’oro di una volta, perfino un single di ritorno come George Clooney ha capitolato. Rimane solo il principe Harry d’Inghilterra che, per sua stessa ammissione, non si è ancora sistemato perché «non ha trovato nessuna pronta a sacrificarsi per il regno». Anche a Hollywood il single è in controtendenza. Tom Cruise, già all’altare per tre volte, secondo i tabloid sarebbe sempre sul punto di risposarsi. Poco importa che le notizie siano bufale, il punto è: nessuno crede che rimarrà solo per molto.
Non ce l’ha fatta neppure la leggenda Paul McCartney. Nonostante il disastroso secondo matrimonio con Heather Mills, tre anni dopo ha impalmato la milionaria americana Nancy Shevell. Per non parlare di Billy Bob Thornton, sei volte sposo, e del veterano della tv Usa Larry King, con una collezione record di sette mogli.
La domanda è: «Ma chi glielo fa fare?». Ragione numero uno: gli uomini non sanno stare soli. «Per loro è più difficile che per le donne. Per la maggior parte dei maschi la moglie è la prima, spesso unica, fonte di intimità emotiva e supporto», spiega la psicoterapeuta di coppia Johanna Nauraine. «Per questo motivo è comune che gli uomini gestiscano la perdita con il rimpiazzo. E così cominciano subito a frequentare altre donne per formare un nuovo rapporto e ritrovare le vecchie dinamiche». O più brutalmente: chiodo scaccia chiodo, frequentarne cento per dimenticarne una. Non funziona per tutti, ma magari la centounesima è quella che fa tornare voglia di confetti. La ragione numero due va ricercata nel nostro sistema sociale. I divorziati (e i vedovi) hanno molto meno supporto, sia psicologico che pratico, rispetto alla loro controparte femminile. «Le donne si fanno sentire di più, esprimono la loro difficoltà nel gestire un divorzio o una separazione e per questo ricevono aiuto dagli amici, dalla comunità, dai libri, dai forum su internet», spiega Nauraine. «Mentre le donne vengono incoraggiate a imparare a prendersi cure di se stesse e “guarire”, agli uomini viene consigliato di imparare a cucinare. Così la lente d’ingrandimento», sostiene, «è sempre sulle donne, mai sugli uomini». E mentre le prime intraprendono il classico percorso alla Mangia, prega, ama per ritrovare se stesse, gli uomini s’iscrivono a Tinder per lanciarsi nel dating.
Poi c’è una terza ragione, che ha che fare con gli investimenti personali. Quello della donna in un matrimonio è notevole: se nascono dei figli sarà la sua carriera, non quella del marito, a risentirne. E nonostante tutti i buoni propositi di uguaglianza, e con le dovute eccezioni, chi alla sera arriva dall’ufficio e prepara la cena?
Ammettiamolo: per gli uomini, essere sposati ha un impatto meno devastante. Il divorzio veloce poi contribuisce a rendere la corsa all’altare più leggera. Non servono più almeno tre anni di separazione per ottenerlo, ma solo sei mesi se la rottura è consensuale. Quello che era un lungo cammino costellato di liti e lacrime, documenti legali e dolorosi, falsi, ripensamenti, oggi dovrebbe essere un periodo di riflessione ragionevole.
E poi ci sono gli ottimisti, come l’editorialista del Daily Telegraph Lucy Cavendish, che svela la ragione numero quattro: gli uomini sono, in fondo, inguaribili romantici. Ma con un secondo fine: trovare sempre un pasto caldo: «Molti sono anime semplici, con semplici bisogni. Amano essere sfamati e accarezzati e, se una donna è in grado di dare loro proprio questo, perché non passarci insieme il resto della vita?», provoca la giornalista.
Un’analisi più cinica arriva dalla celebre sociologa femminista Jessie Bernard, che già negli anni 70 scriveva in The future of marriage: «Le donne investono molto nel matrimonio, strutturano la vita domestica e si prendono tutte le responsabilità, dallo scrivere le cartoline di Natale al ricordare il compleanno dei suoceri. Gli uomini invece si risposano perché beneficiano dello stato coniugale e degli sforzi emotivi, psicologici e pratici delle mogli». Brutale? Ma spesso vero.
Infine c’è la quinta ragione, confermata dalle statistiche. Gli uomini sposati sono più ricchi e in salute rispetto ai single. In genere sono in forma perché la compagna li spinge a fare sport e ad avere uno stile di vita sano; e poi sono più soddisfatti dal punto di vista economico perché la moglie spesso lavora e guadagna bene quanto lui (se non di più). Insomma, per i maschi il matrimonio è un affare d’oro: con una exit strategy di comodo, se il “contratto” non funziona e anche una buonuscita piuttosto attraente, visto che il 38% di chi si butta nelle seconde nozze trova una moglie più giovane della prima.