Fabio Isman, Il Messaggero 22/10/2015, 22 ottobre 2015
LE RESIDENZE DEI FARNESE, TESORI SVELATI
Farnese, famiglia importantissima. La loro potenza si legge ancora nel palazzo romano sull’omonima piazza, o in quello pentagonale a Caprarola, nel Viterbese; nelle ville e nelle rocche di cui hanno cosparso un po’ tutto l’alto Lazio, la loro terra d’origine (traggono il nome da una quercia, la farnia; risalgono forse al 1100); dal ducato di Piacenza e Parma, che hanno a lungo detenuto; dalle mitiche raccolte d’arte, ormai a Napoli; dalle gesta di Alessandro, fino al 1549 papa Paolo III; e si esaurisce con Elisabetta, moglie di Filippo V di Spagna, che muore a metà del Settecento. Un altro Alessandro, nipote di Paolo III, crea gli Horti sul Palatino, rimasti famosi, per far crescere le nuove piante, importate dall’America (siamo nel 1542); un Ottavio (pure nipote del papa), sposa Margarita d’Austria, la vedova di Alessandro de’ Medici, la quale viene a Roma: e da qui la Villa e Palazzo Madama, come lei veniva appunto chiamata.
Nel Quattrocento, le loro sorti migliorano, anche con degli opportuni matrimoni: uno sposa una Caetani (la famiglia di Bonifacio VIII); un altro un’Orsini; una, un Colonna. Anche la bellissima Giulia impalma un Orsini; però è più celebre perché Alessandro VI Borgia lascia l’amante storica Vanozza Cattanei per lei, che salacemente verrà chiamata «sposa di Cristo»; e Paolo III, porporato a 25 anni senza essere mai stato prete, «cardinale della gonnella» proprio per l’aiuto che la bella Giulia gli aveva dato. Poi, se ne va da Roma: finito il concubinato, vivrà nel Castello di Carbognano. Il maniero sarà ora aperto sabato e domenica, come tante altre residenze farnesiane, per merito dell’Associazione dimore storiche, e della sua sezione laziale: si potranno visitare gratuitamente quelle di Isola Farnese e Ischia di Castro, Vignanello e Bolsena, Vasanello, Capodimonte (informazioni su http://www.adsi.it/adsi-lazio). Sono, vedremo, una più bella dell’altra; normalmente non è facile entrarci: non sempre sono aperte, proprietà privata. Giardini magnifici; panorami invidiabili sul Lago di Bolsena, dove erano le prime terre dei Farnese; una rimane una rocca, un’altra ha le fattezze del palazzo.
LUOGHI
Soltanto uno di questi luoghi è rimasto, per eredità, nelle mani di discendenti della nobile famiglia: a Vignanello, il castello Ruspoli, di Claudia e Giada «Conserva», dice Stefano Aluffi Pentini, consigliere di Adsi - Lazio, «il giardino all’italiana più antico nella penisola: ancora con l’impianto originale». Ha ospitato spesso Georg Friedrich Haendel, dal 1706 per quattro anni in Italia. A Vignanello, esegue per la prima volta il Salve Regina. Poi, una dimora della bella Giulia è Castello Orsini a Vasanello, duecentesco, dei Misciattelli: interni affrescati, e una tradizione ceramica mai interrotta; nel Novecento, una fabbrica era nelle scuderie.
RESTAURO
La più antica residenza farnesiana è la rocca di Ischia di Castro, dal 2008 di Aluffi Pentini. L’ha restaurata per tre anni, progetto di Gianmarco De Felice, consulenze di Mario Lolli Ghetti e Christoph Liutpold Frommel; ha riaperto la loggia, vuotato la torre ingombra di materiali e recuperato lo scalone. Mai completato il progetto, forse di Antonio da Sangallo il Giovane; vi nacque Ranuccio Farnese il vecchio, nonno del «papa di famiglia»: era il capoluogo del ducato, creato da Paolo III nel 1537. La Rocca di Capodimonte è dei Brenciaglia: una gran vista sul lago di Bolsena, ricordata anche da Pio II.
Ma, almeno tra quelle che a fine settimana apriranno, la residenza più rappresentativa è il Castello del Drago di Bolsena, restaurato, in molti decenni, come quella dimora rinascimentale che un tempo era. L’architetto Giovanni Del Drago, che da giovane aveva imparato anche da Frank Lloyd Wright, finita la guerra l’aveva trovato vuoto e distrutto: ha ripristinato gli affreschi, inventato pavimenti simili a quelli di un tempo, reperito arredi consoni. E, da ultimo, il castello di Carbognano, residenza della bella Giulia: è delle famiglie Laurenti e Narduzzi; magnifici affreschi; su un architrave è scritto: Iulia Farnesia; saloni e salottini dipinti. Sposata la figlia a una sorella di Giulio II Della Rovere appena eletto, la donna, tra le più agognate a Roma, si ritira qui; si risposa; vedova di nuovo, muore nel 1524; rimane eternata nella Trasfigurazione di Raffaello.