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 2015  ottobre 22 Giovedì calendario

GEOMETRA PJANIC: È IL RE DELLE PUNIZIONI

La prima volta che Pjanic prese a calci un pallone lo fece in un garage: era mattina presto e il papà pensava ci fossero i ladri in casa. Oggi Miralem Pjanic è uno scassinatore professionista, ma di porte avversarie. Conosce un solo, infallibile metodo: il calcio di punizione. Con l’ultima, realizzata contro il Bayer Leverkusen, fanno quattro in stagione: nessuno, in Europa, tiene il suo passo. Di più: una punizione su sei del bosniaco finisce in rete. Da quando Pjanic è alla Roma sono 10 le reti (di 21 totali) su calcio piazzato in Serie A: solo un maestro come Andrea Pirlo ha segnato più di lui su punizione, a quota 12 nello stesso lasso di tempo. Nel 2008, Pjanic passa dal Metz, squadra con cui ha debuttato da professionista, al Lione, e lì ritrova Juninho Pernambucano. Che è una sorta di totem: in Francia ha segnato 44 volte su punizione e ogni volta che faceva gol in quel modo il Lione non perdeva. Juninho e Pjanic, nell’anno di convivenza lungo il Rodano, si allenano insieme per esercitarsi nel modo di calciare. Come, per dire, Maradona fece da chioccia a Zola, che poi segnò 20 punizioni in A, 6 in più di Diego. Sono gli anni in cui il bosniaco impara la punizione “a foglia morta”, con la traiettoria del pallone che si abbassa improvvisamente oltre la barriera. Un modo di calciare brevettato dal brasiliano Didì, leggenda del calcio verdeoro, primo specialista in assoluto. A diffondere la “foglia morta” in Italia fu Mario Corso, che con l’Inter segnò oltre 20 reti su calcio piazzato. Quando Juninho lascia la Francia, Pjanic ne eredita la maglia numero 8. Con deferenza: «L’ho chiamato per chiedergli il permesso di indossare la sua maglia. Mi ha detto di non preoccuparmi». E che succede? Nei preliminari di Champions contro l’Anderlecht, segna il suo primo gol con il Lione. Su punizione, ovviamente. Le punizioni di Juninho erano letali, soprattutto dalla lunga distanza: calciata con “tre dita”, non troppo forte, ma che rendeva indecifrabile la traiettoria. «La palla ballava», ricorda Pjanic, «ma io calcio in modo diverso: provo spesso le punizioni a fine allenamento per migliorare la precisione. Ma non le traiettorie: quelle le ho in testa, conosco le distanze dalla porta». Metà mago, metà geometra: Pjanic riesce ad abbinare alla traiettoria mortifera un calcio più secco, più potente. Di lui, Juninho dice: «Ha una grande applicazione, non smette mai di imparare. Pirlo risulta più bravo perché ha più esperienza, ma a quei livelli arriverà sicuramente anche Pjanic». Ma intanto, nel periodo di convivenza dei due in A, il bosniaco ha segnato 10 volte su 66 tentativi, l’ex juventino 12 su 116. L’obiettivo, ora, è acciuffare Mihajlovic. Non sarà semplice: il tecnico milanista detiene il record di gol segnati su punizione in A, ben 28: precisione e potenza, un suo calcio poteva sfiorare i 165 chilometri orari. Più di un altro mitragliatore come Roberto Carlos, che alla palla conferiva un effetto curvo, “a guscio di lumaca”, e poi Beckham, che era indecifrabile con la sua peculiare torsione del corpo, Del Piero, 22 reti in A, Totti, 20. Oggi specialisti non ne mancano. Con la particolarità che gli stili di calcio si sono frapposti, anche su uno stesso giocatore. Ronaldo ne è un esempio: il suo knuckleball fa viaggiare veloce la palla, imprimendole pochissima rotazione. Messi, invece, sembra prediligere la classica punizione a scavalcare la barriera: quella in Supercoppa Europea contro il Siviglia ha ricordato la più che nota gemma di Maradona alla Juve, quale calciata “all’indietro” (era il 3 novembre 1985, vero Marty McFly?). Uno specialista del futuro? Calhanoglu, del Leverkusen: anche lui è una sentenza, a 21 anni ne ha già messe dentro 21.