Paolo Zappitelli, Il Tempo 20/10/2015, 20 ottobre 2015
DAGLI SCARTI DIVINI. ENERGIA E DESIGN
Occhiali, capi di abbigliamento, energie rinnovabili, micro-suite e poltrone. È tutto quello che ruota attorno al mondo del vino ma che non finisce direttamente in bottiglia. Perché, con quelli che chiamiamo «scarti» della lavorazione, architetti, designer e imprenditori hanno ormai costruito un vero e proprio business. A cominciare dall’energia elettrica che viene prodotta lavorando fecce e vinacce, queste ultime prodotto nobile dal quale si ottiene la grappa. Ogni anno, infatti, le distillerie ricevono dalle cantine oltre un milione di tonnellate di sottoprodotti della vinificazione e attraverso la lavorazione di questo materiale si arriva ad ottenere quasi 300.000 Mwh annui. Per avere un’idea si tratta di una quantità di energia tale da coprire per dodici mesi i fabbisogni domestici di una popolazione di circa 300.000 persone. In pratica l’equivalente di una città come Matera.
L’altra scommessa – giocata e vinta da alcuni designer – è quella di dare nuova vita a oggetti che ruotano attorno alla vita in cantina. Come le botti che, normalmente, dopo anni di gloriosa attività, vengono mandate in pensione e bruciate. Con il legno delle doghe, invece, un giornalista e sommelier, Marco Pozzali, ha avuto l’idea di realizzare montature per occhiali, facendosi aiutare per la realizzazione dall’azienda «Ultra limited». Da qui – racconta il sito Winenews.it – è nata una linea, uscita per la prima volta quest’anno, utilizzando le barrique «esauste» di Franciacorta e di Brunello di Montalcino.
Per restare nel mondo della moda dagli Stati Uniti arriva invece la camicia di jeans tinta con il vino. La proposta è della Robert Mondavi Winery, una delle aziende leader della Napa Valley, che l’ha realizzata in sinergia con il brand Crawford Denim. La camicia è stata colorata a mano usando il «Robert Mondavi Heritage Red Miscela 2013» ed è stata messa in vendita negli Stati Uniti a 135 dollari. Oltre alle camicie, sono state realizzate anche 1.000 bandane. Ma siccome non bisogna essere mai banali e ripetitivi, stavolta per colorarle è stato usato un blend di Syrah e Merlot.
Chi invece pur non usando materiali di scarto si è ispirato alle botti dove il vino riposa, invecchia e matura, è una società di Arese, in provincia di Milano, «Alberi&case», che ha ideato delle mini-suite fatte a forma di botte. La loro destinazione ideale? Le vigne, dove vengono messe a disposizione di chi si vuole regalare una vacanza a contatto con la natura. La «casetta» a forma di barrique, progettata per una coppia, prevede due livelli, la zona giorno in basso e una zona notte sopra, con delle vetrate che offrono la vista sul paesaggio.
Se invece qualcuno pensa che una bottiglia di vino finisca la sua vita una volta consumata è smentito dall’idea che ha avuto l’azienda vicentina Livingcap: il sughero dei tappi viene utilizzato per realizzare una linea di oggetti di design. Così è nato uno sgabello a forma di tappo spumante, costruito riutilizzando più di 700 sugheri, mentre per costruire una versione più grande ne sono stati «riciclati» ben 2.500. E con gli stessi sugheri sono stati progettati anche dei tavolini.
Nelle distillerie, invece, non ci si ferma alla produzione di energie rinnovabili. Dalla lavorazione delle vinacce si ottiene un altro prodotto fondamentale per molti settori industriali, l’acido tartarico. Ben il 60% di quello mondiale viene prodotto in Italia. Si tratta di un elemento utilizzato in grandi quantità dall’industria farmaceutica (è l’ingrediente che garantisce l’effervescenza nei farmaci), dall’industria alimentare (per una migliore stabilità dei prodotti lievitati, nei succhi di frutta, nelle conserve per evitare la formazione delle muffe, e anche nella preparazione dei vini), ma anche nella cosmetica (ha un potente effetto antiaging e di schiarente per la pelle) fino all’industria del gesso e delle costruzioni (rallenta i processi di solidificazione). Oltretutto trattandosi di un prodotto di origine naturale, l’acido tartarico naturale mantiene intatte le sue proprietà organiche, ed è così diventato un elemento insostituibile specialmente nell’industria alimentare e farmaceutica.
Paolo Zappitelli