Giorgio Lonardi, Affari&Finanza – la Repubblica 19/10/2015, 19 ottobre 2015
WANG SHI, IL RE CINESE DEL MATTONE PENSA IN VERDE: "ABBIAMO BISOGNO DELLA GRANDE BELLEZZA"
MILANO
Mister Wang Shi è una persona molto cortese, di media statura, magro e vestito sobriamente: completo grigio e cravatta. Sorride spesso, ama l’avventura e gli spazi sconfinati. E fin qui siamo all’interno del cliché occidentale. Ma Wang Shi è cinese ed è un cinese molto particolare, anche per i canoni di quello che fu il Celeste Impero. Questo distinto signore di 64 anni, innamorato dell’Italia, della cultura e del design del Bel Paese, si è arrampicato per due volte sulla cima dell’Everest ("la prima da una parte della montagna, la seconda, nel 2010, dall’altra") ed è una delle undici persone al mondo ad aver attraversato a piedi sia il Polo Sud sia il Polo Nord scalando inoltre le sette vette più alte del globo.
"Il mio sogno", racconta, "è essere come Reinhold Messner, un grande eroe italiano, un uomo e uno scalatore straordinario", racconta, "ma questo, appunto, è un sogno. Messner è il mio idolo: sono stato molto felice di averlo conosciuto quattro mesi fa". Questa conversazione, è il caso di dirlo, avviene all’Expo, all’interno del padiglione Vanke disegnato dall’archistar Daniel Libeskind che si è ispirato ai tradizionali paesaggi dei dipinti cinesi e all’antico totem Loong (il drago cinese) responsabile del raccolto e della pioggia. Si tratta di un vero e proprio edificio-scultura del costo di 38 milioni di euro completamente rivesito di 4 mila piastrelle rosse in gres, in grado di cambiare colore e sfumatura a seconda della luce. Ma non è tutto.
Quanto alla Vanke, fondata nel 1984 proprio da Wang Shi di cui è il chairman, oggi è il numero uno mondiale nel settore immobiliare come confermano i quasi 30 miliardi di euro (215,3 miliardi di yuan) fatturati nel 2014, in crescita del 25,9% sull’anno precedente. All’indomani del sorpasso della Cina sugli Stati Uniti per quanto riguarda il numero dei miliardari (596 a 537) ci si potrebbe aspettare che Wang Shi sia almeno fra i primi dieci tycoon dell’hit parade locale. In fondo alla Borsa di Shenzen la Vanke vale pur sempre 20 milardi di euro. Non è così.
"Al momento della quotazione", racconta, "avevo il 40 per cento della società. Poi, d’accordo con mia moglie, ho deciso di vendere le azioni per supportare iniziative di beneficienza, soprattutto ospedali per bambini". Certo, nelle tasche del presidente e fondatore è rimasto pur sempre un pacchetto di titoli, però inferiore all’1 per cento, anzi "vicino all’1 per mille" come precisa lui. Wang Shi è fatto così: non solo business ma anche una grande attenzione all’etica e al rispetto dell’ambiente. Per rendersene conto basta andare sul sito del Wwf dove è descritto come "il pioniere cinese dell’edilizia abitativa ecosostenibile".
Lo conferma nel 2004 il suo ruolo di co-fondatore della "Society of Entrepreneurs and Ecology", il più grande network cinese di imprenditori ambientalisti a cui aderiscono 200 aziende private. E lo certifica la sua presenza in organizzazioni internazionali come the World Economic Forum’s Global Agenda Council on Governance for Sustainability. Così come non è un caso se l’anno scorso su oltre 18 milioni di metri quadrati costruiti da Vanke quasi 9 milioni, in crescita del 47,6%, siano certificati come green buildings.
"Fino a dieci anni fa", racconta Wang Shi, "era difficile far capire ai cinesi l’importanza di costruire abitazioni sostenibili. In seguito, con le preoccupazioni crescenti nei confronti dell’inquinamento la situazione è cambiata. E questo ha favorito Vanke che in questo campo ha sempre avuto le carte in regola fungendo da pioniere per l’intero settore immobiliare". I risultati non si sono fatti attendere. E si può affermare che in questo caso l’ecologia paga, eccome. Oggi il gruppo conta circa 41 mila addetti dopo aver sviluppato nel corso degli anni 406 "comunità", in pratica veri e propri quartieri, dove vivono 690 mila persone. Senza dimenticare che Vanke offre servizi di gestione immobiliare per oltre 2 milioni di proprietari di casa, un bacino di clienti molto prezioso.
Riguardo al prossimo futuro, l’imprenditore non è in ansia per il rallentamento dell’economia cinese. Spiega: "Nel 2015 continueremo a crescere anche se meno del 2014. Mi aspetto un aumento dei ricavi compreso fra il 18% e il 20%". E veniamo all’Expo che per Wang Shi è stata un’esperienza straordinaria sia dal punto di vista culturale che da quello delle occasioni business. "L’Expo di Milano", afferma, "si è svolta su un’area più piccola, un terzo di quella di Shanghai, ma dal punto di vista dell’architettura dei padiglioni, del design, delle manifestazioni e della partecipazione è stata una Esposizione di grande qualità".
In questo quadro gli obiettivi immediati di Vanke sono due. Il primo è chiudere l’esperienza del padiglione assicurando il suo smantellamento. A cominciare dalle 4 mila piastrelle che saranno vendute per contribuire a finanziare il miglioramento dell’ambiente circostante al Guangrenwang Temple, il Tempio dei Cinque Draghi nella provincia della Shanxi. Il secondo passo riguarda il dopo Expo. E l’idea di creare nell’area una cittadella della scienza e dell’innovazione legata alla ricerca e al mondo universitario. "Ci piacerebbe molto", dice, "aprire una forma di collaborazione con il Politecnico di Milano o con una Istituzione simile al Politecnico. E quindi trovare il modo di compartecipare al rilancio dell’area puntando in ogni caso sulla cultura, sulla bellezza e sull’ecosostenibilità dei progetti".
In seguito, all’inizio del 2016, è prevista l’apertura di un ufficio di Vanke a Milano. Un tassello non secondario della strategia di internazionalizzazione del gruppo che è già sbarcato con sei progetti immobiliari a San Francisco, Hong Kong, Singapore, New York e Londra. "Fino ad oggi abbiamo lavorato su un mercato emergente come quello cinese contrassegnato da alti tassi di sviluppo. Ora siamo interessati alla cultura e alla bellezza. E soprattutto vogliamo imparare. Io adoro l’architettura italiana, amo le opere di un maestro come Renzo Piano. E mi piace la vostra capacità di preservare il passato mantenendo e restaurando gli edifici antichi: una sensibilità che in Cina comincia a diffondersi solo adesso".
Da buon imprenditore Wang Shi ha quindi iniziato una serie di contatti. E la sua idea è molto semplice: vuole costruire partnership e effettuare acquisizioni in Italia. Dice: "In Cina abbiamo bisogno di architetti e di società di architettura italiane che sappiano lavorare con noi sul nostro territorio. Nella vostra tradizione ci sono molti stili. E questo c’interessa molto". E non è tutto, perché il presidente di Vanke ha messo nel mirino anche una serie di società del design e del fashion design. "In questo momento stiamo parlando con tante imprese del design e del fashion", conferma, "perché vogliamo essere certi di individuare le aziende giuste. Si rende conto del nostro mercato potenziale? Oggi abbiamo in Cina oltre due milioni di clienti. C’è, ad esempio, chi ha i figli che studiano all’estero e deve arredare la casa. Oppure c’è chi ha già comprato un’abitazione in Europa. O anche chi semplicemente può apprezzare un certo tipo di prodotti o di soluzioni italiane". Infine c’è anche l’ipotesi di un ingresso del gruppo sul mercato immobiliare italiano; in fondo la costruzioni di interi quartieri è uno dei business "core" di Vanke. Ma su questo punto Wang Shi è più cauto. "Questo è cerrtamente il secondo step. Ma ci vorrà del tempo. Prima dobbiamo conoscere e farci conoscere".
Giorgio Lonardi, Affari&Finanza – la Repubblica 19/10/2015