Fabio Bogo, Affari&Finanza – la Repubblica 19/10/2015, 19 ottobre 2015
L’ECONOMIA È ANCORA INNAMORATA DEL DEBITO
Il conto alla rovescia è iniziato, e quando la Federal Reserve avrà sciolto gli ultimi dubbi e iniziato l’atteso "tapering" – la progressiva riduzione degli stimoli monetari – bisognerà cominciare a fare i conti con la nuova realtà: tassi in rialzo, mercati in movimento, turbolenze in arrivo per chi avrà un debito troppo alto. In queste settimane sui tavoli degli analisti confluiscono dati preoccupanti, sia per gli Stati sovrani sia per le imprese. L’indebitamento globale di governi , imprese e famiglie – secondo le stime di Merrill Lynch – è salito dal 200 per cento in rapporto al Pil che aveva raggiunto nel 2007, l’anno prima che scoppiasse la bolla della Lehman, al 235 per cento del primo trimestre del 2015. In termini assoluti è aumentato di circa 50 trilioni di dollari.
Il debito sovrano dei paesi è cresciuto di 20 trilioni di dollari, spinto dalle massicce iniezioni di capitali pubblici praticate in funzione di stimolo all’economia; solo in questi ultimi mesi si affacciano gli effetti dell’austerity, ma complessivamente la riduzione della fame di capitali nel mondo è stata lieve e avvertita appena nel primo trimestre dell’anno. Più modesto il trend dell’indebitamento delle famiglie, che è cresciuto appena di 6 trilioni di dollari. A moderarlo è stata la crisi globale: in Europa ha sensibilmente ridotto i consumi, mentre negli Stati Uniti lo scoppiare della bolla dei mutui e dei subprime ha imposto nuove e più severe regole sui prestiti da parte degli emittenti. Fuori controllo è invece la corsa dell’indebitamento delle società non finanziarie. A livello globale è balzato a 55 trilioni di dollari rispetto ai 33 del 2007: e l’ammontare in pancia a quelle che risiedono nei paesi emergenti è salito dal 20 per cento in rapporto al Pil che registrava nel 1997 al 110 per cento attuale. Per gli analisti la morale è chiara: è finita l’era dell’afflusso di credito verso l’occidente.
Per di più il Quantitative Easing sta spingendo il risparmio verso i titoli azionari e la crescita veloce dei paesi emergenti nel momento in cui il resto del mondo arrancava li ha resi attraenti come destinazione di fondi. Senonché questi Paesi restano appoggiati su fragili basi. E ora, non appena la Fed stringerà i cordoni, diventeranno elementi di instabilità sui mercati. Già si sono avute avvisaglie con la Cina, traballano anche il Brasile e il Sudafrica. Nonostante le lezioni del passato, insomma, il mondo finanziario è ancora innamorato del debito, incurante del fatto che il pericolo non sia ancora passato. Ma chi non ha approfittato dei bassi tassi di interesse per rimettere ordine in casa rischia di finire al tappeto, come quattro anni fa.
Fabio Bogo, Affari&Finanza – la Repubblica 19/10/2015