Roberto Coaloa, Libero 21/10/2015, 21 ottobre 2015
A TORINO TRA CAVOUR E IL BORDELLO
A Torino, nel giugno 1857, il personaggio più celebre è Cavour: Tolstoj assiste a una seduta del parlamento subalpino, dove ascolta il conte piemontese. È il 16 giugno. Tolstoj annota: «Andai in due Musei, delle Armi e delle Statue e alla Camera dei Deputati. Abbiamo pranzato tutti insieme magnificamente. Poi siamo andati a passeggiare. Li ho trascinati tutti in un / e me ne andai via. Druzinin è rimasto. A un concerto, a udire le sorelle Ferni. La migliore società del regno sardo. Piacevolmente chiacchierai con Druzinin e mi coricai tardi...». Druzinin era un amico che Tolstoj conobbe nel periodo del suo primo successo letterario, dopo la Crimea. Era un romanziere, critico e traduttore di Shakespeare, che in seguito fu d’aiuto a Tolstoj con molte utili osservazioni. A Torino, il giorno dopo, lo scrittore annota: «Mi sono svegliato presto, ho fatto un bagno, sono corso all’Atheneum. Senso d’invidia per quella vita giovane, forte, libera. Andammo al caffè. Dovunque si può vivere e bene. Partimmo con Vladimir Botkin per Chivasso. Commento all’interpellanza di Brofferio. In diligenza con Angelet, un suo compagno e un Italiano biondo. Un ufficiale a riposo, burlone, che ha stima dei postriboli...». Uscendo da Palazzo Carignano, lo scrittore russo, da goloso (non era ancora diventato un nobile penitente), sarà andato al Cambio, il ristorante di Cavour. Incuriosisce la scelta dei due Musei visitati a Torino da Tolstoj: il «Museo delle Armi» è senza dubbio l’Armeria Reale, aperta al pubblico nel 1837 da Re Carlo Alberto, quello «delle Statue» è il Museo Egizio, inaugurato ai tempi di Re Carlo Felice. (...). Senza dubbio il «caso italiano» era, per i russi che in quegli anni visitavano il Bel Paese, un modello in cui si manifestavano i programmi e le lotte delle varie forze in campo: dai conservatori-legittimisti, ai liberali-costituzionalisti, ai democratici-radicali, ed essi cercavano di trarne esempio per giudicare delle sorti future dell’Impero zarista (...). Nel dicembre 1860 restò due settimane a Firenze, passando per Livorno. Poi nel 1861 visitò per brevi soggiorni Firenze, Roma, Napoli e Venezia. Nel 48° volume delle Opere, si legge nella pagina di un diario, il 13 aprile 1861: «Prima viva impressione della natura e dell’antichità - Roma - ritorno all’arte». Roma produce sullo scrittore una forte impressione. Al caffe Greco, uno dei luoghi prediletti da Gogol’, incontra artisti e scrittori russi. A Firenze, Tolstoj resta colpito dall’ordine, dalla pulizia e dal sentirsi sempre a suo agio. Sull’Arno incontra un lontano parente, il decabrista principe Volkonskij con la moglie. Il principe diventa il prototipo del personaggio di Pierre Labazov nel romanzo incompiuto I decabristi, di cui furono scritti solo tre capitoli. Fin dal 1856 Tolstoj aveva in mente un romanzo su un decabrista che ritorna dall’esilio: ne legge alcuni capitoli all’inizio del 1861 a Firenze a Turgenev, che predice all’autore un grande futuro. La visita a Venezia gli ispira un breve racconto per il suo Abecedario. Nel 1891 lo scrittore si reca a Firenze per partecipare a un convegno ecumenico dal titolo «Conferenze sulla fusione di tutte le Chiese cristiane», dove si dichiara favorevole alla «proposta di fondere le Chiese cristiane in una sola che abbia per capo il Papa di Roma (...)».