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 2015  ottobre 20 Martedì calendario

LA LE PEN SVIZZERA HA MARITO ITALIANO

Svp, Pps e Udc: sono le tre sigle del partito che ha trionfato nelle elezioni svizzere. Svp è infatti la sigla di Partito Popolare Svizzero, Pps in romancio, e Udc corrisponde a quell’Unione Democratica di Centro con cui è conosciuto nei Cantoni di lingua francese e italiana. È questo partito che viene ora rappresentato come l’omologo elvetico del Front National, mentre la sua capolista nel tedesco-italiano-romancio Cantone di Grigioni, Magdalena Martullo-Blocher, viene indicata come la Marine Le Pen svizzera. Cominciamo dai dati: guadagnando il 2,8% dei voti e 11 seggi, la Svp-Pps-Udc è arrivata al 29,4% con 65 eletti. Il suo massimo storico. Solo i liberal-radicali, partito di centro-destra che per oltre un secolo era stato il primo partito e che ora però è ridotto al terzo posto, ha guadagnato a sua volta qualcosa: 1,3 punti e 3 seggi. Tutti gli altri hanno perso. Quanto a Magdalena, è stata plebiscitata con 19.000 voti di preferenza. Come il Front National, in effetti, lo Svp-Pps-Udc ha fatto una dura campagna contro l’immigrazione selvaggia e contro l’Ue. E come Marine Le Pen, la 45enne Magdalena è figlia di un leader carismatico del partito. Ma c’è pure qualche differenza. Il Front National è infatti un partito storicamente marginalizzato, e Jean-Marie Le Pen fu il suo fondatore. Marine ne ha ereditato la leadership, e per fargli fare un salto di qualità si è impegnata in un’opera di "de-demonizzazione”, che ha portato a un duro scontro col padre. Lo Svp-Pps-Udc è invece un partito storico, e poiché nel sistema svizzero tutti i partiti più grandi sono cooptati nel governo, è dal 1954 che ha un consigliere federale, cioè uno dei sette ministri. Dal 1959, la “formula magica” del governo è la stessa: due liberal-radicali, due cristiano-democratici, due socialdemocratici e un Svp-Pps-Udc. Che in effetti era un partito piuttosto tranquillo e presente solo in alcuni Cantoni, fino a quando nel 1990 non ne è diventato il leader il miliardario e collezionista d’arte Cristoph Blocher, industriale chimico e figlio di un pastore calvinista. È stato dalle battaglie contro l’adesione allo Spazio economico europeo e all’Onu che Blocher ha fatto crescere il partito in tutta la Svizzera, e dal 1999 lo ha fatto diventare stabilmente il primo partito. Anche lui è stato allora discriminato, ma in modo molto elvetico: malgrado la sua avanzata, gli hanno lasciato un ministro solo. Dopo essere stato tre anni consigliere federale, dal 2008 ha passato la mano alla testa del partito, e dopo la vittoria al referendum contro l’emigrazione di massa il 31 maggio 2014 si è anche dimesso da deputato. «Sto sprecando troppo tempo in Parlamento», ha detto. Proprio per dedicarsi alla politica nel 2004 aveva lasciato a Magdalena la carica di amministratore delegato dell’impresa chimica di famiglia, la Ems-Chemie, fabbrica di polimeri per automobili con 2900 dipendenti, di cui 1000 in Svizzera - e con lei Ceo ha realizzato nel 2014 utile record di 420 milioni su una cifra d’affari di 2 miliardi. Adesso Magdalena, che ha tre figli, ha ereditato anche il seggio. A differenza di Marine, non la leadership del partito, che per ora è di Toni Brunner. Ma il 9 dicembre si dovrà formare il nuovo governo, di nuovo il partito chiederà un secondo ministro, e probabilmente designerà lei. «L’ondata migratoria preoccupa la gente» sostiene Magdalena, anche se ha sposato a sua volta un immigrato italiano di Benevento. «In Svizzera la problematica dell’asilo non è risolta. La questione dei veri rifugiati e dei rifugiati economici non è stata regolata». A parte la lotta agli accordi con l’Unione Europea, nel suo programma c’è anche bloccare l’aumento delle spese della Confederazione, abbassare le imposte e impedire l’uscita dal nucleare. E questa è un’altra differenza rispetto alla più statalista Marine Le Pen: la democrazia per lei deve essere «economicamente sostenibile».