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 2015  ottobre 20 Martedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - SI TROVA UN LADRO IN CASA E LO UCCIDE


REPUBBLICA.IT
E’ accusato di omicidio volontario il pensionato che ha sparato uccidendo un giovane ladro che era entrato nella sua casa a Vaprio d’Adda, in provincia di Milano. Rispetto a una prima ipotesi di eccesso colposo in legittima difesa, la Procura ha formulato la nuova contestazione per poter svolgere tutti gli accertamenti sulla vicenda. E’ emerso infatti che il giovane era disarmato. Il caso accende le polemiche, con il centrodestra che si schiera in massa a difesa della legittima difesa, e l’avvocato Giulia Bongiorno che interviene nel dibattito online e su Twitter scrive: "La legittima difesa va cambiata! Ma in materia di giustizia vedo idee scarse e confuse!!!" E poi spiega: "Va ampliata".
L’uccisione. Il ragazzo, insieme a due complici, è entrato nella notte in una casa della cittadina e il proprietario, un pensionato 65enne che vive insieme alla moglie al secondo piano di una colorata palazzina di via Luigi Cagnola, svegliato dai rumori, ha reagito a colpi di pistola. Uno ha centrato un 28enne romeno che è morto sul colpo. Inutile l’intervento dell’ambulanza che è stata chiamata intorno all’1.30 dallo stesso 65enne. I vicini hanno visto scappare "altre persone". E hanno raccontato che l’uomo aveva preso una pistola per difendere la sua famiglia dopo aver subito quattro furti da agosto. L’arma, una calibro 38 semiautomatica, era detenuta legalmente.
Il pensionato è indagato. Il pensionato si chiama Francesco Sicignano. Dopo una notte in caserma è stato indagato in un primo momento per eccesso colposo di legittima difesa, reato che si differenzia dalla legittima difesa ’pura’ (non punita penalmente) per la mancanza del requisito della proporzione tra difesa e offesa. Ma con il passare delle ore, la Procura ha ritenuto di dover procedere per omicidio volontario, quando è emerso che la vittima non era armata. Di lui non si sa ancora nulla, non è ancora stato identificato. E’ entrato nella casa passando da una finestra senza scarpe e con le mani infilate nei calzini, probabilmente per non lasciare impronte digitali. Durante il secondo sopralluogo dei carabinieri nella villetta, i militari hanno trovato una torcia - quella descritta dal pensionato - e hanno sequestrato alcuni indumenti.
Svegliato dai rumori. Ai carabinieri, Sicignano ha raccontato di essere stato svegliato dai rumori e di aver preso la pistola dal comodino. Quando poi ha visto la luce di una torcia ha sparato. A quel punto altri due ladri si sono dati alla fuga, il pensionato ha sparato ancora, altri due colpi in cortile. Questa volta, però in aria. Poi ha chiamato il 118. Una vicina di casa, invece, ha chiamato i carabinieri raccontando di aver visto due o tre persone scavalcare la recinzione della villetta a fianco. Nel corso dell’interrogatorio, il pensionato ha ripetuto più volte la frase: "Non volevo che morisse".
Le reazioni / Salvini su Fb: "Il ladro se l’è cercata". "La Regione Lombardia si accollerà le spese di difesa del pensionato che, per legittima difesa, ha sparato al ladro romeno entrato in casa sua" ha fatto sapere via Twitter il Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Mentre il segretario della Lega, Matteo Salvini, su Facebook, ha espressa tutta la sua solidarietà al 65enne vittima del tentivo di furto: "Pazzesco che il pensionato sia indagato - ha scritto - giù le mani da chi si difende. Se si tratta di un ladro morto ’sul lavoro’, non mi dispiace più di tanto: se l’è andata a cercare". Il deputato della Lega Paolo Grimoldi ha annunciato "una proposta di legge per eliminare l’eccesso colposo in legittima difesa quando i fatti avvengono nella propria abitazione, altrimenti nessuno potrà dormire tranquillo, sapendo di rischiare, in caso di irruzione di malviventi in casa propria, un bel funerale o un brutto processo". Fratelli d’Italia, invece, ha organizzato un presidio di "solidarietà e vicinanza" al pensionato nella piazza cittadina, come annunciato dal capogruppo in Regione, Riccardo De Corato.
I vicini: "Era il quarto furto". Anche i vicini di casa difendono Sicignano. Raccontano che aveva preso una pistola per difendere la sua famiglia dopo aver subìto quattro furti. "Da agosto ad oggi, che io sappia, i ladri sono entrati da lui quattro volte - dichiara
una residente della zona - sono brave persone, lui aveva da poco perso la madre e in casa ci sono dei bambini. Anche io avrei preso una pistola e sparato se fossi stata al posto suo". Nella stessa villetta, infatti, oltre alla coppia di pensionati anche il figlio con la moglie e i loro figli, cioé i nipotini di Sicignano. Il figlio del 65 enne non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione: "Mio padre sta bene, stiamo tutti bene" ha detto senza voler aggiungere altro.

PANORAMA.IT 13 OTTOBRE
Il gioielliere di Ercolano non è un invasato che ha sparato per vendicare l’offesa della rapina appena subita.

È questa la verità che emerge dalle analisi condotte dai carabinieri e dai riscontri scientifici e tecnologici, mentre si attendono i risultati ufficiali dell’autopsia.

Giuseppe Castaldo ha avuto una reazione istintiva dettata dalla paura.

Un rapinatore gli ha puntato la pistola alla tempia. Non un giocattolo, ma una vera arma caricata a salve. Ha premuto il grilletto, il colpo è rimasto inceppato.

Il gioielliere questo non poteva saperlo. Ha sentito il colpo, si è impaurito, ha impugnato la sua pistola e ha sparato otto colpi, quattro per ognuno dei due rapinatori, che sono rimasti sul terreno.

Nessuna "caccia all’uomo"
Il tutto si è consumato in uno spazio ristretto. I due corpi senza vita di Bruno Petrone e Luigi Tedeschi erano a poca distanza l’uno dall’altro, e allo stesso modo molto vicini alla posizione dalla quale il gioielliere ha fatto fuoco.

Questo significa che non c’è stata caccia all’uomo e che il commerciante non ha rincorso i banditi per finirli.

Si aspettano ora i risultati ufficiali dell’autopsia, dai quali si potrà conoscere l’esatta collocazione dei proiettili, per sapere se i due rapinatori sono stati colpiti di fronte o alle spalle.

Ma anche in questo secondo caso, dato la distanza ravvicinata, è presumibile che per il gioielliere cambi poco.

La sua posizione di indagato per omicidio colposo in eccesso di legittima difesa dovrebbe alleggerirsi presto.

Giuseppe Castaldo non è un fanatico e neppure un assassino, ha sparato perché ha sentito la sua vita in pericolo. Stessa sensazione che provano oggi i suoi familiari sotto le minacce dei parenti dei rapinatori che annunciano vendetta in diretta televisiva.

Motivo per il quale, in queste ore, i figli e parenti di Giuseppe Castaldo stanno lasciando Napoli per rifugiarsi in una località protetta.

BLITQUOTIDIANO
NAPOLI – Sulla testa di Giuseppe Castaldo, il gioielliere di Ercolano che ha sparato e ucciso i banditi che lo stavano rapinando, pende una condanna a morte. I parenti dei rapinatori uccisi, Bruno Petrone e Luigi Tedeschi, vogliono vendetta. Castaldo rimane così barricato in casa dopo le minacce di morte ricevute dalla famiglia di Petrone e in attesa del processo per omicidio colposo in cui è indagato è stato trasferito in un’altra regione.

Simone Di Meo sul Giornale scrive che il gioielliere, 67 anni, non ha potuto far altro che scappare dopo le minacce di morte della famiglia di Petrone, minacce confermate anche dal sindaco di Ercolano che ha sottolineato come la situazione in città stia diventando ingestibile:

“Le indagini, condotte dai carabinieri proseguono comunque su un duplice binario: da un lato gli interrogatori dei testimoni, in grado di riferire sulla dinamica dell’aggressione e sulla reazione del commerciante che ha aperto il fuoco dopo essere stato affrontato dai malviventi sotto la minaccia di una pistola «replica»; dall’altro è partita la caccia allo «specchiettista» che avrebbe segnalato le mosse del titolare di preziosi mentre ritirava 5mila euro dalla banca. Castaldo si era recato al Banco di Napoli in compagnia di un amico, e insieme stavano tornando al deposito di bibite dove il negoziante aveva lasciato l’auto. Qui è stato affrontato dai malviventi.

«Dacci i soldi, sennò ti ammazziamo», la versione fornita dal gioielliere. I banditi- racconta- gli hanno aperto la giacca introducendo la mano nella tasca interna dove teneva il denaro. Probabilmente – stando sempre alle sue parole – i due avrebbero notato la pistola nella cintola dei pantaloni. Ed è a quel punto che quello armato ha premuto il grilletto della pistola che poi si scoprirà essere finta. Quella pistola non poteva uccidere. Ma lui non poteva saperlo”.

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