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 2015  ottobre 20 Martedì calendario

LA LEGGENDA DEL SIGARO TOSCANO


“Nulla avviene per caso” sosteneva il pensatore greco Leucippo. Prova ne sia il Sigaro Toscano, nato addirittura per errore ben 200 anni fa. Era infatti il 1815 quando una partita di tabacco, lasciata al sole a essiccare, fu vittima di un violento acquazzone estivo. Gli artigiani della Manifattura Tabacchi di Firenze non si persero d’animo e decisero di utilizzare il raccolto bagnato per produrre sigari economici da vendere al popolo fiorentino. Non potevano saperlo ma l’acqua aveva fatto fermentare il tabacco, dandogli un gusto del tutto nuovo, eccezionale e unico che, sin da subito, incontrò i favori del pubblico, indipendentemente dall’estrazione sociale. Questo prodotto, diventato leggenda e apprezzato in tutto il mondo, oggi appartiene al Gruppo Industriale Maccaferri che, dopo averlo acquistato da British American Tobacco Italia nel 2006, in questi giorni ha persino annunciato l’acquisizione dell’80% della statunitense Parodi Holdings (produttrice dei sigari Avanti, Parodi e DeNobili). Obiettivo: continuare la propria espansione e incrementare la produzione che, solo lo scorso anno, ha generato ben 182 milioni di sigari, di cui 15 milioni venduti all’estero dove il Toscano è presente in oltre 50 paesi. A rendere poi così attraente la fumata lenta, come amano definirla gli appassionati di sigari, è la solenne ritualità che la accompagna. C’è chi ama fumarlo alla “maremmana”, ossia per intero, e chi opta per spezzarlo a metà. L’importante è che si adoperi la “ghigliottina”, uno strumento che consente un taglio netto e deciso. Fanatismo, direte voi? Assolutamente no; a meno che non si voglia compromettere la qualità del tiraggio. Anche il rito dell’accensione, che può richiedere 40-50 secondi, è un momento molto importante. È preferibile utilizzare un buon fiammifero di legno o un accendino caricato a gas butano, per non contaminare il prodotto con odori sgradevoli. Le boccate devono essere scandite con delle pause, evitando
di surriscaldare il sigaro e alterarne il sapore. I veri appassionati, poi, non rinunciano all’humidor, strumento indispensabile per conservare nel tempo i sigari. Per il rivestimento di questo contenitore si possono usare diversi tipi di legno: si va dal cedro rosso americano al mogano delle Honduras. Ma quello consigliato è sicuramente il cedro spagnolo perché, oltre a svolgere una funzione antibatterica, esalta gli aromi del sigaro grazie a un’elevata capacità assorbente. Per chi è spesso in viaggio esiste addirittura l’humidor portatile, mentre fuori casa un altro oggetto di culto che non deve mancare è il portasigari, rigorosamente in pelle. Nonostante sia “stortignaccolo”, il Toscano deve apparire integro, senza crepe, muffe e tarlature. Ed è proprio la sua forma irregolare, diversamente dal rotondo e levigato Cubano, a renderlo speciale anche nella tirata. Anche il colore del Toscano non è necessariamente indice di qualità. Tutto dipende dalla foglia di tabacco (Kentucky 100% ndr), marrone chiaro nelle medie stagionature e marrone scuro in quelle più lunghe. Il suo profumo varia a seconda della stagionatura e dell’evoluzione organolettica. Insomma, il sigaro piace sempre di più e, strano a dirsi, anche le donne non lo disdegnano. A voler intaccare la quota di MST, che detiene oltre 90% del mercato nazionale, sono piccoli ma validi produttori tra cui: il Moderno Opificio del Sigaro Italiano, la Compagnia Sigarai Toscani di Sansepolcro e l’Amazon Cigars&Tobacco. Ma le Manifatture della famiglia Maccaferri, forse consapevoli del fatto che un po’ di concorrenza non guasta mai, vanno avanti, presentando prodotti sempre nuovi e spesso in edizioni limitate come l’ultimo nato: “Toscano Originale 1815”. È fatto a mano ed è composto da una selezione dei migliori tabacchi Kentucky stagionati in botti di rovere 4 anni. Il risultato è un sigaro dal gusto deciso, unico e, per l’appunto, “originale, grazie a una ricetta segretissima”.