20 ottobre 2015
Vito Amoruso, 47 anni. Residente a Torino, scapolo, allenatore di una squadra di calcio a 5, alle spalle una condanna per appropriazione indebita, mozzarelle per quasi mezzo milione di euro, nel 2002, da un anno era titolare di una ditta che importava prodotti tipici dalla Puglia, da dove venivano i suoi genitori
Vito Amoruso, 47 anni. Residente a Torino, scapolo, allenatore di una squadra di calcio a 5, alle spalle una condanna per appropriazione indebita, mozzarelle per quasi mezzo milione di euro, nel 2002, da un anno era titolare di una ditta che importava prodotti tipici dalla Puglia, da dove venivano i suoi genitori. Descritto da chi lo conosceva come una «bravissima persona, sempre gentile, che pensava soltanto al lavoro». L’altra mattina come d’abitudine uscì di casa e si diresse verso il caseificio Castoro, dove ogni mattina faceva spesa di formaggi, ma ad aspettarlo a bordo di una Fiat 500 scura c’era qualcuno che appena lo vide uscì dall’auto imbracciando un fucile da caccia e gli sparò nella schiena un pallettone di quelli che s’usano per abbattere i cinghiali. Morto poche ore dopo in ospedale. Alle 7.30 di giovedì 22 ottobre in via Valdieri, a poche centinaia di metri dal palazzo di giustizia di Torino.