Aldo Grasso, Corriere della Sera 20/10/2015, 20 ottobre 2015
LA PRUDENZA DELLA GABANELLI E IL PROBLEMA DEI GHIRI (SPECIE PROTETTA) DIVORANO I RACCOLTI
«Ovunque il guardo io giro / vedo il tuo sonno, o Ghiro!», cantava Toti Scialoja. Ma i ghiri non dormono mai, questa la mia impressione. Dormono nei libri, come in Alice di Lewis Carroll, quando incontriamo il Ghiro addormentato al tavolo, tra la Lepre e il Cappellaio Matto. E infatti in inglese si chiama «Dormouse». Ci sono momenti in cui mi accorgo che la tv si rivolge principalmente al pubblico di città. È ovvio che sia così, è il bacino d’utenza più vasto. Però…
Domenica sera, nel presentare un servizio di Emilio Casalini sui danni alle coltivazioni di nocciole provocate dai ghiri, Milena Gabanelli ha usato tutte le precauzioni possibili nei confronti degli animalisti. Giusto così, gli animali meritano rispetto. Ma andatelo a dire ai contadini delle Madonie che da anni non riescono a raccogliere i frutti del proprio faticoso lavoro. I coltivatori della zona, diceva il servizio di «Report», hanno sempre accettato di condividere parte del prodotto con gli animali del bosco, ma quando il danno raggiunge il 90 o il 100 per cento del raccolto, nei loro racconti restano solo rabbia e disperazione.
I ghiri sono una specie protetta e, d’estate, quando nel solaio organizzano i loro rave party, bisogna fare buon viso a cattivo rumore. È successo che gli squilibri della campagna (per esempio, lo spopolamento, la sparizione di gatti selvatici, gufi e rapaci…) portano a moltiplicazioni esponenziali degli animali. Così è per i cinghiali, per i caprioli, per le nutrie… Con danni enormi per l’agricoltura e anche per l’uomo: gli incidenti con cinghiali o caprioli sono spesso mortali. I ghiri distruggono i raccolti dei noccioleti (anche la «tonda e gentile» della Langa, in un momento in cui la produzione della Turchia è in crisi), i cinghiali devastano gli orti e le coltivazioni, i caprioli mangiano con gusto i tralci della vite, le nutrie rovinano gli argini dei fiumi. Nel rispetto della natura, bisognerà pur fare qualcosa.