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 2015  ottobre 20 Martedì calendario

CHURCHILL, AVENDO BOMBARDATO DRESDA A VITTORIA CONSEGUITA, FU UN CRIMINALE DI

GUERRA? –
Recentemente, in un editoriale sull’ironia cinica delle bombe intelligenti, si ricordavano i bombardamenti che Winston Churchill fece fare sulla Germania e, in particolare, su Dresda a vittoria ormai avvenuta. Sotto quei bombardamenti morirono decine di migliaia di persone – vecchi e bambini compresi – e la distruzione di civili abitazioni e monumenti storici, non di impianti industriali solo per fiaccare il morale della popolazione tedesca! È stato morale fare tutto ciò o è stato un crimine di guerra?
Giancarlo Geppini


Caro Geppini,
I «bombardamenti di area», come vennero definiti quelli che colpivano indiscriminatamente obiettivi militari e civili, furono approvati dal governo britannico nel 1942 e produssero un primo sensazionale risultato nei cieli di Amburgo. Il compito fu affidato a un generale, Arthur Harris, che credeva fermamente nella utilità di una tale strategia e la applicò senza essere turbato da un benché minimo scrupolo. «Il macellaio Harris», come fu definito dai suoi critici, era convinto che i bombardamenti avrebbero spezzato lo spirito di resistenza del popolo tedesco, sconvolto l’intero sistema di comunicazioni e provocato disordini sociali, se non addirittura una insurrezione contro il regime. Quegli obbiettivi non furono raggiunti e il prezzo pagato dalla Raf (la Royal Air Force) fu molto alto: più di 1.000 aerei furono perduti sopra Berlino fra il novembre del 1943 e il marzo 1944, 94 in una sola giornata sopra Norimberga.
Vi fu sempre a Londra un gruppo di uomini politici e funzionari che accettava di malavoglia questa strategia del terrore. Sembra che lo stesso Churchill provasse imbarazzo e disagio. Ma Harris rispondeva che i suoi bombardamenti avrebbero comunque accorciato la guerra e risparmiato vite britanniche: un argomento simile a quello adottato dagli Stati Uniti per giustificare le bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki.
Mi è stato chiesto con quali sentimenti i tedeschi dei nostri giorni ricordino i bombardamenti che distrussero, fra l’altro, Amburgo, Berlino, Colonia, Dresda. Come nel caso dei 15 milioni di tedeschi costretti a fuggire dalle loro terre, la Germania ufficiale ha sempre evitato di soffiare sul fuoco dei risentimenti nazionali. Niente le nuocerebbe quanto il gioco dei confronti fra gli orrori dei due campi. Più recentemente, tuttavia, sono apparsi libri e album fotografici che ricordano gli anni terribili della guerra e dell’immediato dopoguerra. Mi sembra che obbediscano soprattutto al desiderio di evitare che ai morti tedeschi venga negata la pietà della memoria.