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 2015  ottobre 20 Martedì calendario

STELLA SI SCAGLIA CONTRO IL PIANO CASA VARATO DA TOTI IN LIGURIA

L’assessore ligure Marco Scajola, nipote di «A-Sua-Insaputa», ha compiuto un miracolo: neanche il tempo di promettere che avrebbe fatto «dichiarare le Cinque Terre patrimonio dell’Unesco» et voila : fatto!
Diciotto anni fa, però: nel ‘97. Miracolo retrodatato. Ora tenta il prodigio bis: riempire di betoniere, gru e cantieri quella Liguria che, per lo spropositato assalto immobiliare, ha già una superficie coperta dal cemento doppia rispetto alla media italiana. La quale è già quasi doppia di quella europea.
Per capire cosa sia il nuovo Piano Casa presentato ieri dalla giunta di Giovanni Toti (sul Piano casa ligure leggi anche qui), che in un mondo 2.0 punta tutto su un nuovo boom del calcestruzzo, si deve partire da Indro Montanelli. E dal suo orrore davanti alla devastazione edilizia della sua amatissima Liguria: «Gli anni del boom passeranno alla storia come quelli della sistematica distruzione dell’ex-giardino di Europa, perché i miliardi in mano agl’italiani sono più pericolosi delle bombe atomiche in mano ai bantu. E la prova la fornisce la Liguria dove i miliardi sono affluiti con più alluvionale intensità. Da Bocca di Magra al confine francese, per trecento chilometri, è un bagnasciuga di cemento». E l’aggettivo «alluvionale», purtroppo, sarebbe stato da lì in poi utilizzato non per i soldi. Ma per il ripetuto rovesciarsi a valle, improvvisi e furibondi, di torrentelli e torrenti e fiumi decisi a vendicarsi per tutte le umiliazioni subite dalla dissennata cementificazione.
Dicono i dati di Alessandro Trigila, il responsabile dell’Inventario fenomeni franosi dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che il suolo consumato a meno di 150 metri di distanza dai corsi d’acqua corrisponde al 6,9% nel Veneto, al 7,2% in Piemonte, all’8% in Trentino ma sale da La Spezia a Ventimiglia addirittura al 19,2%: quasi il quadruplo della media italiana: 5,2%. Va da sé che ad ogni nubifragio c’è il rischio di un disastro. E lo conferma un’altra tabella, quella delle popolazioni esposte al «rischio elevato» di alluvioni. Tolta l’Emilia-Romagna solcata dal Po la cui pericolosità è nota da secoli, la Liguria è seconda con il 9,9% degli abitanti che vive nell’incubo-certezza di nuove inondazioni: il triplo che in Calabria o in Sardegna (e tutti abbiamo in mente Olbia), il quintuplo che in Piemonte o in Lombardia, il decuplo che in Trentino.
Vogliamo ricordare le sole tragedie genovesi dell’ultimo mezzo secolo? Dieci morti nel ‘53, quarantaquattro nel ‘70, due nel ‘92, tre nel ‘93, sei nel 2011, due nel 2014... Più i feriti, i danni... E non si parli di catastrofi naturali. Lo riconosce anche un rapporto della Regione Liguria al governo: «Il tratto terminale del torrente Bisagno, che sottende un’area fortemente antropizzata nella quale gravitano oltre 100.000 persone...».
Si è costruito troppo. Troppo e dappertutto. Basti dire che, ancora secondo l’Ispra, la «percentuale di suolo consumato» è del 20,2% a Genova e a Sanremo, del 23% ad Albenga, 24% a Chiavari, 25,5% a Bordighera, 28,1% a Diano Marina, 29,1% a Vallecrosia e addirittura di uno stratosferico 35,3% a San Lorenzo al Mare. Il che significa che, tolti i dirupi e qualche giardinetto, è stato tappezzato di cemento ogni metro di territorio. Anche quello a rischio.
Racconta Ferruccio Sansa ne «La colata» di come una notte, a Sanremo «una zona di 72 ettari che era stata classificata come “frana attiva” da Alfonso Bellini, uno dei geologi più noti d’Italia, con un tratto di colore diventa edificabile». C’erano già stati smottamenti? Uffa... «Meno sentimentalismo sterile e più cemento costruttore!», come urlarono a Bocca di Magra i contestatori che accolsero anni fa gli studiosi decisi a denunciare la lottizzazione progettata sui bellissimi declivi di Monte Marcello.
Perché mai fermare l’afflusso dei turisti di cui scrisse Leonardo Vergani, quei «milanesi con un conticino in banca hanno dato la scalata al mutuo, hanno fatto economie, hanno firmato rogiti lasciandosi allegramente spolpare pur di diventare proprietari del loro fazzoletto piastrellato, scala B interno 14»?
Ecco il contesto in cui Giovanni Toti e il suo assessore all’urbanistica Marco Scajola hanno deciso di varare il loro nuovo Piano Casa. Quello vecchio di Claudio Burlando, assai meno lassista, era già stato duramente contestato proprio perché la Liguria «rapallizzata» è una terra sempre più fragile? La giunta destrorsa, come hanno denunciato sul Secolo XIX Emanuele Rossi e Roberto Sculli, va oltre. I sindaci potevano prima opporsi qua e là all’applicazione delle vecchie regole burlandiane? Ora non più. Dalle deroghe erano prima esclusi gli abusi edilizi condonati per non premiare i furbetti del mattone? Ora non più. Gli ampliamenti (oggi saliti fino al 35%) non si potevano applicare prima nei dieci parchi liguri? Ora (salvo eccezioni) non più. D’altra parte, come spiegava ieri alla nostra Erika Dellacasa, il governatore ligure (a dispetto dei numeri che abbiamo appena riepilogato) è convinto: «In Liguria i parchi sono anche troppi...».
Certo, non è detto che la proposta passi così com’è. E anche se dovesse passare, nonostante l’opposizione frontale e corale degli ambientalisti e di molti sindaci, non è detto che poi non debba cambiare nel caso venisse impugnata davanti al governo, così come già è successo in un passato non lontano ai Piani Casa del Veneto e della Sardegna.
Vada come vada, a chi in queste ore esulta incitando la giunta ad andare avanti, vale la pena di ricordare quanto rispose Montanelli, poche settimane prima di lasciarci, a un lettore ligure che se la prendeva coi politici: «Nella distruzione della vostra Riviera è responsabile tutta la vostra classe dirigente, non soltanto quella politica. Ne sono responsabili quella imprenditoriale, quella finanziaria, quella mercantile, quella alberghiera. Tutti. Tutti, anche il cosiddetto uomo della strada: tutti abbacinati dall’irruzione dei cantieri, fabbriche di miliardi e di posti di lavoro...».
E chiudeva: «La distruzione di un paesaggio come quello vostro è un crimine che dovrebbe valere ai responsabili la galera a vita. (...) Ma non mi chieda di scendere in campo per tentare di oppormici. Non solo non ne ho più la forza, ma non ne ho nemmeno la voglia».