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 2015  ottobre 17 Sabato calendario

CARI SIGNORI DELL’HOCKEY RIMANDATEMI PAP


A Jordyn Leopold, 10 anni, manca il suo papà. Così, nel gennaio di quest’anno, decide di scrivere una lettera agli allenatori dei Minnesota Wild. «Io, mia mamma, le mie due sorelle e mio fratello siamo persi senza papà. Lui è in una squadra di giovani (i Columbus Blue Jackets), è molto solo e non sta neanche giocando. Noi viviamo in Minnesota e non ce la facciamo più. Voi non vincete abbastanza partite e avete bisogno di rafforzare la difesa. Per favore, per favore, per favore, chiedete ai Jackets di lasciarlo tornare a casa. Grazie».
La lettera diventa in qualche modo pubblica a fine febbraio, quando in classe a Jordyn vien chiesto di scrivere qualcosa di persuasivo. Jamie, la madre, la mette sulla pagina di Facebook e la fa avere a Paul Allen, un giornalista radiofonico di Minneapolis. Lui la legge in diretta la mattina del 2 marzo, l’ultimo giorno di mercato per la Nhl. Solo che i dirigenti dei Wild e dei Jackets stavano già trattando e alle 3 del pomeriggio annunciano lo scambio (Leopold a Minneapolis per un altro difensore e una scelta al quinto giro del draft 2015 a Columbus). «Avevamo bisogno di un difensore mancino con grande esperienza», dice Chuck Fletcher, il general manager dei Wild. «Ma c’era anche da fare la cosa giusta».
Leopold torna a Minneapolis. La famiglia lo va a prendere all’aeroporto. Abbracci e lacrime, telecamere e microfoni. Leo, com’è soprannominato, è di nuovo nello Stato dov’è nato e cresciuto, dove ha vinto il titolo della Ncaa con i Golden Gophers della University of Minnesota. A 34 anni, è in qualche modo il giusto coronamento di una carriera che lo ha portato in sette squadre nell’arco di 12 anni (Calgary, Colorado, Florida, Pittsburgh, Buffalo, St. Louis e Columbus). I Wild arrivano ai playoff, al primo turno battono proprio i Jackets e poi vengono eliminati dai futuri campioni, i Chicago Blackhawks.
Finisce la stagione. I Wild fanno un tour di pubbliche relazioni nelle piccole comunità del Minnesota: Roseau, Crookston, Bemidji, Grand Rapids, Eveleth, Duluth, i posti in cui è ambientato Fargo, tanto il film che la serie tv. Jordan Leopold è una delle facce della squadra, anche per via della lettera che ha fatto il giro del mondo. Ciò gli impedisce di essere, il 24 giugno, a Las Vegas, dove Jordyn riceve il premio “Momento dell’anno sui social media” allo show della Nhl.
Passa l’estate. E quando le squadre si ritrovano per preparare la stagione 2015-16, finisce la bella storia edificante, si chiude malamente la favola ispirata dai buoni sentimenti, il trionfo dell’innocenza infantile si rovescia nell’arida realtà dei bilanci: i Wild tagliano Leopold, i suoi 2,25 milioni di dollari di contratto non stanno nel salary cap, ormai ha compiuto 35 anni e in rosa ci sono altri sette difensori. Diventa un unrestricted free agent, può rispondere a qualsiasi chiamata. Ma la stagione comincia e, finora, nessuno lo ha cercato.
Ne ha approfittato per completare il progetto che lui e sua moglie Jamie perseguivano da anni. Il mese scorso è stato inaugurato il Leopold’s Mississippi Gardens, un ristorante per matrimoni e cerimonie su un’ansa del fiume, nel sobborgo di Brooklyn Park. Gli otto giganteschi lampadari a gocce di cristallo li ha montati tutti da solo.