Paolo Condò, SportWeek 17/10/2015, 17 ottobre 2015
IL PRIVILEGIO DI ESSERE LEWANDOWSKI
La cinquina realizzata da Sergio Agüero al Newcastle nell’ultimo turno dei campionati prima della sosta nazionali è stata la terza firmata da un grande attaccante in questo elettrico avvio di stagione. Prima dell’argentino ci erano riusciti Cristiano Ronaldo – 5 gol all’Espanyol il 12 settembre – e Robert Lewandowski, che il 22 aveva sepolto sotto un’altra mezza decina di reti il malcapitato Wolfsburg. L’estrema qualità dei goleador è il denominatore comune di queste imprese, diverse invece nella loro realizzazione. Ronaldo ha segnato nel corso dell’intera gara, utilizzando 74 minuti (dal 7’ all’81’) per arrivare a cinque, curiosamente il numero di gol col quale figura ancora oggi nella classifica marcatori della Liga; sì, Cristiano finora ha timbrato il cartellino solo in quella partita.
Agüero ce ne ha messi parecchi di meno: venti minuti (dal 42’ al 62’) depurando il dato dall’intervallo. La cinquina che più verrà ricordata, però, è quella di Lewandowski: per la sovrumana rapidità delle marcature (8’59” cronometrati, dal 51’ al 60’), per il livello dell’avversaria (il Wolfsburg è in Champions), e perché il polacco era appena entrato, al posto di Thiago.
Di fronte a un simile recital David Ruiz, giramondo spagnolo che scrive per elconfidencial.com, si è messo in viaggio per Pruszkow, il paesino della cintura industriale di Varsavia dove il centravanti del Bayern iniziò la carriera da professionista con il Mks Znicz. Il presidente del piccolo club, Marek Sliwinski, gli ha raccontato numerosi aneddoti sui due anni in cui Robert giocò per loro. «È cresciuto nel Legia, e non è vero quel che si dice, che lo cacciarono via: semplicemente, a 18 anni gli promisero che l’avrebbero aggregato alla prima squadra. Lui però si infortunò, e al Legia decisero di rinviare la promozione di un anno: Lewa si arrabbiò moltissimo e, siccome sua madre lavorava da noi, le fece chiedere se eravamo interessati a prenderlo. Altroché: si sapeva che il ragazzo aveva un gran potenziale, e il prezzo dei diritti di formazione da pagare al Legia, 5.000 zloty (1.188 euro, ndr), era molto basso».
Il primo anno Lewandowski trascina il Mks Znicz dalla terza alla seconda divisione, segnando 15 gol. Nella seconda stagione manca pochissimo perché le sue 21 reti bastino a garantire la seconda promozione consecutiva, quella in prima serie. «A quel punto era giusto lasciarlo andare, anche perché il Lech Poznan offriva un milione e mezzo di zloty (357 mila euro, ndr). In quelle due stagioni Robert era stato il giocatore meno pagato ma di gran lunga quello che aveva reso di più: il solo “premio” che potevo passargli, d’accordo col tecnico Grembocki, era di essere l’unico giocatore libero da doveri di trasporto a fine allenamento. Niente sacchi di palloni, niente porte, niente coni: e se qualcuno protestava per questo esplicito privilegio, rispondevo “segna i gol di Robert e lo concedo anche a te”». Dal Lech al Borussia, dal Borussia al Bayern, e oggi Lewa è certamente il miglior centravanti del mondo. Figlio di un privilegio: a volte – molto raramente – non fa male.