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 2015  ottobre 17 Sabato calendario

LA NOSTRA FRIDA KAHLO


Se n’è andata senza che quasi nessuno se ne accorgesse. Eppure Carol Rama è stata una delle più grandi artiste del Novecento europeo. Una Frida Kahlo senza il fascino di una storia sudamericana e internazionalista alle spalle, ma più brava con il pennello. Carol lo usava per dipingere arti staccati dal corpo, sessi maschili e femminili, lingue affilate come coltelli, ferite sanguinanti, letti di contenzione. Il padre, imprenditore di successo e poi fallito, morto suicida. La madre chiusa in manicomio; o almeno così lei raccontava, gli ultimi studi sostengono che non è andata così, ma Carol Rama era una grande costruttrice di mondi. Di sicuro aveva molto sofferto, e aveva fatto arte del suo dolore. In una città inquadrata – militare, operaia, comunista – come la Torino dura e viva del dopoguerra aveva rappresentato una nota lunare, irregolare, inquietante. Di sé diceva: «Brutta, povera, incazzosa. Come si faceva ad amarmi?». Ma a casa sua passavano Massimo Mila – la musica – e Carlo Mollino – l’architettura e il design –, il giovane Calvino e il poeta Edoardo Sanguineti, l’amico di una vita. La cultura ufficiale l’ha ignorata a lungo e l’ha scoperta quando aveva già settant’anni. Cerchiamo ora di non dimenticarla.