Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/10/2015, 17 ottobre 2015
PERISCOPIO
Esce da Rcs e in pochi giorni Pietro Scott Jovane diventa amministratore delegato di Banzai. È l’unico Jovane che in Italia trova lavoro subito. Gianni Macheda.
Maroni: «Il centrodestra uscirà più forte da questa vicenda». In galera c’è la palestra. Spinoza. Il Fatto.it.
Renzi vuole un Pd unito. Non oso pensare a chi. Pierpaolo Albricci.
Per Lenin il socialismo doveva essere imposto e conservato anche col terrore. Al servizio di questa sua opinione mise non solo una devozione maniaca ma anche un talento politico di prim’ordine e cioè una capacità di calcolo esatto delle situazioni e dei modi di affrontarle. Quando rientrò in Russia dentro lo scompartimento schermato messogli a disposizione dai tedeschi, non era che il capo della minoranza bolscevica, alias massimalista. Dopo poco era diventato il despota unico del suo sventurato paese. Panfilo Gentile, Democrazie mafiose. Ponte alle Grazie. 1997.
Maastricht è stato firmato nel 1992. Un trattato il cui testo sembra scritto da alieni i quali, in base ai loro concretissimi interessi di denaro e solo denaro, impongono a popoli altamente civili, con la sicurezza dittatoriale di chi non sa quel che dice e quello che fa, di centrare la propria vita, il proprio futuro, sulle regole del «mercato» assurto a infallibile divinità. Ida Magli, La dittatura europea. Rizzoli, 2010.
Erasmo da Rotterdam (1466-1536) non parla di Europa ma l’incarna: nato olandese, egli vive a Bruxelles, a Parigi, in Inghilterra, in Svizzera mentre viaggia in Italia e in Germania. Egli scrive: «Fino a poco tempo fa il Reno separava i francesi dai tedeschi, ma il Reno non può separare il cristiano dal cristiano». Jean Boissonat, Europe annèe zèro. Bayard, 2001.
Mi spiace criticare il direttore del Corriere, Mario Missiroli perché era un personaggio finissimo, coltissimo, intelligentissimo, che volle conoscermi e incontrarmi personalmente dopo aver letto l’inchiesta sulla cultura tedesca degli anni Sessanta con cui avevo avviato la mia attività di inviato al Corriere. Ma la verità era stata purtroppo sotto gli occhi di tutti: Missiroli aveva confezionato, per alcuni anni, un foglio spento, bituminoso, quasi anonimo, interamente dominato dall’ossessione di non offendere nessuno che, per un motivo o per l’altro, lui avesse considerato degno di rispettoso riserbo. Enzo Bettiza, Via Solferino. Rizzoli, 1982.
La mia preferenza, fra le molte interviste, è sempre andata ai personaggi che mi facevano un massaggio all’anima. Non dimenticherò mai Andreana Bassanetti, una psicoterapeuta di Parma che non è riuscita a salvare dal suicidio la figlia Camilla, 21 anni, una ragazza di abbagliante bellezza, gettatasi dal balcone nel 1991. «Dopo essere volata giù dal sesto piano, aveva ancora ai piedi, incredibilmente, le sue ciabattine di spugna di una taglia più larghe», mi ha raccontato. «Sul viso, sulle braccia, sulle gambe, sui calzoncini bianchi, sulla Lacoste azzurra e tutt’intorno, neppure una macchiolina di sangue. Fu un miracolo, era stata appoggiata con delicatezza sulla strada come un’offerta sacra immolata sull’altare». Stefano Lorenzetto. Oggi.
Se ho avuto molti vizi? Tutti. Li vuole sapere? Lei è della Guardia di Finanza? Allora no. Non li ho più da almeno 10 anni. Ho incontrato una ragazza di Udine. Simpatica. Chiara. Diretta. Senza alcuna fisicità, ho avuto con lei un lungo rapporto di grande affetto: «Mi fa schifo il tipo di vita che fai», mi diceva. Ho deciso di darle ragione. Mi ha salvato. Posso solo dire che considero di una stupidità assoluta i vizi che ho avuto in passato. Tutti gli attori hanno dei vizi? Vediamo: Gassman nessuno. Un po’ d’alcool e niente più. Mastroianni le polpette e la grappa. Tognazzi la mania della cucina. Ugo era intelligentissimo, anche più di me. Era l’uomo più simpatico che abbia mai conosciuto, attore di enorme coraggio e anche, purtroppo, avvelenatore di professione. Sperimentava intingoli sugli amici, creava ricette improbabili, esagerava con l’improvvisazione. Aveva la vocazione dello chef. Paolo Villaggio (Malcom Pagani). Il Fatto.
Con Pier Silvio Berlusconi, che è un uomo educatissimo, impeccabile, vado benissimo. Marina è la numero uno nel suo lavoro, le rimprovero solo di prestare poca attenzione a chi lavora in alcune redazioni di Mondadori, ci sono tanti ladruncoli. Vorrei incontrarla per dirle quello che so. Veronica Lario non è una vittima. È stata Eva la prima a peccare, non Adamo... Lele Mora (Selvaggia Lucarelli). Il Fatto.
Al fondo del dramma di Venezia ci sono i veneziani, la loro fiacchezza, la loro miseria, la loro mancanza di civismo. Non valgono nulla e non vogliono nulla. Indro Montanelli, I conti con me stesso. Diari 1957-1978. Rizzoli.
La pancia, al bar, si trasforma in una betoniera per arachidi, mentre argino le lacrime che non sono più e contemporaneamente non voglio avere a che fare con nessuno, voglio che nessuno mi chieda se sto bene, se sto male, se ho un lavoro, se mi pagano, quanto mi pagano, se mi sono sposato, come mai non ho figli, cosa aspetto a sposarmi, a mettere al mondo dei figli, a comprarmi il monovolume, come mai quella pancia così gonfia, per caso sono malato? Hai il bruto mal? Come mai non mi curo se sono malato, allora vuol dire che il dolore è sopportabile, che non va poi così male. Francesco Maino, Cartongesso. Einaudi.
Prima della guerra c’era un sacerdote di Pozzuoli, trasceticcio assai, ossia atto a intrufolarsi dappertutto. Costui si dilettava di archeologia ed era riuscito a farsi dare da Galeazzo Ciano una scorta di guardie armate per effettuare scavi in Cina di tombe appena scoperte. Arriva nel deserto e si affaccia in una tomba. Dall’interno di essa vede emergere due individui (Dalla cintola in su tutt’i vedrai) che dicono: «Padre Ccarmelo, simme cunpaorielle d ’e vuoste!» (Padre Carmelo, siamo vostri comparielli). Erano due pozzolani arrivati lì prima di lui che lo conoscevano, padre Carmelo. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.
Gregorio era un bravo muratore che aveva il pallino della geografia: aveva chiesto di andare a Lascia o raddoppia?, ma l’avevano scartato perché balbuziente. Marco Santagata, Papà non era comunista. Guanda, 1996.
Chiedere a chi non ci ama più di continuare ad amarci, è come chiedere la grazia a chi ci ha condannato a morte. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/10/2015