varie 17/10/2015, 17 ottobre 2015
ARTICOLI SULLA GERMANIA E I MONDIALI TRUCCATI PER IL FOGLIO ROSA
MAURICIO CANNONE, LA GAZZETTA DELLO SPORT 17/10 –
Non c’è pace per la Fifa. Dal Brasile e dalla Germania arrivano conferme e altri sospetti di corruzione. A Rio vengono alla luce dettagli che hanno portato all’arresto di José Maria Marin, ex presidente della federcalcio brasiliana (Cbf), e di altri dirigenti nella retata di maggio a Zurigo. La testimonianza di José Hawilla, imprenditore ed ex giornalista, è stata pubblicata in Brasile: Hawilla, titolare della Traffic, una delle più grandi agenzie di marketing al mondo, confessa a un magistrato statunitense la sua partecipazione al sistema corruttivo dal 1991. Il resoconto del pentito include mazzette pagate per ottenere contratti di sponsorizzazione della Seleção, diritti televisivi su Copa America, Coppa del Brasile e Coppa Oro (torneo della Concacaf). Il nome dell’azienda è mantenuto in segreto ma siti brasiliani come Globoesporte e Uol ricordano che nel 1996 la Traffic fu l’intermediaria per la sponsorizzazione della Nike, con cui la Cbf ha un contratto fino al 2018. Nel frattempo, i brasiliani sono più fiduciosi sulla candidatura di Zico alla presidenza Fifa. Dall’India (dove Zico allena il Goa), Pelé lo elogia: «Ha molto coraggio. Io al suo posto non lo farei».
FONDI NERI TEDESCHI La Fifa non può stare tranquilla nemmeno sul passato. Dopo lo scandalo del compenso a Platini (a cui ieri la federcalcio inglese ha tolto il sostegno «fino a quando il processo legale non sarà concluso»), altra grana per Blatter (sostenuto curiosamente da Bernie Ecclestone): per il settimanale Spiegel la Germania avrebbe comprato 4 voti decisivi della Fifa per organizzare il Mondiale 2006 utilizzando fondi neri del comitato presieduto da Beckenbauer. Il presidente della federcalcio, Wolfgang Niersbach, all’epoca vicepresidente del comitato, ha aperto un’inchiesta su un pagamento di 6,7 milioni alla Fifa non utilizzato per i fini dichiarati (programmi culturali), ma ha affermato che «non è in alcun modo legato all’assegnazione dei Mondiali avvenuta 5 anni prima». La vicenda non è nuova, ma ora Spiegel rivela che per comprare i 4 voti asiatici furono utilizzati i soldi depositati in Svizzera da Robert-Louis Dreyfuss, numero uno di Adidas ora scomparso. E che i 6,7 milioni versati poi dalla Dfb furono la restituzione a Dreyfuss di parte del denaro.
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GUIDO DE CAROLIS, CORRIERE DELLA SERA 17/10 –
Nessuno può sentirsi al sicuro. Ora trema la Dfb, la federcalcio tedesca, il suo presidente Wolfgang Niersbach e un mito come Franz Beckenbauer. Il settimanale Der Spiegel li accusa di aver pagato mazzette per battere la concorrenza del Sudafrica e ottenere l’organizzazione del Mondiale 2006, vinto dall’Italia contro la Francia nella finale di Berlino.
Secondo il giornale, per assicurarsi l’organizzazione della Coppa del Mondo, il Comitato organizzatore, di cui Beckenbauer era presidente e Niersbach vice, nel 2000 avrebbe aperto un conto segreto in cui sarebbero confluiti 10,3 milioni di franchi svizzeri (circa 9,5 milioni di euro al cambio d’oggi). Li avrebbe versati l’allora numero uno di Adidas Robert Louis-Dreyfus, deceduto nel 2009. Quei soldi sarebbero serviti per comprare i voti di quattro rappresentanti asiatici nel Comitato esecutivo della Fifa, composto da 24 membri. Imbarcati gli asiatici, oltre agli otto europei, la Germania arrivò a 12 voti, battendo di una sola preferenza il Sudafrica, con il neozelandese Charles Dempsey astenuto dell’ultimo minuto. Dei quattro asiatici tre sono ancora in vita e secondo lo Spiegel uno di questi sarebbe il sudcoreano Chung Moon-joon, squalificato per 6 anni dalla Fifa perché coinvolto in un altro scandalo di mazzette per i Mondiali in Qatar. Anche il presidente della Fifa Joseph Blatter sollevò dubbi sull’assegnazione del Mondiale 2006: «Prima della votazione, qualcuno lasciò la sala e la Germania vinse».
Il «prestito» di Louis-Dreyfus fu tenuto segreto e non figurava nel budget del Comitato organizzatore. Ma un anno e mezzo prima dei Mondiali 2006 Dreyfus chiese di riavere i soldi, circa 6,7 milioni al cambio di allora. «Beckenbauer e Niersbach nel 2005 cercarono un modo per restituire i fondi illeciti», scrive lo Spiegel. Con l’aiuto della Fifa, venne creato un progetto culturale di facciata per la cerimonia d’apertura, e proprio in un conto della Fifa a Ginevra arrivò un bonifico di 6,7 milioni, girati poi alla banca di Dreyfus a Zurigo.
La Dfb, oggi guidata da Niersbach (critico nei giorni scorsi con il presidente Uefa Michel Platini) ha aperto un’indagine interna su quei 6,7 milioni pagati alla Fifa e ha fatto sapere di «non aver rilevato irregolarità, ma che quei soldi non sarebbero stati utilizzati per gli scopi culturali previsti. Rigettiamo le accuse, tutte infondate».
Ma la Germania, già scossa dallo scandalo Volkswagen, deve fare i conti con nuove accuse di corruzione. E vuole vederci chiaro la Fifa, che ieri ha sospeso la federazione kuwaitiana e azzerato i vertici di quella thailandese, ed è pronta ad «aprire un’inchiesta per verificare accuse molto gravi alla Dfb».
E anche Blatter è tornato a parlato di soldi e dei 2 milioni versati dalla Fifa a Platini. «Non erano regolati da un contratto, ma dovuti per un gentleman agreement». Il Comitato esecutivo d’urgenza della Fifa fissato per martedì a Zurigo si annuncia di fuoco.
Guido De Carolis
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FRANCESCO SAVERIO INTORCIA, LA REPUBBLICA 17/10 -
Il sospetto resiste insieme ai dubbi. Der Spiegel rilancia l’accusa: la Germania comprò quattro voti per ottenere il Mondiale 2006. La Dfb, la federcalcio tedesca, indaga già su un pagamento di 6,7 milioni di euro alla Fifa effettuato nel 2005, per finanziare un programma culturale mai partito: vuole capire che fine hanno fatto i soldi e se può chiederli indietro, ma nega che siano state trovate «tracce che possano far pensare che i voti dei delegati siano stati comprati».
Der Spiegel sostiene un’altra tesi: che la Germania, attraverso un conto corrente aperto nel 2000 dall’allora n. 1 Adidas Robert- Louis Dreyfuss, abbia mosso 10,3 milioni di franchi svizzeri per ammorbidire 4 delegati asiatici dei 24 dell’Esecutivo. Poi, nel 2005, avrebbe restituito a Dreyfus parte dei soldi (6,7 miloni, appunto), facendoli transitare su un conto della Fifa a Zurigo per il “pagamento di spese della cerimonia di apertura” e poi da lì a un suo conto personale. Il capo del comitato organizzatore era Beckenbauer, il suo vice Niersbach, oggi n. 1 della Dfb.
Il voto finale ci fu il 6 luglio 2000, la Germania superò il Sudafrica 12 a 11 con l’astensione del delegato neozelandese. A gettare ombre per primo fu Sepp Blatter: nel 2012, al tabloid svizzero Blick , insinuò: «All’ultimo momento qualcuno lasciò la sala e non ci fu ballottaggio: fui contento ma forse troppo ingenuo, uno si alza e se ne va all’improvviso.... Non suppongo niente, io constato».
Nel 2014, il quotidiano Die Zeit sostenne che il governo Schroeder avrebbe persuaso alcuni paesi promettendo investimenti industriali e armi. Lo Spiegel ha individuato 4 delegati sospetti: uno è morto, due non commentano, l’ultimo è Chung Mong-joon, candidato alla presidenza 2016, sospeso, per il quale «non vale la pena di rispondere».
Invece Blatter in tv parla dei 2 milioni di franchi pagati a Platini, per i quali lui è indagato a Berna ed entrambi sono sospesi per 90 giorni dalla Fifa. «Fra me e Platini c’era un patto fra gentiluomini, un accordo informale. La sospensione? Difficile da digerire, ma è una liberazione. Ora sono senza lavoro e posso preoccuparmi di me stesso». Intanto la Football Association molla Platini: “sospende” l’appoggio alla sua candidatura per la Fifa. Solo 24 ore prima a Nyon, l’Uefa aveva rinnovato in blocco il sostegno, chiedendo un giudizio rapido. Ma l’Inghilterra avrebbe cambiato idea in virtù di nuovi elementi.
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IL POST 17/10 –
Venerdì 16 ottobre il settimanale tedesco Spiegel ha pubblicato un’inchiesta in cui accusa diversi importanti dirigenti di calcio tedeschi di avere corrotto alcuni membri della FIFA per ottenere l’assegnazione dei Mondiali del 2006. I Mondiali del 2006 si tennero in Germania dal 9 giugno al 9 luglio e furono vinti dall’Italia, che batté in finale la Francia dopo i calci di rigore. Secondo Spiegel, l’allora CEO dell’azienda di abbigliamento sportivo Adidas mise a disposizione un fondo con cui il comitato per la candidatura tedesca comprò il voto di quattro membri asiatici del Comitato Esecutivo della FIFA, l’organo che si occupa di assegnare ai voti l’organizzazione di un Mondiale.
Sempre secondo Spiegel, nel 2005 il comitato organizzatore – legato alla federazione calcistica tedesca – restituì i soldi al CEO di Adidas con l’aiuto della FIFA, che fornì una sorta di copertura per il pagamento. La federazione tedesca ha diffuso di recente un comunicato dicendo che fece effettivamente partire un grosso pagamento che però non è in grado di spiegarsi, ma che esclude che riguardasse l’assegnazione dei Mondiali del 2006. La FIFA ha detto che indagherà le accuse di Spiegel nell’ambito di un’inchiesta interna già in corso. Adidas ha detto di non sapere niente di ciò che successe all’epoca.
La vicenda raccontata nell’articolo è iniziata in un momento imprecisato prima dell’asta di assegnazione dei Mondiali del 2006, avvenuta nel luglio del 2000. Secondo lo Spiegel, l’allora CEO di Adidas, Robert Louis-Dreyfus, trasferì 10,3 milioni di franchi svizzeri – che oggi valgono circa 9,5 milioni di euro – in un conto aperto dal comitato che gestiva la candidatura della Germania. Spiegel scrive che «apparentemente quei soldi sono stati usati per assicurarsi il voto di quattro rappresentanti dei paesi asiatici che facevano parte del Comitato Esecutivo, che contava 24 membri». Secondo Spiegel, tre dei rappresentanti dei paesi asiatici durante l’asta hanno votato per la Germania, che ha poi vinto la gara per 12 voti a 11 contro il Sudafrica (il rappresentante della Nuova Zelanda si astenne nell’ultima votazione).
Cinque anni dopo l’asta, racconta Spiegel, Dreyfus ha voluto indietro i soldi dati al comitato che aveva gestito la candidatura della Germania: quello di Dreyfus fu una specie di “prestito”. Spiegel non lo spiega esplicitamente, ma è probabile che i soldi di Dreyfus fossero necessari perché il comitato che rappresentava la candidatura della Germania non disponeva di molti soldi. Una volta vinta l’asta il comitato organizzativo – legato a quello precedente – poteva disporre degli ingenti finanziamenti FIFA e ripagare così il “debito” contratto con Dreyfus.
Nel 2005 il comitato organizzatore, guidato dal famoso ex calciatore tedesco Franz Beckenbauer, cercò un modo per trasferire nuovamente i soldi a Dreyfus. Spiegel sostiene che Beckenbauer sapeva dell’esistenza del fondo finanziato da Dreyfus almeno a partire dal 2005. Il comitato organizzatore, legato alla federazione tedesca, trovò allora un modo piuttosto elaborato per ridare i soldi a Dreyfus. Scrive Spiegel:
«Documenti interni mostrano che con l’aiuto della FIFA fu creata una “copertura” per facilitare il pagamento. I tedeschi fecero una donazione di 6,7 milioni di euro per una cena organizzata dalla FIFA durante la cerimonia di apertura all’Olympiastadion di Berlino. La cena però fu poi cancellata. Il denaro fu comunque inviato alla FIFA, che a sua volta lo trasferì su un conto svizzero riconducibile a Dreyfus».
In un comunicato stampa, la federazione tedesca ha detto che il comitato organizzatore nell’aprile del 2005 pagò alla FIFA 6,7 milioni di euro per un «evento culturale», ma che è possibile che quei soldi siano stati usati in un modo diverso. Due dei rappresentanti asiatici che secondo Spiegel sono stati “comprati” non hanno risposto alle richieste di chiarimento, mentre un terzo ha detto di non voler rispondere alle accuse. Dreyfus è morto nel 2009.
L’asta per l’assegnazione dei Mondiali del 2006 non era mai stata accusata di irregolarità. Nel giugno del 2015, a quindici anni di distanza dall’asta, il settimanale tedesco Zeit aveva accusato la Germania di aver “comprato” il voto dell’Arabia Saudita promettendo in cambio un carico di armi. Da mesi la FIFA è invece coinvolta in due inchieste separate aperte in Svizzera e negli Stati Uniti sulla presunta corruzione di alcuni suoi membri nel processo di assegnazione dei Mondiali del 2018 e del 2022 (assegnati rispettivamente a Russia e Qatar).
MIRKO MOLTENI, LIBERO 17/10 –
Dopo la “bomba” Volkswagen e lo scandalo Deutsche Bank, un nuovo mattone starebbe per abbattersi sul mito dell’affidabilità tedesca se verrà confermata una ulteriore “macchia” legata ai Mondiali di calcio del 2006, organizzati proprio dalla Germania. A seguito di un’inchiesta giornalistica uscita sulle pagine di “Der Spiegel”, la federazione calcistica tedesca, detta Dfb ed equivalente alla nostra Figc, ha aperto infatti un’indagine su un pagamento di 6,7 milioni di euro che il comitato organizzatore tedesco per i mondiali avrebbe pagato 15 anni fa alla Fifa come una sorta di “tangente” per comprare l’assegnazione dei campionati del 2006 alla Germania. I soldi sarebbero serviti ad assicurare l’appoggio dei delegati asiatici alla candidatura tedesca durante la votazione che si tenne il 7 luglio 2000 alla sede di Zurigo. Questi soldi sarebbero stati anticipati al comitato organizzatore, in cui spiccava l’ex-calciatore e allenatore Franz Beckenbauer, dall’allora amministratore delegato della nota azienda Adidas, il franco-israeliano Robert Louis Dreyfus, fattosi le ossa come soldato con la stella di Davide nella guerra dei Sei Giorni del 1967 per poi darsi a una luminosa carriera negli affari fino ad assurgere nel 1993 ai vertici della casa tedesca di articoli sportivi. Dreyfus è poi morto nel 2009 di leucemia, a 63 anni. Il “cervello” della Adidas avrebbe prestato volentieri il denaro necessario essendo la casa sponsor ufficiale della nazionale tedesca di calcio dando consistenza a quello che la federcalcio tedesca sospetta essere una sorta di “fondo nero”, seppure per adesso gli inquirenti della Dfb dichiarino: «Al momento non ci sono indicazioni di irregolarità o che il voto di alcuni delegati Fifa sia stato comprato. I soldi potrebbero essere stati usati per un altro scopo». Le indagini proseguono, si può dire siano solo all’inizio, ma secondo “Der Spiegel” l’attuale presidente della Dfb, Wolfgang Niersbach, ha già ammesso che qualcosa di non chiaro c’è stato. Di più, sarebbe egli stesso stato al corrente di un versamento architettato nel 2005 per restituire a Dreyfus, il denaro prestato a suo tempo agli organizzatori germanici. Una volta messa in cassaforte per la Germania la “paternità” dei Mondiali 2006, l’uomo d’affari pretendeva che il “favore” gli venisse ripagato. Stando all’inchiesta del giornale tedesco, per giustificare l’esborso di altri 6,7 milioni di euro, nel 2005 il comitato organizzatore di Beckenbauer e soci avrebbe inscenato con la complicità della Fifa una finta donazione destinata a finanziare una «iniziativa culturale e una serata di gala allo Stadio Olimpico di Berlino». Un evento in realtà mai materialmente organizzato. Sarebbe stata solo la “pezza” per coprire il passaggio dei soldi alla Federazione internazionale che poi li avrebbe rigirati sul conto di Dreyfus. Il primitivo versamento, quello servito nel 2000 per comprare i voti dei delegati Fifa, sarebbe arrivato giusto a puntino poiché all’epoca la Germania sentiva sul collo il fiato del Sudafrica come nazione assegnataria per il 2006. Alla terza votazione, dopo il ritiro del Brasile e il troppo scarso punteggio di Marocco e Inghilterra, Berlino si impose per 12 a 11 grazie anche all’astensione del delegato dell’Oceania, Charles Dempsey, mentre i rivali africani slittarono all’edizione 2010. Già allora si parlò di “pressioni” su Dempsey e di spiritose offerte del giornale satirico tedesco “Titanic” ai delegati in cambio dell’appoggio alla Germania, forse spia di qualcosa di serio. Difficile dire, per ora, quale possa essere stato il ruolo del presidente della federazione, Sepp Blatter, travolto nei mesi scorsi da altri scandali. Si sa che Blatter dichiarò in un’intervista del 16 luglio 2012, al giornale svizzero Sonntags Blick, di avere il sospetto che la Germania avesse «comprato i Mondiali», il che, unito al fatto che si diceva parteggiasse per il Sudafrica, tenderebbe a far escludere una sua complicità in questo specifico caso.
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GIULIA ZONCA, LA STAMPA 17/10 –
Giusto due giorni fa il segretario dell’Uefa Gianni Infantino ha tentato di distinguere il calcio Europeo dalla Fifa: «Noi non abbiamo bisogno di riforme e non c’è motivo di chiedere una governance esterna, se il calcio non fosse capace di produrre un capo credibile saremmo nei guai». Sono ufficialmente nei guai e chiedere distinzioni è inutile.
Il pallone è stato amministrato per anni secondo le stesse regole a qualsiasi latitudine, con leggerezza, scaltrezza, senza troppi scrupoli e con vari buchi (o fondi) neri a segnare la strada. Gli scheletri nell’armadio si sono accumulati e più gli scandali minacciano il sistema più la faida interna si allarga.
Probabilmente non è un caso che proprio nella settimana in cui il capo della federazione tedesca Niersbach dice parole pesanti contro Platini escano notizie sul Mondiale 2006 forse truccato. Der Spiegel racconta i sospetti che partono da 6,7 milioni pagati nel 2006 dalla Germania, arrivati, al solito, su un conto Fifa, e secondo la ricostruzione destinati a ripagare la Adidas (principale sponsor Fifa) per un fondo illecito messo in piedi 5 anni prima, quando alla Germania servivano soldi per convincere i 4 membri asiatici. Tutto da valutare, la federcalcio tedesca nega ogni accusa però il rapporto è molto dettagliato tanto che la Fifa ha aperto l’ennesima indagine.
Platini, adieu dagli inglesi
Regna l’anarchia e la corsa al potere è seminata di imboscate Sbuca un nuovo possibile candidato dal Bahrein, lo sceicco Salman appoggiato dall’emiro del Kuwait e il Kuwait viene subito sospeso dalla Fifa per commistioni (reali) tra politica e sport. C’è un nuovo candidato ufficiale, David Nakhid di Trinidad e Tobago e la fiducia «unanime» a Platini è già scaduta. L’Inghilterra lo abbandona: «Non possiamo sostenerlo per la presidenza Fifa» e Blatter gli fa un altro sgambetto : «Il pagamento del 2011? Accordo tra gentiluomini». Contratti zero, sospetti tanti.
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MARCO BELLINAZZO, IL SOLE 24 ORE 17/10 –
Mentre la federazione inglese scarica Platini e Blatter lo difende definendo un accordo tra gentiluomini il pagamento dei 2 milioni, la notizia bomba sugli scandali Fifa arriva dalla austera Germania. E in settimane di Dieselgate dovrebbe stupire un po’ meno del dovuto.
Germania sott’accusa. Secondo Spiegel la Germania avrebbe comprato 4 voti della Fifa per aggiudicarsi l’organizzazione dei mondiali del 2006, vinti dall’Italia, utilizzando fondi neri. La Federcalcio tedesca, pur confermando la transazione, ha sottolineato che la cifra non serviva a far conquistare alla Germania l’organizzazione della Coppa del mondo di calcio. La Federcalcio ha spiegato che, nel corso delle indagini, è stato trovato “il pagamento di 6,7 milioni di euro fatto alla Fifa nell’aprile del 2005. Il pagamento non era collegato all’assegnazione dei mondiali che fu decisa quasi cinque anni prima”. Nel luglio del 2000, la Germania battè il Sudafrica per 12 voti a 11 e si aggiudicò i mondiali del 2006. Due dei quattro asiatici che sarebbero stati corrotti, secondo lo Spiegel, non hanno voluto rispondere alle domande. Un altro membro del comitato esecutivo della Fifa è deceduto e il quarto, il sudcoreano Chung Moon-joon, sospeso una settimana fa dall’organizzazione, ha replicato che non si tratta di un tema su cui valga la pena rispondere.La Federcalcio tedesca (Dfb) ha reagito duramente alle accuse di Spiegel definendole in una nota “inconsistenti”. Tali conclusioni non sono documentate da alcun fatto, prosegue la Dfb. La federazione ribadisce “espressamente e con forza che né il presidente del Dbf, né altri membri del comitato organizzatore sono stati in alcun modo coinvolti nella vicenda o ne hanno mai avuto notizia” e si riserva di adire le vie legali contro Spiegel.
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ALESSANDRO DI LELLIS, IL MESSAGGERO 17/10 –
È la maledizione dei Mondiali. Dopo i sospetti sull’assegnazione di quelli del ’98 in Francia, di due anni dopo in Sud Africa e su quelli di là da venire in Russia (2018) e Qatar (2022), adesso un’ombra si allunga su Germania 2006. Secondo un’inchiesta di “Der Spiegel”, anticipata dalla versione online del settimanale, fondi neri per circa sette milioni di euro sarebbero stati creati per comprare i voti di quattro rappresentanti asiatici, in modo da aggiudicare la massima sfida calcistica mondiale alla Repubblica Federale. Secondo le anticipazioni dello “Spiegel”, l’allora capo dell’Adidas, Robert Louis Dreyfus, avrebbe prestato 10,3 milioni di franchi svizzeri (equivalenti a 6,7 milioni di euro attuali) al Comitato promotore dei mondiali. Il cui presidente, Franz Beckenbauer, insieme con il suo vice Wolfgang Niersbach (attualmente a capo del DFB, la Federcalcio) sarebbe stato informato del versamento. Non è chiaro dove sarebbe finito il denaro. Il settimanale ipotizza che sia stato usato per assicurarsi l’appoggio di quattro delegati asiatici. Sull’assegnazione del Mondiale 2006, conclusisi poi con il trionfo italiano, la decisione fu presa all’inizio di luglio 2000 da un organismo di 24 membri della Fifa: la Germania si impose con 12 voti contro 11 sul Sud Africa. A sorpresa, nell’ultimo voto, il rappresentante della Nuova Zelanda si astenne.
I DUBBI
Nel 2005, secondo “Der Spiegel”, l’industriale Louis-Dreyfus avrebbe chiesto indietro i suoi soldi. I responsabili del Comitato promotore avrebbero dovuto dunque trovare un modo discreto per restituire la somma. La soluzione sarebbe stata quella di coinvolgere la Fifa, alla quale i tedeschi avrebbero corrisposto 6,7 milioni, ufficialmente per una manifestazione di apertura all’Olympiastadion. A sua volta la Fifa avrebbe girato l’importo al boss dell’Adidas. Il quale non può replicare: è morto nel 2009. Il DFB ha ammesso il pagamento, specificando però che sarebbe avvenuto per promuovere un programma culturale della Fifa: «Il versamento non era in alcun rapporto con l’assegnazione dei Mondiali, già avvenuta da cinque anni», hanno detto i responsabili del calcio tedeschi. Il DFB ammette però che il pagamento «potrebbe non essere stato usato per gli scopi previsti». Un’inchiesta è in corso, anche se non sarebbero state trovate tracce di irregolarità «e tantomeno elementi che facciano pensare che i voti dei delegati siano stati comprati».
Alessandro Di Lellis