Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  ottobre 15 Giovedì calendario

ARTE, INSETTI E UNA BIC: 15 ANNI D’AZZURRITA’ CERCANDO L’ORA BLU - A

coniare il termine di Ora blu, fu il suo bisnonno, Jean-Henri-Fabre, il padre dell’entomologia, ribattezzato l’Omero degli insetti per la poesia che riversò negli scritti di scienze naturali. All’Ora blu, quell’attimo fuggente di azzurro luminosissimo che si verifica al tramonto o all’alba quando il sole è appena sotto l’orizzonte, Jan Fabre ha dedicato quindici anni della sua vita d’artista, dal 1977 al 1992.Una piccola selezione delle opere realizzate in questo periodo è in mostra presso la galleria Magazzino (fino al 10 novembre, via dei Prefetti 17). Si tratta di disegni realizzati con penna Bic su fogli minuscoli o grandissimi, in cui i segni dell’inchiostro blu tracciati in tutte le direzioni formano un groviglio che delinea i contorni di oggetti le cui superfici sono lasciate in bianco sulla carta. Con il segno ossessivo della penna, Fabre ha trasformato anche pareti, stanze, edifici. Perfino il castello di Tivoli a Mechelen, come testimonia un video in galleria, incollando su tutta la superficie esterna una carta di seta, prodotta apposta per il progetto. I suoi cinquanta assistenti hanno poi ricoperto la carta di linee blu seguendo il percorso di migliaia di insetti che lui stesso aveva liberato dentro la Factory in cui lavora. Fabre non è comunque l’unico ad aver usato l’Ora blu nell’arte. Da sempre ha affascinato pittori, musicisti, letterati, fotografi. Forse perché quella luce azzurra che appare per pochi minuti crea un’atmosfera magica, quasi surreale. Forse perché le ombre scompaiono. È la splendente Ora blu che filtra dalle imposte nella stanza dell’ Ultima cena dipinta da Giotto nella Cappella degli Scrovegni, e che illumina il cielo nelle Storia della passione di Cristo nella basilica inferiore di San Francesco ad Assisi. George Gershwin l’ha riprodotta nell’assolo del clarinetto all’inizio della sua Rapsodia in blu . Dante l’ha cantata nei versi del Purgatorio: «Era già l’ora che volge il disio ai navicanti e ‘ntenerisce il core». Secondo i commentatori più antichi, il momento della compieta, l’ora canonica che segna la fine della giornata, dopo il tramonto, confermata qualche verso dopo dall’accenno all’inno «Te lucis ante», che si canta, secondo la liturgia, appunto in quell’ora.
Lauretta Colonnelli