Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  ottobre 13 Martedì calendario

SOTTO PIAZZA NAVONA: DUECENTO SYMBOLATRA LE ANTICHE ROVINE

Con questa mostra, intitolata «Symbola» e dedicata alla simbologia del mondo antico, lo Stadio di Domiziano diventa a tutti gli effetti un nuovo museo della città. Grazie all’operazione di recupero di una società privata, che nel 2010 aveva vinto la gara bandita dalla Soprintendenza capitolina alla cultura, era già uno dei siti archeologici più visitati. Ora espone duecento reperti antichi, la maggior parte inediti, recuperati in tutto il mondo dalla Guardia di Finanza e custoditi nei caveau delle forze dell’ordine. Tra questi, un’ottantina di ex voto, provenienti dalla località di Pantanacci presso Lanuvio. Si tratta di mani, seni, falli, uteri, cavi orali e ogni altra parte del corpo umano, riprodotti in terracotta e venuti alla luce in quello che doveva essere un luogo di venerazione collegato al santuario di Giunone Sospita (Propizia). «Con ogni probabilità doveva trattarsi di un santuario rupestre, molto frequentato in età romana, sia nella fase repubblicana che in quella imperiale, dove si svolgevano riti propizi alla fertilità femminile legati al cosiddetto serpente sacro, l’animale totemico di Giunone Sospita, alla quale era dedicato il tempio di Lanuvio», spiega l’archeologo Vincenzo Lemmo, curatore della mostra. I primi cinquemila ex voto furono sequestrati agli scavatori clandestini che avevano individuato il sito, poi le ricerche sono continuate sotto il controllo della Soprintendenza archeologica del Lazio e dell’Etruria meridionale. Anche il resto degli oggetti in mostra viene presentato per la prima volta al pubblico. Una gran quantità di crateri, anfore, statue, busti, bronzi, ceramiche. Sono stati collocati in un percorso di estremo fascino, che si snoda tra le possenti mura in laterizio, i frammenti marmorei, i gradoni dello stadio dove una volta sedevano gli spettatori durante le gare. Tra gli oggetti più interessanti, una serie di «aes rude», pezzetti irregolari di bronzo che venivano usati come monete; un elmo apulo-corinzio in bronzo del IV secolo a.C. con incisa la figura di un cinghiale; un’antefissa etrusca risalente al V-IV secolo a.C.; una serie di rari dischi da corazza di produzione abruzzese, che venivano posti sul corpo del defunto come elemento decorativo. Ci sono poi oggetti in ceramica riservati alla toeletta femminile, i resti in tufo di una figura che doveva riferirsi al serpente sacro, alcune statuine egizie legate al culto orientale di Eracle e Mercurio. Chiude la mostra una sezione dedicata all’alimentazione, con stoviglie usate nei simposi: vasi e piatti di decorazione attica, alari per arrostire la carne, vasi in bronzo, olle in vetro soffiato e due taglieri in ceramica per servire il pesce, con polipi, dentici e spigole dipinte con straordinario realismo nella Puglia del IV-III secolo avanti Cristo.
Lauretta Colonnelli