Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 08/10/2015, 8 ottobre 2015
NEL MONDO IN ROVINA
La rovina che più inquieta e al tempo stesso attrae, nella mostra «La forza delle rovine», è la fotografia intitolata «Library». Vi appare una biblioteca che si sviluppa su due livelli all’interno di una grande salone, con le balaustre dei ballatoi dipinte a colori, le librerie zeppe di libri, i quadri appesi tra uno scaffale e l’altro. Ma il soffitto è crollato, gli alberi hanno sfondato il pavimento e lanciato i loro rami contro il cielo che appare dal tetto, le sedie sono rovesciate, su tutto il salone è passata una tempesta di polvere e di macerie. È una delle immagini che la fotografa americana Lori Nix, affascinata dal tema dell’Apocalisse, crea sul piano della cucina del proprio appartamento. Prima costruisce un set in miniatura e lo invecchia con un processo di colorazione e di lavaggio, poi lo ritrae con la macchina fotografica. Sono 120 le opere dell’esposizione inaugurata ieri a Palazzo Altemps (piazza di Sant’Apollinare 46) e aperta fino al 31 gennaio. Ideata da Marcello Barbanera che l’ha curata con Alessandra Capodiferro, la mostra si snoda attraverso le sale del museo e invade nuovi spazi, appena restaurati, integrando le opere della collezione permanente. Così accanto al frammento colossale di Polifemo sono state collocate le fotografie di Massimo Siragusa, che raffigurano il tempio della Concordia ad Agrigento o le chiese in macerie dell’Abruzzo dopo il terremoto del 2009. Accostata al dipinto di Mario Mafai, intitolato «Demolizioni», si incontra la pubblicità della cintura Gibaud degli anni Ottanta. Vicino alla «Veduta dell’Arco di Costantino e dell’Anfiteatro Flavio», di Giovanni Battista Piranesi, è stata posta la «Veduta del Partenone» di Giovan Battista Lusieri. Vicino alla tela con «Il Colosseo visto dall’alto», dipinta nel 1855 da Ippolito Caffi, appaiono le foto dei francesi Yves Marchand e Romain Meffre, che hanno raccontato con le loro immagini il disfacimento di Detroit, capitale americana dell’automobile: «Il più stupefacente esempio contemporaneo di collasso urbano». Insomma si passano in rassegna le macerie prodotte in ogni epoca dalle catastrofi naturali o dalle guerre o solo dal tempo che hanno costretto gli uomini a interrogarsi sulle rovine da cui è circondato. Si presentano anche le riflessioni sul tema, dalla letteratura alla musica. «Il percorso della mostra diventa così una continua meditazione sulla frammentarietà dell’esistenza, sul bisogno di conservare la memoria, sulle schegge del passato che riemergono come pezzi dell’inconscio cui bisogna dare una collocazione», suggeriscono i curatori, che amplificano questi temi nel catalogo edito da Electa.
Lauretta Colonnelli