Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 26/09/2015, 26 settembre 2015
«WAR IS OVER», LA GUERRA A COLORI E LE FOTO MAI VISTE
La fine della «vita da lupi»: così Davide Lajolo definì il momento della Liberazione, a cavallo tra gli ultimi giorni di aprile e i primi di maggio del 1945. Quella vita da lupi, tra il 1943 e il 1946, fu documentata nelle fotografie degli U.S. Signal Corps e dell’Istituto Luce, ora esposte nella mostra «War is over!», curata da Gabriele D’Autilia e Enrico Menduni, inaugurata ieri presso il Museo di Roma di Palazzo Braschi, aperta da oggi al 10 gennaio. È un doppio racconto per immagini, in bianco e nero e a colori, della guerra e della pace futura, quello che si snoda attraverso i centoquaranta scatti, anche inediti, e i filmati d’epoca. Comincia con lo sbarco degli alleati in Sicilia e con la caduta del fascismo e prosegue con l’avanzata lungo la penisola spaccata in due, tra il Regno del sud con gli Alleati e la Repubblica sociale con i tedeschi. Intanto nasceva la Resistenza e si preparava il percorso di rinascita del paese. È questo processo lungo, faticoso, sanguinoso, che raccontano le foto. Quelle dei Signal Corps, i corpi militari americani addetti alla comunicazione, fanno parte di un raro repertorio a colori, conservato negli archivi di Washington. Quelle dell’Istituto Luce, organo ufficiale per la documentazione foto-cinematografica del regime fascista, sono in bianco e nero, provenienti in gran parte dal fondo «Reparto guerra riservati», dove il regime fascista ormai vacillante nascose le foto censurate. Hanno il bollino nero della censura i combattenti mimetizzati da pecore, il soldato che si fa la doccia completamente nudo sotto un filo d’acqua versato dalla borraccia, l’inverno sul fronte russo, i «regali natalizi» dell’aviazione italiana sull’Albania (bombe in fila con la scritta buon Natale), la visita di Mussolini a un soldato ferito: forse a causa dello sguardo del ferito che guarda il duce come se vedesse un orco. E poi la principessa Maria José che visita il quartiere di San Lorenzo dopo il bombardamento: elegante e fresca nel tailleur di seta, cappello bianco, occhiali scuri, manina guantata offerta da baciare alle povere donne spettinate sopravvissute alle macerie. E Pio XII che dopo i bombardamenti distribuisce mazzette di banconote alla folla in piazza San Giovanni: nell’angolo destro della foto è riconoscibile Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, che guarda severamente dentro l’obiettivo. Gli scatti a colori degli americani cercano di proporre una visione di ottimismo, anche in mezzo alle macerie. Riprendono anche una loro ausiliaria in divisa militare, con le calze di seta, la gonna sopra il ginocchio, issata su un asinello e circondata da contadine avellinesi in abito tradizionale. Didascalia originale: «Le donne italiane e la visitatrice hanno trovato un reciproco interesse nei rispettivi costumi».
Lauretta Colonnelli