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 2015  settembre 25 Venerdì calendario

L’OBLIQUO, TRENT’ANNI DI EDITORIA AD ARTE

Sono trent’anni che Giorgio Bertelli stampa libri. Volumetti speciali, poetici, scritti da autori famosi e illustrati da artisti contemporanei. Tiratura al massimo di cinquecento copie, una settantina delle quali contengono sempre, fuori testo, una litografia firmata dall’artista. Così è anche il «Quirite malinconico», di Fabio Sargentini, con litografia di Stefano Di Stasio, che Bertelli ha presentato ieri in occasione della mostra sulle sue «Edizioni l’Obliquo», inaugurata presso la Casa delle Letterature (piazza dell’Orologio 3), dove resterà aperta fino al 22 ottobre. I libri d’arte creati da questo piccolo e raffinato editore bresciano, riconosciuto e apprezzato in Italia e nel mondo, sono protagonisti del sesto appuntamento del ciclo «Testi in opera», ideato da Maria Ida Gaeta. Bertelli raccoglie qui una selezione di volumi pubblicati nel corso di quella che lui definisce «una strana, magica, solitaria avventura». In questi volumi le parole degli scrittori sono sempre affiancate ai disegni degli artisti. Compresi quelli di Bertelli stesso, che si autodefinisce, oltre che «minieditore», soprattutto pittore, o meglio disegnatore e incisore. È illustrato da lui «Via Crucis al Colosseo» di Mario Luzi: segni corposi e arcaici con pastelli a olio su carta da spolvero. L’avventura editoriale cominciò nel 1986 con «Dei confini della poesia» di Franco Fortini, «Crollo nervoso» dei Magazzini Criminali, una raccolta di disegni ispirati al libro dell’«Ecclesiaste», «Amy Foster» di Joseph Conrad, seguiti, nei primi mesi del 1987, da due racconti di Jack London e da uno di Aldo Busi. In mostra si può vedere «Cenni e barlumi» di Carla Accardi, con un testo critico di Luca Cerizza. L’«Introduzione a una vita di Mercurio» di Alberto Savinio, con otto tavole di Luigi Ontani, dove fanno la loro apparizione una città mediterranea dall’aspetto asiatico, una nave-baule, personaggi-animali come il leopardo diplomatico e la rana medium. L’edizione in cofanetto di «La vita è disordine» di Goffredo Parise, con il libro accompagnato da una mano macchiata di sangue, realizzata in ceramica da Giosetta Fioroni. Di Raffaele La Capria si osserva «Una visita alla centrale nucleare», con l’acquaforte di Franco Bassignani che rende quasi tangibile, nelle gradazioni porose dell’inchiostro, «la polvere radioattiva che non si vede, che può essere dovunque, che può essere inalata o depositarsi nella suola delle scarpe». Di Aurelio Picca si ammira il volume in versi «L’Italia è morta, io sono l’Italia», con le fotografie dipinte di Giovanni Frangi. Di Goffredo Fofi, il delizioso «Storie di treno», in cui l’autore canta «i trenini napoletani, la Circumvesuviana, la Cumana, la stazione di Montesanto, i sotterranei di piazza Garibaldi. Il rumoroso ammassarsi e poi disperdersi, per ammassarsi di nuovo poco dopo su un autobus o in un vicolo, di folle variopinte, di una plebe che pur nella ridondanza numerica conserva facce tra le poche ancora definite, segnate da storie e dolori individuali, non amorfizzate dalla televisione e dalle vitamine come si fosse ormai tutti nati da un unico gene infinitamente riprodotto». Con disegni di Maurizio Donzelli.
Lauretta Colonnelli