Ugo Bertone, Libero 14/10/2015, 14 ottobre 2015
ALITALIA PERDE 8 EURO A SECONDO MA HA 500 MILIONI PER DECOLLARE
«Alitalia continua a perdere 700mila euro al giorno», rivela il presidente Luca Cordero di Montezemolo, «Perderemo anche l’anno prossimo ma per il 2017 confermiamo il ritorno all’utile». La solita promessa? Forse no, perché stavolta i vertici della compagnia di bandiera, accompagnano le parole con argomenti solidi, vedi i quattrini. «La posizione di cassa di Alitalia è forte», sottolinea James Hogan, ceo di Eitihad e vicepresidente di Alitalia, parlando al fianco di Montezemolo. «Nel terzo trimestre l’indice Rask (revenues available seat kilometer) sta accelerando. Siamo una società senza debiti - aggiunge il responsabile finanza Duncan Naysmith - i nostri debiti riguardano solo gli aeromobili». Certo, nei primi sei mesi Alitalia ha accusato una perdita di 136 milioni ma «in termini di cassa abbiamo mezzo miliardo di euro». La nuova Alitalia, dunque, stenta ancora prender quota. Ma nei serbatoi c’è finalmente la benzina necessaria per salire all’altezza desiderata per una navigazione redditizia e confortevole per i clienti anche se «in questi mesi non siamo riusciti come avremmo voluto a trasmettere la percezione del cambiamento che è in atto ed è forte». È il messaggio trasmesso ieri dal presidente Luca Cordero di Montezemolo («pronto a metterci la camicia, anche dopo quel che è successo in Air France») affiancato da James Hogan, il ceo di Etihad, sceso a Fiumicino per sottolineare che la strategia e la determinazione del socio forte della compagnia non sono venuti meno con le dimissioni di Cassano. A proposito del successore il manager australiano non sembra aver fretta «Ci vorranno tre, quattro, sei mesi. Quello che importa è la persona giusta». E, tanto per non smentire la fama di duro aggiunge: «Come nella vita se c’è un ferito bisogna andare avanti. Siamo qui per mantenere alta la nostra attenzione. Siamo un team unito e forte». «Il piano», ribadisce Montezemolo, «non cambia di un millimetro, ora si tratta di accelerarlo». Non è cosa di conto vista la fine fatta da Cassano folgorato sulla rotta di Fiumicino. «Noi abbiamo pagato e continuiamo a pagare un prezzo molto alto per quello che è successo a Fiumicino, con l’incendio e il black out - sottolinea Montezemolo - Però da alcune settimane c’è un gruppo di lavoro per progetti e tempistica chiari», ammiccando verso l’amministratore delegato di Atlantia Giovanni Castellucci, presente non a caso alla conferenza stampa a differenza del presidente Adr Fabrizio Palenzona, investito dall’inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Firenze («il caso verrà discusso non prossimo cda» si è limitato a dire Montezemolo). Ci sono le premesse per la grande pace, dopo le baruffe. Un accordo su Fiumicino è importante per Atlantia, che si accinge a cedere una quota di Adr a cinesi e soci del Golfo, ma vitale per il decollo della compagnia. «Sono assolutamente fiducioso che entro fine 2016 avremo un terminal, il terminal F, totalmente dedicato ad Alitalia» ha annunciato Montezemolo. «La compagnia ha bisogno a Fiumicino di un terminal dedicato che diventi show room del made in Italy». Buoni propositi in attesa di conferma perché, è l’immagine usata da Montezemolo, «Alitalia oggi è come un bambino che speriamo riesca a diventare grande e che ha bisogno del latte. Ma non dimenticate che nell’ agosto dell’anno scorso non c’erano i soldi per comprare la benzina». Ora si tratta di insistere. Più rotte regionali, più Nord e Sud America. Ma non il Venezuela: «Purtroppo abbiamo perso la rotta più profittevole ma ci rafforziamo in questa zona con Messico e Cile».