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 2015  ottobre 15 Giovedì calendario

TASSI BASSI E NORME SUL CAPITALE RENDONO TRISTE L’AUTUNNO DEGLI ISTITUTI EUROPEI

È stato un triste ottobre per il settore bancario europeo. Deutsche Bank ha iscritto perdite per 5,8 miliardi sulle attività di bilancio delle attività di investment banking e retail. Il Credit Suisse sta preparando un’altra riorganizzazione e un nuovo aumento di capitale che potrebbe arrivare a 8 miliardi di franchi svizzeri. Standard Chartered eliminerà mille dei 4 mila dipendenti di alto livello. E c’è da attendersi altre cattive notizie alla vigilia della stagione degli utili trimestrali, quando altre banche renderanno note perdite e carenze strategiche. Tutte queste banche hanno un nuovo management che sta mettendo ordine in casa, spesso in ritardo. Ma il fattore più importante è l’interazione tossica tra i bassissimi tassi di interesse, teoricamente destinati a stimolare la crescita economica in Europa, e le severe normative bancarie intese a prevenire un altro panico finanziario. Requisiti patrimoniali più onerosi e nuovi limiti alla leva finanziaria e ad altre attività di trading sono la causa della maggior parte delle recenti ristrutturazioni in Deutsche Bank e Credit Suisse. Standard Chartered potrebbe far emergere un deficit di capitale in uno stress test che la Bank of England dovrebbe rendere noto a dicembre. Standard di capitale più elevati sono necessari per rendere le banche meno vulnerabili a una crisi, ma il percorso verso tali parametri ha un lungo impatto negativo sui profitti. Un altro problema delle banche europee è la scarsa profittabilità che emerge dal contrasto tra i bassi tassi e i modelli di business delle banche. Il modo tradizionale di guadagnarsi da vivere non funziona più, le banche sono sotto pressione per aumentare i profitti con l’investment banking, anche se risulta meno redditizio grazie alle nuove regole di capitale. Si prenda l’esempio di Postbank, che Deutsche Bank ha acquisito nel 2010 e che ora spera di vendere. Essa raccoglie depositi dai privati e presta soprattutto alle piccole e medie imprese. L’acquisizione di cinque anni fa avrebbe dovuto diversificare i guadagni di Deutsche Bank, ma i bassi tassi d’interesse hanno ridotto le opportunità di Postbank di ottenere un ritorno sui depositi e i regolamenti prudenziali divenuti più rigorosi ostacolano la capacità di finanziare prestiti più rischiosi per le piccole imprese. Come Postbank, le banche più piccole della Germania si aspettano una discesa del 25% dei profitti entro il 2019 se i tassi attuali persisteranno, secondo una recente indagine della Bundesbank e del regolatore bancario tedesco. Il caos monetario aiuta anche a spiegare il caso Standard Chartered. La banca è particolarmente esposta alle economie emergenti in Asia e alle materie prime: entrambi i mercati hanno sperimentato un boom in seguito agli investimenti alimentati da capitali a basso costo provenienti da economie sviluppate. Ora che la marea si è ritirata, la banca deve prepararsi a soddisfare i nuovi requisiti di capitale nel momento in cui i suoi core business sono in tensione. Il risultato è un sistema bancario europeo alle prese con le sue contraddizioni, che non è molto più sicuro rispetto al passato ma è molto più limitato nella sua funzione di distribuire alle imprese dei capitali raccolti dai risparmiatori. Più tradizionali e stabili, le banche commerciali non stanno generando profitti in modo consistente. Potrebbero farlo anche le investment bank, ma devono fare i conti con le norme più severe sul capitale. Ora alcuni banchieri, come John McFarlane di Barclays’s e Frédéric Oudéa di Société Générale, stanno suggerendo come soluzione la creazione di mega-banche europee per rivaleggiare con le grandi istituzioni americane. Ciò consentirebbe di superare gli effetti negativi economici della bassa redditività producendo più banche troppo grandi per fallire. Cavolo, grazie. Alcuni saluteranno questa stretta sui profitti delle banche come una buona cosa: le regole sul capitale dovrebbero scoraggiare l’assunzione di rischi eccessivi, dopo tutto. Ma le banche devono campare in qualche modo. La migliore soluzione a favore della crescita e della stabilità arriverà quando le banche centrali torneranno a fissare un prezzo normale per il capitale.
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MilanoFinanza 15/10/2015