Andrea Greco, Oggi 14/10/2015, 14 ottobre 2015
L’UOMO DEI RECORD
[Silvio Sabba] –
Milano, ottobre
È Silvio Sabba il più grande primatista italiano di tutti i tempi. Solo che nessuno lo sa. Macina record ma l’unico che se ne interessa è il Guinnes dei Primati: gliene attribuisce 72, ma lui precisa pignolo: «72 sono quelli che detengo attualmente. In realtà ho migliorato record 271 volte, ma poi qualcuno me li ha tolti facendo meglio». Eppure pochi gioiscono per i suoi trionfi: impila 44 dadi da gioco con le bacchette cinesi in un minuto? Sulla Gazzetta dello sport non esce una riga. Fa le flessioni a piedi nudi, in bilico sulla lama di un’accetta? Il Tg1 lo ignora. Non si perde d’animo e migliora il record tenendosi in equilibrio su mannaie affilatissime? Niente, nulla, silenzio stampa. Alla fine Silvio ha tentato il tutto per tutto: piegamenti sulle ginocchia con i piedi appoggiati su due taglierini e ha sfiorato un nuovo record, quello di taglio più profondo. A misurarlo i medici del Pronto Soccorso del San Raffaele di Milano, dove pare sia di casa. Eppure, quando ci parli, Silvio sembra una persona normale, sorridente, non un masochista pazzo. Se gli chiedi: «Ma perché lo fa?». Lui ti guarda, sorride e mentre dice: «Beh, dai, non so. Però è bello» mostra la sua foto con mille mollette a pizzicargli la faccia e aggiunge: «È un’altro mio record, sembra facile, ma fanno un male...».
Scusi, ma sua moglie non le dice nulla?
«Non vuole che tenti record pericolosi. Quindi se mi faccio male si arrabbia: così sono costretto a dissimulare tagli e lividi. Non immagina che dolore quando mi ero tagliato la pianta dei piedi e in casa dovevo far finta di camminare normalmente».
Ma come diavolo le viene in mente, chessò, di battere il record di impilamento di dadi con bacchette?
«Io faccio il personal trainer nella mia palestra, e nelle ore libere sfoglio il Guinness dei Primati e penso. Quando trovo qualche record che mi sembra migliorabile comincio ad allenarmi fino a quando non lo batto».
Ma ci si deve allenare?
«Scherza, io dedico ai record almeno due o tre ore al giorno. Tutti i giorni».
Le sarà capitato qualcuno che le ha detto: «Mi sa che sei matto!».
«Uh, certo. Ma mica qualcuno, tutti quelli che mi conoscono me lo dicono sempre. Ma non capiscono che è una passione, e le passioni non devono avere necessariamente una logica. Solo mio papà mi spinge a osare sempre di più. Ma sa, è molto anziano, in quella fase in cui si tende a sottovalutare i rischi».
Questa sua dolorosa passione quando è nata?
«Ho sempre fatto sport. Ho anche partecipato al campionato mondiale di Enduro. Ho vinto due campionati italiani di motocross...».
Una cosa è fare la Parigi-Dakar, un’altra saltare sulle lame.
«Va bene, sono due cose diverse, ma a me divertono tutte e due. Alla fine si tratta sempre di mettersi in competizione, il succo cambia poco».
E adesso quale record sta preparando?
«Ultimamente mi sono molto allenato nel salto a piedi nudi sui vetri, una disciplina in cui vado forte».
Quando si arrampica sulla scaletta per buttarsi, a piedi nudi, sui cocci di bottiglia, non la sfiora la domanda: «Ma chi me lo fa fare?».
«Scherza? Ogni santo giorno me la faccio. E prima di trovare una risposta, mi concentro, vinco la paura e salto».
Il dolore più grande che si è procurato?
«Stavo in equilibrio, facendo piegamenti, su un sottile tubo di acciaio, quando mi è scivolato un piede. Sono finito a gambe aperte sul tubo. Ho visto le stelle».
Conseguenze?
«Ho avuto a portata di mano il mio 73esimo record, quello dell’ematoma più grande del mondo».