Erica Orsini, Panorama 15/10/2015, 15 ottobre 2015
LONDRA SI RIVOLTA CONTRO L’AUMENTO DEI PREZZI
Alex Lomax, neolaureata di Nottingham in cerca di una sistemazione decorosa nel quartiere di Clapham, a sud di Londra, non immaginava certo che potessero chiederle 500 sterline al mese per un materasso in un sottoscala senza finestre. L’offerta ha fatto il giro del web dopo che Alex l’aveva postata su Twitter, mandando all’inferno una delle capitali più care del mondo.
La bolla immobiliare sta trasformando Londra in una società divisa tra miliardari e reietti. Il fenomeno è stato ribattezzato «gentrification» (da gentry, nobiltà di campagna) e i prezzi stratosferici delle case sono solo l’effetto più visibile di un processo che cambia il volto dei quartieri. Iniziato nei primi anni Ottanta ai tempi della guerra tra minatori e Margaret Thatcher, a Londra è proseguito nella «cool Britannia» di Tony Blair per esplodere con David Cameron.
Per risollevare l’economia, il premier ha sostenuto il sistema fiscale che consente ai miliardari stranieri di investire nell’immobiliare di lusso e ha varato leggi che trasformano quartieri come Shoreditch e Whitechapel, sede della comunità bengalese, in centri residenziali inaccessibili. Ma gli affitti non crescono solo a Knightsbridge. A Stratford, dove prima trovavano casa gli immigrati clandestini, i prezzi sono quadruplicati. Con il recupero delle zone degradate e la costruzione di nuovi centri commerciali sono arrivati gli aumenti.
Ne è divenuto il simbolo involontario quel Cereal Killer Café di Shoreditch, dove una tazza di cereali con latte è venduta a cinque euro: il 26 settembre, nel corso di una dimostrazione anti-gentrification, è stato preso d’assalto da una folla infuriata. Le vetrine infrante sono opera di semplici vandali, ma dietro c’è un malcontento crescente che sempre più spesso sfocia in scontri anche violenti con le forze dell’ordine. In un paio di mesi, scene simili si erano viste a Camden, Clapham, Brixton, Peckham. Ma ora disperati e anarchici hanno l’approvazione di quella che una volta era la classe media.
(Erica Orsini – da Londra)