Fausto Biloslavo, Panorama 15/10/2015, 15 ottobre 2015
LIBIA, IL PERCORSO A OSTACOLI VERSO UN SOLO GOVERNO
Il piano per un governo di unità nazionale in Libia è pronto, e si appoggerà sui soldati italiani con l’obiettivo di fare uscire il Paese dal caos. Lo ha annunciato il 9 ottobre l’inviato dell’Onu in scadenza, Bernardino León, ma per farlo approvare dai due esecutivi e Parlamenti rivali di Tripoli (la capitale) e Tobruk (nella parte orientale del Paese) la strada è tutta in salita.
Dopo mesi di estenuanti trattative l’accordo prevede un nuovo governo guidato da Fayez el-Serraj, membro del Parlamento di Tobruk riconosciuto dalla comunità internazionale. I vice premier, Ahmed Maetiq, Moussa Konye e Fathi Majbari rappresenteranno le tre regioni del Paese (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan). Il quartetto dovrà prendere le decisioni all’unanimità, compresa la nomina dei ministri. Almeno 40 membri del Parlamento di Tripoli dominato dai Fratelli musulmani saranno inglobati dall’assemblea di Tobruk, che rimarrà l’unica della Libia.
Il governo della capitale, non riconosciuto dalla comunità internazionale, sarebbe disponibile ad accettare il piano. I parlamentari di Tripoli, però, stanno alzando le barricate. «È una farsa che non accetteremo mai» ha dichiarato Mahmoud al Gharyani, seguito da altri. A Tobruk si è conclusa con un nulla di fatto la riunione del Parlamento del 13 ottobre incentrata sull’accordo. Ali Tekbali, membro dell’assemblea, ha denunciato che il piano di León «aumenta le divisioni e ci viene imposto come un fatto compiuto». La patata bollente passerà al nuovo inviato nominato dall’Onu, il tedesco Martin Kobler, che non ha però esperienza libica.
In ogni caso il nuovo governo di unità nazionale si appoggerà su un intervento internazionale. Il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha spiegato che «non dobbiamo farci un film su centinaia di soldati nel deserto». L’Italia però «è pronta a garantire con le proprie truppe» la sicurezza dell’esecutivo che si dovrà insediare a Tripoli e di alcune zone strategiche del paese come aeroporti, installazioni petrolifere e porti.
La situazione è complicata dalla scadenza, il 20 ottobre, del Parlamento di Tobruk. La vera incognita è il generale Khalifa Haftar, comandante dell’esercito libico che fa riferimento a Tobruk. È probabile che il nuovo governo chieda la sua testa, ma l’ufficiale indicato come il «secondo Gheddafi» potrebbe reagire con un golpe contro Tobruk e una secessione di fatto della Cirenaica appoggiata dall’Egitto.
(Fausto Biloslavo)