Massimiliano Vitelli, Il Tempo 15/10/2015, 15 ottobre 2015
INSULTI E MINACCE AI GIOCATORI QUANDO IL TECNICO DIVENTA VIOLENTO
Tranne poche eccezioni, come ad esempio Pep Guardiola, Andrea Stramaccioni e Luis Enrique, gli allenatori, anagraficamente, potrebbero essere i padri dei loro calciatori. Per questo, a volte, oltre ad insegnare tecnica e tattica, assumono comportamenti tipici degli educatori. Alcuni scelgono di fare da “chioccia”, altri optano per metodi più duri, «vecchie maniere». Di quest’ultima scuola di pensiero, il cinquantenne Ezio Capuano, allenatore salernitano dell’Arezzo. «Siete delle m..., io vi scanno», urla negli spogliatoi dopo la sconfitta della sua squadra nell’incontro amichevole con il Lucignano, disputato mercoledì 7 ottobre. Tre minuti di insulti, accuse e minacce. Ma chi ha giocato a calcio lo sa. Sono episodi che capitano e, soprattutto, sono spesso dettati dall’adrenalina del momento. Deve però averla pensata diversamente Nicolò Sperotto, uno dei calciatori presenti allo sfogo di Capuano. Il difensore in prestito dal Carpi, infatti, ha registrato la performance del mister con uno smartphone e poi, con l’ausilio di WhatsApp, l’ha data in pasto al mondo. Dopo essere stato scoperto, ha confessato ed è finito fuori rosa. Capuano spiega perché: «Se lo avesse fatto per poi riderci su con i compagni avrei capito. Ma rendere pubblico ciò che dovrebbe rimanere nelle sacre mura degli spogliatoi è una vigliaccata inaccettabile». Intanto ieri sera Capuano ha ricevuto da Valerio Staffelli il Tapiro d’Oro da Striscia la Notizia.
Ma la storia del calcio racconta di allenatori ben più violenti. Indimenticabile l’aggressione dell’allora tecnico viola Delio Rossi ad Adem Ljaijc durante Fiorentina-Novara del 2 maggio 2012. Il mister, ora al Bologna, richiama in panchina il serbo, che non la prende bene. «Bravo, fai il fenomeno», gli urla. «Sei uno stronzo», la risposta di Rossi. A questo punto il giocatore dice alcune frasi in serbo. «Le ho capite, ho allenato altri calciatori suoi connazionali», spiegherà poi il tecnico. Che non resiste e gli sferra un pugno, prima di essere bloccato dagli altri giocatori presenti in panchina. Licenziato.
Aplomb smarrito anche per Sir Alex Ferguson, uomo-simbolo del Manchester United. È il 13 febbraio 2003, I Red Devils hanno appena perso con l’Arsenal nel match valevole per gli ottavi di finale di Coppa d’Inghilterra. Negli spogliatoi, furioso, lo scozzese dà un calcio ad uno scarpino che finisce la sua corsa sul viso da copertina di David Beckham. Taglio all’arcata sopraccigliare e due punti di sutura. «Fergie decks Becks» (Ferguson stende Beckham) titola l’indomani The Sun. «È stato un incidente, non succederà più», si giustifica imbarazzatissimo il manager.
Prova a strangolare un avversario, invece, Nigel Pearson, allenatore del Leicester. È l’8 febbraio 2015. Le Foxes affrontano al King Power stadium il Crystal Palace. Dopo una scivolata di gioco, il centrocampista delle Eagles James McArthur finisce involontariamente addosso a Pearson. Che reagisce mettendogli le mani al collo. Perdonato, viene esonerato però il 31 giugno 2015, dopo che suo figlio-giocatore partecipa ad un’orgia con risvolti razziali. Al suo posto arriva Claudio Ranieri, ottimo allenatore (al momento il Leicester è quinto in Premier League) e, lui si, un vero gentleman.