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 2015  ottobre 14 Mercoledì calendario

PERISCOPIO

Per il 78% degli italiani Expo ha migliorato la reputazione dell’Italia. L’altro 22% invece l’ha visitata. Gianni Macheda.

La politica non sta in cielo. La politica è «qui e ora», la politica siamo noi, la politica è anche il modo in cui lavoriamo, facciamo la fila, parcheggiamo la nostra auto e ci sbarazziamo dei rifiuti. Michele Serra, il venerdì.

Bruno Vespa, il quale, dopo decenni di manipolazione politica e speculazione sul dolore mai criticate da nessuno, all’improvviso è stato inspiegabilmente processato per aver invitato due esponenti del clan Casamonica, peraltro neppure condannati o colpevoli di omicidio come tanti altri beniamini del conduttore di Porta a Porta, dai tangentisti al professor Scattone. Curzio Maltese, il venerdì.

Non sono vera sinistra nemmeno i vari Corbyn, Podemos, Tsipras, che sono una dependance di quel potere. Un tempo il potere faceva i grandi piani, come quello Marshall. Ora non ha più risorse, e quindi organizza se stesso e organizza pure il dissenso. Cantano bandiera rossa, ma è tutta apparenza e poca sostanza. Solo dei comunisti veri hanno paura. Marco Rizzo, segretario del Partito comunista. (Andrea Pancani). La7.

Somigliano a certi personaggi descritti negli aforismi di Elias Canetti. L’irascibile Umberto Bossi: «È talmente cattivo che le sue orecchie temono la sua lingua». L’algido Gianfranco Fini: «È capace di smontare le sue convinzioni e poi rimetterle insieme come nuove». Il manierato ma frastornato Silvio Berlusconi: «Così a lungo si fissa su se stesso che, alla fine, non conosce più i punti cardinali». Alberto Ronchey, Fin di secolo in fax minore. Garzanti, 1995.

Ho trovato un paio di possibili candidati a sindaco di Milano, ma finora vengono a trovarmi, si convincono il pomeriggio, poi tornano a casa la sera, parlano con i parenti e i colleghi e il giorno dopo mi dicono che non sono più disponibili. Temono, candidandosi, di fare la fine che ho fatto io. Silvio Berlusconi (Andrea Montanari). la Repubblica.

In pratica l’amministrazione comunale di Roma era un carcere a cielo aperto; bastava costruirci un muro attorno, tirarne fuori qualcuno con tante scuse, e Mafia Capitale era sistemata. Però Marino era tra quelli da tirare fuori, non tra quelli che sarebbero rimasti dentro. Si capisce che per una politica che si preoccupa di un’accusa di associazione mafiosa e resta tranquilla se il pm si limita a contestare corruzione continuata e finanziamento illecito ai partiti, l’incensuratezza non è un valore ma un handicap. Così, invece di solidarizzare con lui, l’hanno crocifisso: non sei stato capace di risanare Roma! Chissà se Domineddio che, si dice, ha fatto il mondo in 7 giorni, sarebbe riuscito a tanto in altri 7. Più probabilmente avrebbe risolto il problema Sodoma-Gomorra style. Bruno Tinti. Il Fatto.

A Cola di Rienzo riescono alcune sensatezze: ridona un ordine a Roma, umilia i violenti, ordina l’erario, restaura, protegge i commerci e gli umili. Geminello Alvi, Ai padri perdono. Mondadori, 2003.

La pensione del ragionier Fantozzi è magra: poco più di 2 mila euro. Una cifra con cui francamente si può vivere alla grande, a patto di dimenticare le follie di un tempo. Non posso più farle. E senza follie, gli amici non telefonano più. Paolo Villaggio (Malcom Pagani). Il Fatto.

La più bella battuta della mia vita l’ho sentita a Napoli, per strada, da un conducente di autobus. Si spalancano le porte, una signora deve scendere. È grassa, ha difficoltà a passare per le sbarre: inoltra il piede destro, lo sporge, niente, lo ritira. Inoltra il sinistro, lo sporge, niente, lo ritira. L’autista: «Signo’, comm’e’ all’acqua qui?» («Signora, com’e’ l’acqua qui?»). Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.

L’uomo Buzzati era, per molti aspetti, più manniano che kafkiano. Il riserbo aristocratico, l’ostentato rispetto della forma nei rapporti umani, il silenzioso portamento prussiano, l’eleganza raffinata e funerea, la cura puntigliosa dedicata alla conservazione del fisico, il culto del dovere che rasentava l’autodisciplina militare, erano tutte dighe di sbarramento alla von Aschenbach contro la rapacità dei demoni che rodevano dal profondo quella specie di angelo ambiguo. Enzo Bettiza, Via Solferino. Rizzoli, 1982.

Il monaco che rimane più impresso nella mia memoria è Padre Mauro. Vive in un eremo a San Benedetto del Tronto. Sembra un ulivo che cammina. Si sottopone a dialisi tre volte la settimana, ma non molla. Incarna l’incrollabilità del monaco. Senti che è un tuo contemporaneo, ma è come se avesse dentro la vita di tutti i confratelli che lo hanno preceduto. Ha attraversato il Medioevo, il Rinascimento, il corso della storia. Ti guarda da una prospettiva in cui il tempo ha un altro respiro. Giorgio Boatti, storico (Stefano Lorenzetto). il Giornale.

Il mio piatto preferito: ricci di mare, testa e animelle, cosce di rana e spaghetti alle vongole. Mallok, I volti di Dio. e/original.

Ho sempre amato l’autunno, la pioggia, le raffiche di vento che trascinano via le foglie fulve, come anime ribelli catturate. Ma quest’anno mi avverto addosso una lama fina, che taglia e ferisce. E nel buio uterino delle coperte penso alla sabbia di questa estate sotto ai piedi, alle due, bruciante come brace; rivedo la linea verde del mare, l’acqua chiara, oasi nell’afa, in cui con sollievo ci si tuffava. Rivedo le pareti di oleandri sgargianti lungo le sterrate in campagna, nel Livornese, risento il ronzio avido dei calabroni sui fiori. Le strade polverose nella siccità, e il disco rosso fuoco del sole che ancora alle nove di sera, calando, non smetteva di abbagliare; la biancheria stesa a asciugare dietro casa, così asciutta, quasi rigida, all’imbrunire, e profumata, e tiepida ancora. In realtà, mi dico però, tu non hai mai amato tanto l’estate, il caldo, la luce accecante. E allora com’è che quest’anno settembre ti insinua questo soffio straniero addosso, questa indicibile, quasi, paura? Marina Corradi. Tempi.it

Per fare il vino ci vuole più passione che investimento. Luisa Todini. (Carlo Baroni). Corsera.

Gli uomini del cinema che venivano a letto con me si alzavano con Rita. Rita Hayworth, attrice. Variety.

Grande civiltà di Napoli: la città più civile del mondo. La vera regina delle città, la più signorile, la più nobile. La sola vera metropoli italiana. Elsa Morante. Lamescolanza.com

Fino a prova contraria, oggi non mi sento per niente bene. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/10/2015