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 2015  ottobre 13 Martedì calendario

IL PRIMO SENATO SARÀ BARZOTTO

Senatori precari. Saranno i consiglieri regionali in carica, i primi beneficiati della legge sul nuovo senato. L’iter della riforma si concluderà (forse) oggi e manca tempo all’appuntamento con la nascita della camera federalista ma il piatto è ghiotto e c’è chi è già pronto a incominciare una lunga volata perché non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione di sedere al senato, anche se sa che sarà l’ebbrezza solo di qualche tempo. Potrà però tentare di essere rieletto, e quindi passare da precario a stabile.
Ma questo è un altro discorso. Il fatto è che il meccanismo di elezione previsto dalla legge è piuttosto strambo: gli elettori scelgono i consiglieri regionali e tra essi coloro che andranno pure al senato. Un secondo livello contorto, frutto del compromesso tra chi (Matteo Renzi) voleva un secco secondo grado di elezione e chi (Bersani & Co) sosteneva un senato di nomina popolare.
Saranno pochissime le Regioni già in grado (alla prevista scadenza della legislatura nel 2018) di aderire a questo meccanismo, infatti la maggior parte delle Regioni rinnoverà i consigli dopo quella data e quindi che fare?
Non potendo il senato funzionare a metà, i consigli regionali in attività dovranno indicare al loro interno i consiglieri-senatori ed è facile immaginare la bagarre che si scatenerà anche perché ci sono da definire i criteri e soprattutto le garanzie per le minoranze. Si tratta di un problema comune a gran parte d’Italia poiché le crisi durante le normali legislature hanno parcellizzato le elezioni regionali e solo otto Regioni andranno (probabilmente) al voto con la legge sul senato operativa: Valle D’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Friuli, Lazio, Molise, BasilicataeSicilia.
Queste eleggeranno sia i propri consigli regionali che i consiglieri-senatori come prescrive la legge Boschi. Le altre arriveranno dopo e quindi i loro rappresentanti al senato, non passati dalle urne, rimarranno in carica fino a quando non ci saranno le elezioni per il rinnovo dei consigli regionali.
Il nuovo senato sarà un ibrido: una parte di consiglieri-senatori scelti dagli elettori e un’altra parte indicati dai consigli regionali senza la prova elettorale. In pratica, il nuovo senato diventerà pienamente operativo secondo i dettami della legge solo nel 2022 quando in tutte le Regioni si sarà votato.
Questo è infatti il calendario del voto nelle Regioni in cui si andrà alle urne dopo le politiche: novembre 2018 Basilicata; 2019 Piemonte, Emilia-Romagna, Abruzzo, Calabria, Sardegna; 2020 Liguria, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Campania, Puglia; 2022 Sicilia.
Ecco perché in tante Regioni incominciano le danze in vista del senato, saranno gli accordi tra i partiti e tra le correnti dei partiti a determinare chi saranno i senatori.
Il Piemonte, per esempio, ha diritto a 6 posti. Chi indicherà di votare al consiglio regionale il presidente, Sergio Chiamparino? E cosa risponderà alle minoranze che già stanno chiedendo di non essere lasciate a mani vuote? E così via. Il nuovo senato avrà 100 membri: 95 senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali, di cui 74 saranno consiglieri regionali e 21 sindaci, oltre a cinque senatori nominati dal presidente della Repubblica (attualmente i senatori sono 315).
È prevedibile scoppierà qualche problema di rappresentanza. Del resto il canto di vittoria del senatore del Trentino-Alto Adige, Karl Zeller, ha già fatto storcere il naso ad alcuni presidenti di Regione: «Non è stato facile», afferma Zeller, «ma siamo riusciti ad avere una forte rappresentanza: come Regione con meno di un milione di abitanti abbiamo ottenuto quattro senatori, contro i tre di Sardegna e Friuli che sono più grandi. Cosa questa che non è piaciuta affatto ai rappresentanti delle altre realtà territoriali».
Aggiunge Zeller: «Avremmo di gran lunga preferito la trasformazione del senato in una vera camera di rappresentanza dei governi regionali sul modello del Bundesrat tedesco, con il conseguente superamento della Conferenza Stato-Regioni. In ogni caso ciò che conta è che siamo riusciti a mettere in salvo la nostra Autonomia, mentre le Regioni ordinarie sono state svuotate di gran parte della potestà legislativa e ridotti ad enti amministrativi. Tra noi e loro il solco è sempre più profondo».
Ce n’è a sufficienza per creare non pochi mal di pancia.
Arriverà un senato in cui ognuno guarderà (e difenderà) il proprio orticello, a quanto appare dalla soddisfazione di Keller. Il Trentino-Alto Adige non solo avrà più senatori di Sardegna e Friuli ma pareggerà con Liguria e Marche che hanno tre volte la sua popolazione.
La riforma costituzionale prevede infatti che ogni regione abbia diritto ad almeno due seggi (un sindaco e un consigliere regionale) e le Province autonome vengono considerate ciascuna al pari di una Regione, di qui la sovra-rappresentanza trentina, a spese degli altri.
Sarà una nascita tribolata quella del nuovo senato. Con alcuni interrogativi. Per esempio il comma 5 dell’ormai famoso articolo 2 stabilisce che «la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi istituzionali territoriali dai quali sono stati eletti».
In pratica i senatori di una Regione cambiano ogni volta che si vota, a causa di una crisi.
Di conseguenza ciò potrà comportare un periodico mutamento della rappresentanza nella neo-camera.
C’è poi chi, come il deputato Pd siciliano Giuseppe Lauricella, sostiene che se la legge prevede che i membri del senato siano scelti dagli elettori, pur nell’ambito delle elezioni regionali, non può considerarsi valido un senato in cui siedono membri indicati dai consigli regionali e non scelti dagli elettori.
Perciò ha proposto quella che, secondo lui, è l’unica strada per non invalidare il senato addirittura prima che nasca: azzerare tutti i consigli regionali e organizzare un election day in cui tutti gli italiani rinnovino i consigli e votino per i consiglieri-senatori.
«Mi pare», dice Lauricella, «che l’unica vera e coerente soluzione sia quella di prevedere che al momento dello scioglimento delle camere vadano contestualmente sciolti tutti i consigli regionali. In tal modo i consigli verrebbero rinnovati applicando il sistema previsto dalla riforma. Stiamo modificando l’intero sistema parlamentare e ciò giustificherebbe la eccezionalità della soluzione».
Twitter: @cavalent
Carlo Valentini, ItaliaOggi 13/10/2015