Arturo Zampaglione, Affari&Finanza – la Repubblica 12/10/2015, 12 ottobre 2015
SE L’UOMO MALBORO DICE SÌ ALLA BIRRA
Una sorpresa: per la prima volta dal 2006 aumentano negli Stati Unite le vendite di sigarette. L’Alcohol and tobacco tax and trade bureau, l’agenzia ad hoc del ministero del Tesoro di Washington, ha riferito che nei primi sei mesi di quest’anno si è registrato un incremento, lieve ma significativo, dei consumi di tabacco. Risultato (questo per nulla sorprendente): Big Tobacco, cioè le multinazionali del settore, attraversano un momento felice. Le quotazioni del gigante Altria, che produce le Marlboro e ha una capitalizzazione di borsa di 109 miliardi di dollari, cioè cinque volte la Fiat Chrysler, sono cresciute in un anno del 20 per cento e quelle di Reynolds America (Camel, Pall Mall) addirittura del 45, mentre l’indice Dow Jones, a causa dello scivolone causato dalla Cina, è tornato al di sotto dei livelli di dodici mesi fa. Come si spiega il ritorno di moda delle sigarette, che tanto spaventa medici e genitori? E come devono comportarsi investitori e azionisti rispetto a questa fiammata a Wall Street? Vivien Azer, analista della Cowen, sostiene che l’aumento del consumo sia legato al calo del prezzo della benzina: i fumatori (che di solito si concentrano nelle classi meno abbienti) si ritrovano con più soldi in tasca e approfittano della sosta nelle stazioni di benzina, punto classico di vendita dei pacchetti, per alimentare il vizio. Un altro elemento che spiega la tendenza anti-salutista è la diffusione delle sigarette elettroniche che creano una predisposizione per il consumo del tabacco nelle forme più tradizionali. Gli esperti consigliano però molta prudenza nell’inseguire Big Tobacco: le azioni del settore, dicono, sono diventate molto care. Ad esempio Altria ha un price/earning, cioè un rapporto prezzo/utile di 21 che in teoria è vicino al rapporto di 20 dell’insieme dell’indice S&P500, ma bisogna tenere presente che le industrie delle sigarette hanno sempre avuto quotazioni abbastanza ridotte, perché molti investitori le considerano “immorali”, hanno paura delle cause giudiziarie e ne stanno alla larga. Certo, nel caso di Altria giocano anche altri fattori. La multinazionale che ha 9mila dipendenti ed è guidata da Martin Barrington, si trova in una posizione strategica nella maxi-operazione lanciata da Anheuser-Bush InBev per rilevare la SABMiller e controllare così il 30 per cento del mercato mondiale della birra. Proprio Altria infatti, per una eredità lasciata da vecchie dismissioni, possiede il 27 per cento della SAB Miller e ne è il maggior azionista. Risultato: qualsiasi accordo sulla birra richiede il consenso dell’“Uomo Marlboro”, cioè di Barrington, il chief executive di Altria. a.zampaglione@repubblica.it
Arturo Zampaglione, Affari&Finanza – la Repubblica 12/10/2015