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 2015  ottobre 13 Martedì calendario

DI NATALE: «DA 4 ANNI DITE CHE SONO

FINITo POI Vi STUPISCO»
Un weekend a Milano con moglie e figli, una cena con le persone più care di Udine e tanta voglia di tornare in campo col Verona al quale lo scorso anno ha segnato in casa e fuori. Totò Di Natale compie oggi 38 anni. E’ uno dei grandi vecchi con Totti (39) e Toni (38). Solo che gli altri due attaccanti sono infortunati. «Io lavoro bene di testa e il fisico regge». E’ infortunato anche Duvan Zapata, la pantera colombiana che l’Udinese ha preso dal Napoli per dare respiro proprio a Totò. Che così dovrà fare gli straordinari. E giocare il più possibile.
Di Natale, prima di chiederle come festeggia, è giusto chiederle come sta.
«Inizio a star bene, nel primo mese dopo la preparazione soffro sempre. Ora mi sento bene. Col Genoa ho fatto 90 minuti».
E ora ci dica come festeggia.
«Faccio una cena con la famiglia e le persone più care che ho qui, gli amici Vincenzo e Simone, Carnevale, Calori,Causio, i compagni Pasquale e l’ultimo arrivato Ciccio Lodi».
Che ora ritrova come compagno.
«L’ho cresciuto a Empoli, faceva il raccattapalle. Siamo cari amici e spero possa darci una mano importante, ha una qualità incredibile nei piedi».
Perché l’Udinese fa tanta fatica?
«Perché è una squadra che si deve salvare, come ogni anno. Purtroppo ci mancano i punti persi con Palermo ed Empoli, la differenza è lì. Ma Colantuono sta facendo un gran lavoro, sul campo è bravo, mi ricorda molto Spalletti».
Serve un altro attaccante?
«Siamo 4, due sono giovani, Questo deve deciderlo la società, ma l’anno scorso io e Thereau ne abbiamo fatti 24».
Pensi che dopo la partita col Milan hanno scritto che lei ormai è andato... Poi nelle due gare successive è risultato il migliore
«Da 4 anni scrivono che sono finito. E il 31 maggio ho chiuso a 14 (9a stagione di fila in doppia cifra, ndr). Porta fortuna. E’ giusto che i giornalisti facciano le pagelle che vogliono».
Lei che obiettivi si pone?
«Di arrivare a 10 gol. Non perché penso al record (deve raggiungere i 216 di Altafini e Meazza ed è a 208, ndr), ma perché credo di potercela fare. Io i conti son abituato a farli alla fine, è vero che finora ho segnato un gol, ma parliamone più avanti. Anche se penso più alla salvezza dell’Udinese e a fare punti».
Perché in campo urla tanto con i compagni e in particolare con Fernandes?
«Perché non ci sto a perdere, mancano i punti e mi viene la paura. Bruno mi fa arrabbiare perché è giovane ed è quello che ha più qualità di tutti, ha due piedi incredibili, ma ogni tanto si accontenta».
Destro, Zaza, Immobile, Gabbiadini. Non decollano. Alla fine all’Europeo ci andiamo ancora con Balotelli?
«Il Mario che ho visto contro di noi era impressionante. Lui non si discute, le cose le sa fare. Penso che alla fine andrà perché è forte, anche se Conte che dice bene quando spiega che non bastano due partite».
E dei vecchietti qualcuno andrà in Francia?
«Quagliarella non è vecchio, ma degli esperti spero ci vada lui, perché se lo merita».
Che effetto le fa vedere una coppia formata da un brasiliano, Eder e da un attaccante, Pellé, che è esploso all’estero dopo che qui non ha lasciato traccia?
«La colpa è nostra che non lavoriamo bene nei settori giovanili, che non ci crediamo».
Lei ha una scuola calcio, la Donatello, dove il tecnico Igor Bric dal 2001 lavora per sfornare talenti (Crisetig, Donati, Padoin, Petagna, Cisotti, Scuffet, Meret). Intravvede qualche campione? E perché l’Udinese ora fa fatica a far arrivare talenti?
«L’Udinese ha una maggior concorrenza e non è più facile come prima. Alla Donatello c’è un centrocampista sloveno, Kevin Bric, 2001, che è proprio il figlio di Igor. A me sembra fortissimo, e credo che tra pochissimo andrà in una big».
Lei in una big, la Juve, non ci è voluto andare. Ma ci dica la verità: questo è l’ultimo anno?
«Dopo aver mangiato il panettone decido. Mio figlio Filippo fa la seconda media a Udine. Potrebbe finire la terza. Nel calcio resterò: calciatore, allenatore o dirigente».