Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  ottobre 11 Domenica calendario

GHEDDAFI JR. AVVERTE L’ITALIA: “PRONTO A TORNARE AL POTERE”

Combatteremo fino alla fine”. E poi: “Le cose vanno molto bene. Così bene che siamo pronti per muoverci, lo sentirete dai telegiornali. L’importante è che al governo italiano arrivi il mio messaggio, che venga riferito quello che ho scritto”. A confermare a voce il contenuto di un sms indirizzato al nostro esecutivo è Saif al-Islam Gheddafi, il secondogenito del colonnello Muammar che si rivolge a un intermediario con notizie inedite: sostiene di aver ripreso il potere e il controllo delle tribù ostili al governo di Tripoli, e di essere pronto, con queste, a marciare sulla Capitale.
Il Fatto Quotidiano ha potuto visionare in esclusiva il lungo sms, scritto in un inglese un po’ incerto, che si trova in queste ore al vaglio dei servizi segreti. Nella prima parte, Gheddafi ridisegna la geografia del potere in Libia: “Alle forze armate che stazionano nella parte occidentale della regione in collaborazione con le forze di Pace: sappiate che le fazioni libiche adesso sono unite per la liberazione di Tripoli. Abbiamo il controllo del resto della regione occidentale, e questo impegno sarà spalleggiato in parallelo da un impegno nella parte orientale e meridionale della regione”.
Un messaggio che solleva molti dubbi sulle reali condizioni di Saif Gheddafi, ufficialmente prigioniero da quando, nel 2011, è stato arrestato e poi consegnato alle milizie di Zintan. Queste, però, si rifiutano di eseguire la condanna a morte sancita lo scorso luglio dal governo di Tripoli, da molti ritenuto illegittimo, e si tengono il prezioso staggio. Saif Gheddafi è l’unico dei figli del Rais rimasto in Libia, e l’unico che – noto per i suoi tentativi di riforme democratiche durante il regime del padre – possedeva un capitale politico spendibile, forse abbastanza da tenerlo in vita. Il resto della famiglia risulta invece rifugiata tra l’Algeria e il Niger (dove è scappato il fratello Saadi, ex calciatore di Perugia e Udinese, ora ricercato dall’Interpol), mentre Mutassin, catturato a Sirte assieme al padre, e l’ultimogenito Khamis, soprannominato “il macellaio” per la repressione degli insorti, sono stati uccisi. Di certo Saif al-Islam è libero di comunicare telefonicamente e fornire una versione dei fatti diversa da quella fino a oggi conosciuta, tanto da ipotizzare la presenza di un altro giocatore nell’intricata guerra per il potere che si combatte in Libia.
Nel suo messaggio, l’ex delfino del Colonnello fa poi riferimento al piano di Bernardino Leon, il mediatore Onu che ha appena incassato l’accordo tra le delegazioni per un governo di unità nazionale in Libia, fortemente voluto sia dall’Italia sia dalla Ue. L’Alto rappresentante Federica Mogherini ha indicato una lista di leader che avranno il compito di formare il governo unitario, anche se manca l’ok definitivo dei governi rivali di Tripoli e Tobruk. Saif giura che il sogno di Leon non ha possibilità alcuna di realizzarsi: “Vogliamo rendere chiaro che il progetto di Bernardino Leon (nel sms chiamato “Brnerdio Lyon”, ndr) non vedrà mai la luce, e se l’Italia vuole preservare quel che resta dei suoi interessi prenda l’iniziativa di comunicare con gli altri leader per far capire quello che sta davvero succedendo qui, sul territorio, e continui a discutere su questo punto e a spiegare meglio la realtà dei fatti al resto dei Paesi europei. Questo messaggio fondamentale – conclude poi Gheddafi, che suggerisce di tenere d’occhio l’azione delle tribù e non solo le manovre delle alte sfere – viene dal vostro fratello Saif”.
Proprio il ruolo chiave dell’Italia nella mediazione di Leon rende difficile comprendere cosa speri di ottenere Saif Gheddafi dal nostro governo, tanto che lui stesso intima al mediatore di non aspettare una risposta e di limitarsi a trasmettere le sue parole. L’ipotesi più accreditata al momento è che Saif venga usato dalla milizia di Zintan, molto interessata ai preziosi segreti che Gheddafi custodisce. Segreti in grado di far tremare l’Eliseo con la rivelazione di fondi neri versati all’ex presidente Nicolas Sarkozy. Un archivio, quello di Saif, da molti considerato la sua assicurazione sulla vita. Comunque stiano le cose, Gheddafi appare ottimista, e nel suo ultimo sms invia il simbolo della vittoria e la frase: “Combatteremo fino alla fine, e vinceremo”.
A confermare l’identità di Gheddafi non è solo l’escamotage che usa per farsi riconoscere (si firma “amico della spada” perché il nome Saif in musulmano significa appunto spada) ma una comunicazione via Skype appena successiva all’invio dei messaggi. In questa videochiamata, di cui esiste una registrazione, Saif Gheddafi ha una djelabba marrone e la barba lunga e incolta. Mostra imbarazzo per un dente mancante, scherza sul fatto che presto lo farà sistemare e insiste sull’ottimo andamento delle cose. Non è solo – qualcuno manovra il telefono, sistema la connessione – ma non ha l’aria del prigioniero. Sembra parlare in autonomia, e non istruito da terzi quando dice: “Il progetto di Leon è sbagliato, state sbagliando, voi e le Nazioni Unite”.
Non è la prima volta che Saif Gheddafi prova a comunicare con l’Italia. Poco prima che suo padre fosse ucciso, mandò un messaggio a Silvio Berlusconi, che però gli fece sapere tramite un contatto in Egitto di avere troppi occhi addosso e dunque le mani legate. Questa volta le reali motivazioni di Gheddafi sono difficili da comprendere. Che sia il gesto di un disperato o un avvertimento serio lo sapremo presto, dato che il figlio del Colonnello giura: “Stiamo per attaccare, è questione di giorni”.
Twitter @BorromeoBea
Beatrice Borromeo, il Fatto Quotidiano 11/10/2015