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 2015  ottobre 11 Domenica calendario

L’ADDIO AD ANDREA DIVIDE LA SPAGNA

La battaglia è vinta, ma nessuno può sorridere. Sono finite venerdì le sofferenze di Andrea, la dodicenne affetta da una malattia neurodegenerativa irreversibile, suo malgrado al centro di un caso che ha diviso la Spagna. Per lei i genitori avevano chiesto «una morte degna», con un appello ai medici: «Interrompete l’alimentazione che la tiene in vita, sta soffrendo e non ha speranze».
L’ospedale di Santiago di Compostela, dove era entrata d’urgenza a giugno, per giorni ha fatto resistenza, negando di staccare quel sondino che la teneva in vita. Una decisione confermata anche davanti al pronunciamento di un comitato etico che aveva dato ragione ai genitori, un’emorragia interna, infatti, non lasciava alcuna prospettiva alla bimba. La contesa, così, si è spostata in tribunale. Quando i medici capiscono che dai giudici non avranno un supporto legale, cambiano linea: «Sospendiamo l’alimentazione artificiale», si legge in un comunicato di lunedì scorso. Passano quattro giorni e Andrea muore, con accanto mamma e papà, che adesso chiedono di spegnere i riflettori puntati sul loro dolore.
I PRIMI SEGNALI
Aveva soltanto otto mesi Andrea Lago Ordóñez, gallega di La Coruña, quando comincia a mostrare i segni della malattia. Le previsioni sono terribili, «non le resta molto da vivere», dicono gli specialisti ai genitori. La bimba è malata, ma è forte e resiste per anni, pur senza mai riuscire a parlare, né a muoversi. Tutto precipita quattro mesi fa, con un emorragia gastrointestinale devastante. Dopo l’ultima crisi, i signori Ordóñez escono allo scoperto, accettano di parlare davanti a taccuini e telecamere, con volti sconvolti e voce ferma: «Non si può allungare qualcosa che è irreversibile». Al di là della commozione, le posizioni non sono unanimi e non solo nell’ospedale di Santiago. Nel Paese il dibattito è acceso, pur senza gli accenti violenti italiani del caso Eluana.
LE REAZIONI
La Galizia, governata dalla destra, appoggia i medici che negano la sospensione dell’alimentazione forzata. La Chiesa tiene un profilo basso, «appoggiamo la scelta dei pediatri, ma siamo accanto ai genitori di Andrea», spiega la Conferenza episcopale. Ma l’ala più conservatrice del cattolicesimo spagnolo è in fermento: «Morte degna è una formula lieve per quello che andrebbe chiamato con un nome più esplicito: assassinio», scrive il blog Infovaticana.org.
Gli avvocati cristiani denunciano i medici per omicidio. Il governo Rajoy non si schiera, mentre l’opposizione socialista è apertamente accanto ai genitori della bimba. Pur non trattandosi di un caso di eutanasia, il dibattito arriva necessariamente a quel punto. La Spagna non consente interruzioni delle cure, con qualche eccezione regionale (in Catalogna e Galizia). I sondaggi mostrano che l’opinione pubblica è largamente a favore di una legge per regolamentare il «fine vita». Così, il leader socialista Pedro Sanchez si prende un impegno: «Bisogna cercare una maggioranza parlamentare per approvare una legge sull’eutanasia». Per farlo, dovrà allargare la breccia aperta dieci anni fa da Zapatero con le leggi sui diritti civili. Un’impresa, insomma.
Francesco Olivo, La Stampa 11/10/2015