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 2015  ottobre 10 Sabato calendario

«I MIEI 40 ANNI CON GLI ARTISTI MA IL FUTURO ORMAI È A LONDRA»

[Stefano Contini] –
In occasione del suo 65esimo compleanno e dei 40 anni di attività, Stefano Contini, uno dei più stimati galleristi italiani, ci racconta la sua vita, il lavoro e le prospettive future. Ci fa una sintesi della sua storia professionale? «È presto detta: una vita con gli artisti. La prima galleria l’ho aperta ad Asiago nel 1976 - si chiamava Arte Italia - ma fino al 1979 ho continuato a lavorare con la Rizzoli. In seguito, consigliato da un amico, ho deciso di dare alla galleria il mio cognome. Quindi ho aperto a Venezia e a Cortina, con varie esperienze all’estero, fino a due anni fa, quando il mio figlio maggiore ha aperto a Londra, al 105 di New Bond Street. Sono un gallerista molto diverso dagli altri colleghi italiani, che di solito si limitano a comprare e vendere. Pochi infatti detengono gli artisti in esclusiva e li promuovono pure a livello internazionale. In passato mi sono anche occupato di grandi maestri, come Picasso e Chagall. Nei primi anni ’80 ho conosciuto Zoran Music’, che era già molto noto e sostenuto dai grandi musei e dai critici, tra cui Jean Clair; mi sono occupato anche di Giuseppe Cesetti, che negli anni ’20-’30 era molto apprezzato». La sua galleria di Venezia è speciale per grandiosità ed eleganza. Ce la descrive? «Sono cinque piani, quattro espositivi e uno per gli uffici. Probabilmente non esiste un’altra galleria così. È la più bella del mondo, visto che si trova a Venezia, a sua volta la città più bella del mondo. Il pubblico che visita la Biennale o Palazzo Grassi alla fine viene da me ad ammirare la vera bellezza. Ci sono persone che mi domandano addirittura se si paga per entrare». Com’è cambiato il mondo dell’arte da quando ha cominciato a oggi? «Tutti i settori hanno risentito della crisi. Secondo alcuni dati, hanno chiuso più del 50% delle gallerie minori, di chi pensa che fare il gallerista significhi solo appendere qualche opera in una stanza e non capisce invece che tutto il lavoro si fa nel back office con i contatti con i collezionisti, i musei, i critici, i curatori e i media. Il mercato medio-alto ha tenuto bene. Mirando all’eccellenza, io organizzo di solito una sola mostra importante all’anno». Quale tipo di rapporto la lega ai suoi artisti? «Ho lavorato con tanti. Music’, per esempio, era uno dei più grandi solitari europei, come Bacon, Freud, Balthus, Giacometti. E poi Robert Indiana, Igor Mitoraj e Fernando Botero. Nomi illustri che hanno avuto grande fortuna, ma sono comunque orgoglioso di avere lavorato con tutti. Avevo iniziato una collaborazione con Fabrizio Plessi, ma l’ho interrotta, perché si è rivelato una delusione; sono cose che capitano, è così che doveva andare. Ho avuto comunque anche tante soddisfazioni. Mitoraj ha sfidato l’arte antica, tanto da esporre nei musei archeologici e addirittura nella Valle dei Templi di Agrigento. Era un grande amico, con cui ho viaggiato, mi manca moltissimo e ho ancora l’onore di rappresentarlo. Vorrei spendere una parola per ciascun artista. Julio Larraz è il più grande pittore vivente in America. È fuggito da Cuba ed è diventato una sorta di Forattini come illustratore del Washington Post e del New York Times. Sa ritrarre i Caraibi e la loro solarità in un modo sorprendente. Botero è un genio, un artista dal cui nome è stato creato un aggettivo, “boteriano”. Indipendentemente dal fatto che piaccia o meno, rimarrà nella storia dell’arte. Robert Indiana è un mostro sacro, l’ultimo vivente della pop art. Sophia Vari è la moglie di un artista come Botero, ma è riuscita a ritagliarsi la sua dimensione. Mario Arlati è un poeta della materia. Enrico Ghinato è il vero impressionista figurativo, tanti cercano invano di diventare come lui. Mikhail Baryshnikov è un artista veramente poliedrico perché da ballerino si è reinventato fotografo d’arte con successo. Enzo Fiore è l’inconsapevolezza del proprio talento, la sua ricerca è d’incredibile profondità. Giuseppe Veneziano è genio e sregolatezza». I progetti futuri? «Intanto è in corso la straordinaria mostra “Omaggio a Mitoraj” con 30 bronzi e 20 marmi di Carrara, che costituiscono una rarità, perché Igor realizzava solo uno o due marmi l’anno. Compaiono anche gli scatti del suo fotografo personale, Giovanni Ricci-Novara. Il 29 aprile, grazie al ministro Franceschini e alla Fondazione Roma presieduta da Emmanuele Emanuele, si terrà una grande mostra di Mitoraj a Pompei. A Londra ci saranno 100 opere di Robert Indiana con inaugurazione il 12 ottobre. Sono felice che mio figlio porti avanti il progetto della galleria a Londra, che si trova in una posizione fantastica. Lì le persone investono volentieri in arte, si respira un’aria diversa. È il nostro posto, perché noi vendiamo benessere, senza nulla togliere a Venezia e all’Italia che adoro».