Claudio Marincola, Il Messaggero 11/10/2015, 11 ottobre 2015
CIRCOLI VUOTI E ISCRITTI GIÙ «UN FALLIMENTO DI TUTTI»
ROMA Giovanni Biagi, 21 anni, ha la strana idea di volersi iscrivere al Pd romano proprio nel giorno delle dimissioni del sindaco e viene invitato a «ripassare domani». Con la penuria che c’è in giro è un lusso. Piove. E in via dei Giubbonari tutto, la bacheca, il marmo con la vecchia scritta “Pci”, sembra esposto alle intemperie. Ma può capitare: per il Pd capitolino sono i giorni dell’abbandono.
Quei circoli passati al microscopio appena 4 mesi fa sarebbero da psicanalizzare. Per Fabrizio Barca un lavoro da rifare. Del resto è un momentaccio. È tutto un commissariamento: fra poco il Campidoglio, Ostia è già commissariata. Il pd che lo è da un anno. E nei circoli abbondano i subcommissari a loro volta commissariati.
Il morale insomma è a terra, accanirsi non serve. Lo storico presidio democrat, a un passo da Campo de’ Fiori, è una bandiera che sventola a stento. Essere finiti per qualche tempo nell’elenco dei morosi per una storia di affitti non pagati al Comune è storia che stride e che verrà risanata con un piano di rientro, come ha promesso il commissario Matteo Orfini. Ma ora, dopo il naufragio del Concordia-Marino, l’emergenza è un’altra. «Ci vorrebbe uno scatto d’orgoglio, un candidato inattaccabile che ci riscatti», fa Giovanni, studente di RomaTre, mentre l’uscio del portone di legno gli si chiude alle spalle. Chi? Penso a Riccardi, quello di Sant’Egidio, o a Gentiloni che sarebbe un candidato fantastico ma fa il ministro e non ci pensa. E se glielo chiedesse Renzi? Quello che resta della militanza dem è questa domanda senza risposta. Più spesso una saracinesca abbassata nel giorno sbagliato. Quello dello psicodramma. Del disorientamento. Se non ci fosse lo zoccolo duro, gli stessi iscritti che hanno tenuto botta quando il rapporto Barca parlò di circoli da chiudere «di interessi particolari prevalenti e di capi bastone», ora vacilla sotto i colpi della mazzata Marino.
GIÙ L’AUTOSTIMA
«Quella fotografia di Barca ci ha danneggiato - dice la segretaria del circolo Giulia Urso - o, meglio, ci ha messo tutti su uno stesso piano. Noi fummo definiti “identitari”, cioè inutili per il territorio». Sì, ma Marino? «Le sue dimissioni per noi sono un fallimento collettivo. È inutile che ci giriamo intorno, siamo stati balbettanti. C’è un vuoto politico che in questi mesi non siamo riusciti a riempire. Ora serve fare squadra e serve la politica». E la depressione che ha contagiato il partito. «È apatia, disinteresse rispetto a quel che succede, è depressa la città e noi con lei».
COLPA DI BARCAEra il dicembre di un anno fa quando il pd romano venne commissariato per il coinvolgimento di alcuni esponenti dem nello scandalo di Mafia capitale. Daniele Marciano è l’ex segretario del circolo di Cinecittà e ha vissuto quei momenti. Il “suo” circolo è stato chiuso «per debiti». Verrà accorpato con quello di Morena che a sua volta si fonderà con Romanina. Affaccio sul centro commerciale, non proprio “il luogo ideale” che sognava Barca. «È il nostro punto più basso. Poche centinaia di iscritti in un quadrante della città che era una nostra roccaforte. Ma non si faccia l’errore di togliere le primarie. Non sopporterei un nome imposto da qualche caminetto. Abbiamo un segretario nazionale scelto con le primarie. Sia coerente». Il metodo Barca in alcuni circoli è stato vissuto come autolesionismo. La narrazione ingigantita di un fenomeno più limitato. «Non capisco tanto stupore se il numero di iscritti è diminuito - insorge Ileana Piazzoni, subcommissario del VII Municipio, territorio che nella nuova mappatura dei circoli ora si estende anche a Don Bosco, la piazza dunque dove vennero celebrati i funerali dei Casamonica - da noi il tesseramento è partito in ritardo, abbiamo raddoppiato la quota, applicato criteri più restrittivi e raccolto finora 300 iscrizioni. Non sono molte, ma c’è ancora tempo». Al circolo di Donna Olimpia, il segretario Federico Spanicciati ha solo 24 anni. Le tessere sono 40, due anni fa erano 180.
IL CATACLISMA
Primarie? C’è chi le vuole e le considera ancora un tratto distintivo del pd. E chi invece cita proprio il flop Marino come esempio di «quello che non si doveva fare». Susanna Mazzà, segretaria del circolo di via Pietro Giannone apre la sede due volte a settimana, il martedì e il giovedì. Un incendio ha reso inagibili parte dei locali che divide con Sel. «Marino è stato eletto dai cittadini romani - dice la Mazzà - e quando si è trovato in difficoltà è stato aiutato da due assessori scelti dal governo. Non aver capito la portata di quello che stava succedendo è stato un errore di tutti. Il più grave? Non aver cercato il consenso dei cittadini, cosa che Rutelli e Veltroni invece hanno sempre fatto cercando condivisione e coesione sociale». Altro che quote rosa.
Nella riorganizzazione del “nuovo” Pd le donne, tra segretari e subicommissari, sono preponderanti. Quasi che il nuovo, il bisogno di trasparenza, si esprima con il passo indietro degli uomini. Claudia Santoloce, classe 1983, guida il circolo di Testaccio, rione notoriamente “romanista e di sinistra”, come la Garbatella. «Da noi c’è stata una riunione spontanea del gruppo dirigente. Molti iscritti si sono affacciati. Volevano capire che cosa stava succedendo. Un cataclisma, ma ripartiremo».