Francesco Semprini, Corriere della Sera 12/10/2015, 12 ottobre 2015
Quella caccia infinita alle “primule rosse” del terrore. Da Bin Laden al mullah Omar: i capi eliminati, presi o in fuga– Eliminati, catturati o super-ricercati
Quella caccia infinita alle “primule rosse” del terrore. Da Bin Laden al mullah Omar: i capi eliminati, presi o in fuga– Eliminati, catturati o super-ricercati. La lista dei «most wanted» degli Stati Uniti e dei loro alleati si è arricchita nel corso degli ultimi trenta anni di pari passo con l’evoluzione delle compagini terroristiche. Dall’abilissimo Imad Mughniyah, al neofita Abu Bakr al-Baghdadi, passando per il Mullah Omar, sono tante le «primule rosse» raccontate nella narrativa degli 007 al servizio di Langley e non solo. Altrettanto lunga è la lista dei super-ricercati che, in un modo o nell’altro, hanno chiuso con la loro folle corsa al terrore. Il «most wanted» Il «most wanted» per eccellenza è Osama bin Laden, fondatore di Al Qaeda e ideatore degli attacchi alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. La caccia allo sceicco saudita dura 10 anni e si conclude dopo una lunga operazione di intelligence culminata con il raid di Abbottabad dei Navy Seals e la sua eliminazione. Un altro colpo messo a segno dalle forze Usa è stata l’uccisione di Abu Musab al-Zarqawi, sanguinario fondatore di «Al Qaeda in Iraq», e ispiratore dell’attuale Califfo. Autore di stragi e decapitazioni fu fermato nel 2006 da un raid aereo Usa. A morire sotto il fuoco dei droni è stato anche Anwar al-Awlaki, l’imam yemenita ispiratore di attentati interni agli Usa, e fondatore di Al Qaeda nella penisola arabica. La sua eliminazione risale al 2011, al termine di un lavoro di intelligence che dagli Usa ha portato alla Gran Bretagna e al Golfo di Aden. Prigionieri negli Usa Più fortunati (o forse no) sono i colleghi detenuti nella prigioni americane. Khalid Sheikh Mohammed, il capo operativo dell’«11 settembre», viene catturato in Pakistan nel 2003, al termine di quella che è considerata una delle operazioni più brillanti dell’intelligence occidentale. È rinchiuso a Guantanamo. In un carcere federale si trova invece Omar Abdel-Rahman, lo «sceicco cieco» ideatore del primo attentato alle Torri Gemelle, il 26 febbraio 1993. Viene catturato nel giro di 4 mesi, «bruciato» da intercettazioni ambientali fatte anche grazie a un informatore egiziano infiltrato dall’Fbi. Stava preparando un altro attentato: far saltare 5 bombe in 10 minuti, dall’Onu al Lincoln Center passando per il Bureau dei federali. Dopo oltre vent’anni poco è cambiato nella metodologia: «Intercettazioni e meta-data, si basa quasi tutto su questo», spiega Bob Baer, ex capo operativo della Cia in Medio Oriente. La genesi della caccia alle primule rosse ha natura politica: «Un personaggio viene identificato dalle commissioni del Congresso, inserito in cima alla lista dei ricercati, e parte la caccia». La velocità e l’incisività con cui viene condotta la ricerca dipendono dalle pressioni del Congresso. «Un altro contributo - prosegue l’ispiratore del film Syriana - lo danno i media, la loro capacità di far circolare il nome e l’immagine del ricercato, e di raccontare storie su quella persona». A volte però non basta, come dimostrano alcuni imprendibili, come il mullah Omar il cui dossier è stato archiviato solo a causa della malattia. O il libanese Imad Fayez Mughniyah, considerato dallo stesso Baer «mente raffinata e astuta», ucciso in un attentato dopo circa 25 anni di presenza nella lista dei super-ricercati da Usa e Israele. Ma quanto può costare la caccia alle primule rosse? «Anche centinaia di milioni di dollari - prosegue Baer -, ma non sempre vale la pena. I gruppi terroristici evolvono e le leadership si rigenerano in fretta. E questo vale sia per al-Zawahiri che per al Baghdadi».