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 2015  ottobre 11 Domenica calendario

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TURCHIA
ANKARA - All’indomani dell’attentato alla marcia pacifista di Ankara in cui sono morte, secondo fonti curde, 128 persone (mentre per il governo le vittime sarebbero 95) e 508 sono rimaste ferite, la stampa turca riferisce che uno dei due kamikaze sarebbe stato identificato. Si tratta di un uomo di 20/25 anni. Secondo il quotidiano filo-governativo turco Yeni Safak gli inquirenti sarebbero riusciti a recuperare frammenti di impronte digitali dai resti dell’ordigno. Il giornale Haberturk riporta che la polizia turca sospetta che uno dei due attentatori possa essere il fratello più grande dell’attentatore suicida di Suruc, al confine con la Siria, dove il 20 luglio scorso morirono 34 persone. Secondo il quotidiano Milliyet, l’altro responsabile della strage sarebbe una donna.
Al momento manca ancora una rivendicazione dell’attentato, anche se le prime indicazioni nell’inchiesta fanno pensare che dietro ci sia l’Is e le indagini si stanno proprio focalizzando sul gruppo estremistico: è quanto riferiscono due fonti della sicurezza turca. "Tutti i segnali ci indicano che l’attentato possa essere stato realizzato dall’Is - ha dichiarato una fonte investigativa - siamo completamente focalizzati sull’Is". La polizia turca ha arrestato oggi in diverse province 36 persone accusate di legami con l’Is, ma gli arresti non sarebbero legati alla strage.
La tensione nel paese resta comunque alta. Nonostante il Pkk avesse annunciato ieri un cessate il fuoco unilaterale fino al 1° novembre, giorno delle elezioni (confermato oggi dal governo), salvo per autodifesa, l’esercito turco ha compiuto attacchi aerei contro obiettivi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel sudest della Turchia e nel nord dell’Iraq uccidendo 49 membri della guerriglia curda. Lo riferisce l’esercito di Ankara. Nella provincia orientale di Erzurum sono rimasti uccisi anche due soldati turchi.
Ankara, bomba al corteo pacifista: l’esplosione
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Intanto questa mattina ad Ankara in migliaia sono scesi in piazza per commemorare le vittime della strage (vedi la diretta tv).
Ankara in piazza dopo la strage ricorda le vittime
Il corteo è diretto a piazza Sihhiye, a poca distanza dal luogo delle due esplosioni nei pressi della stazione ferroviaria. In testa i due co-leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. I manifestanti protestano anche contro il governo islamico conservatore del presidente Recep Tayyip Erodogan, considerato il vero responsabile della strage. "Erdogan assassino" e "governo dimettiti" sono alcuni degli slogan scanditi dai manifestanti, che già durante la manifestazione di ieri sera avevano esposto striscioni e cartelli con le scritte "Stato assassino"e "conosciamo i colpevoli" chiedendo le dimissioni di Erdogan.
Momenti di tensione si sono registrati tra i manifestanti e la polizia, che ha impedito con lacrimogeni e cariche la deposizione di garofani nel punto dell’attacco perché si troverebbe ufficialmente ancora a disposizione delle forze dell’ordine per le indagini.
Strage di Ankara, migliaia in piazza a Istanbul: "Stato assassino"
Il Papa ha espresso "grande dolore" per la "terribile strage" di Ankara: "Dolore per i numerosi morti. Dolore per i feriti. Dolore perché gli attentatori hanno colpito persone inermi che manifestavano per la pace", ha detto all’Angelus. "Mentre prego per quel caro Paese chiedo al Signore di accogliere le anime dei defunti e di confortare i sofferenti e i familiari".

ISIS
L’esercito iracheno ha colpito il convoglio del leader dell’Is, il califfo Abu Bakr al Baghdadi, nei pressi di Anbar. Lo hanno annunciato le forze armate irachene secondo quanto riportato dai media arabi. Non si hanno notizie sulla sorte del Califfo.
Il leader islamista era diretto a un vertice dell’Is quando il suo convoglio è stato colpito dall’aviazione irachena: lo afferma il ministero dell’Interno di Baghdad in un comunicato. Anche il luogo di incontro è stato bombardato: "Molti elementi della leadership sono stati uccisi o feriti", si aggiunge.
Truppe di Assad avanzano in Siria. L’esercito siriano fedele al presidente Bashar al Assad prosegue l’avanzata in Siria occidentale favorito dai raid aerei russi. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, gruppo con sede a Londra ma con una rete di attivisti sul terreno, i militari siriani e i combattenti degli Hezbollah libanesi alleati hanno assunto il controllo di Tal Skik, strategico altopiano nella provincia di Idlib vicino alle postazioni dei ribelli lungo l’autostrada che collega Damasco a Homs, Hama e Aleppo. Anche l’agenzia di stato siriana "Sana", riferisce che Tal Skik è ormai sotto il controllo dell’esercito siriano dopo una "vasta operazione militare" sostenuta dai raid russi contro "organizzazioni terroristiche" nella zona. Negli scontri sarebbero morti 50 combattenti nemici. L’emittente televisiva libanese "al Mayadeen" riferisce invece che un veterano di Hezbollah è stato ucciso durante i combattimenti.
Nell’area di Idlib è attivo l’Esercito della Conquista, un’alleanza di insorti che include il Fronte al Nusra, affiliato ad al Qaeda, ma non lo Stato islamico (Is). I raid russi si sono concentrati soprattutto sulle provincie di Hama e Idlib, dove i ribelli hanno ottenuto importanti vittorie negli ultimi mesi: la loro avanzata aveva posto sotto minaccia le roccaforti governative più a ovest, comprese le aree costiere vitali per il presidente siriano Bashar Assad. Intanto i ribelli siriani hanno lanciato ieri una contro-offensiva nei confronti dello Stato islamico nella provincia settentrionale di Aleppo, che ospita la seconda principale città della Siria dopo Damasco. Il gruppo ribelle Ahrar al Sham avrebbe riconquistato il villaggio di Tal Soussin e starebbe cercando di riprendere il controllo di Tal Qrah: entrambi i villaggi erano caduti in mano all’Is dopo una vasta offensiva lanciata contro le milizie ribelli.
F-16 turchi nel mirino di jet e batterie missili di Damasco Un nuovo incidente è stato sfiorato ieri tra gli aerei da guerra turchi e quelli siriani. Ankara ha reso noto che caccia-bombardieri turchi F-16 sono stati ’inquadrati’ dai radar d’attacco di jet e dai sistemi di puntamento radar delle batterie missilistiche anti-aeree siriane vicino al confine. Si tratta del secondo rischioso episodio di provocazione, secondo Ankara, da quando 5 giorni fa otto F-16 turchi che stavano compiendo un volo di ricognizione sul confine turco-siriano sono stati ’agganciati dai sistemi di puntamento di un Mig-29 russo di fabbricazione russa e da batterie anti-aeree.
Putin: "Restiamo fuori da guerra sunniti-sciiti". La Russia non vuole essere coinvolta in alcuna guerra inter-religiosa in Siria e non vede differenza tra i gruppi sunniti e sciiti: lo ha dichiarato alla tv russa il leader del Cremlino Vladimir Putin. Il presidente russo ha nuovamente escluso una operazione di terra in Siria e sottolineato che Mosca "ha informato i nostri partner in anticipo, sia i partner americani sia molti altri, specialmente dei paesi della regione, sulle nostre intenzioni e i nostri piani" in Siria.
Putin ha dichiarato che la missione delle truppe di Mosca in Siria è stabilizzare le autorità legittime del Paese e creare le condizioni per un assetto politico.
"Il nostro obiettivo (in Siria) -ha detto intervistato dall’emittente Rossia 1 della televisione russa- consiste nello stabilizzare le autorità legittime e propiziare un compromesso politico".
Le forze aeree russe hanno compiuto nelle ultime 24 ore 64 voli in Siria, con
63 raid che hanno distrutto 53 posizioni fortificate dell’Isis nelle province di Hama, Latakia, Idlib e Raqqa. Lo rende noto il ministero della difesa russo. Colpiti anche un centro di commando, quattro campi di addestramento, otto depositi di munizioni e armi.

ISRAELE
ANCORA vittime nell’infinita battaglia tra israeliani e palestinesi. Dopo i morti di ieri - cinque palestinesi uccisi - c’è stato un raid dell’aviazione israeliana su Gaza. L’operazione è scattata dopo il lancio di un razzo dalla Striscia, intercettato dal sistema di difesa antimissilistico Iron Dome. Il raid ha causato il crollo di un’abitazione e la morte di una donna e di una bambina, la figlia. Le forze armate israeliane hanno affermato che l’attacco ha centrato due siti in cui venivano fabbricate e stoccate armi. Già venerdì notte erano stati lanciati razzi dalla Striscia. Per questo ieri era stata schierata una batteria suppletiva di Iron Dome, a difesa di altre città israeliane.
Medio Oriente: ancora scontri e vittime
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In Cisgiordania stamattina una kamikaze palestinese si è fatta saltare in aria a bordo di un’auto vicino a un posto di blocco israeliano. E’ sopravvissuta all’esplosione. Ferito leggermente un militare. "L’autista ha gridato ’Allah Hu Akbar’ (Dio è grande) e ha fatto esplodere l’ordigno", ha riferito una portavoce della polizia israeliana.
Nel pomeriggio si sono svolte manifestazioni nella parte nord di Gaza dove circa 150 dimostranti palestinesi hanno cercato di oltrepassare la linea di frontiera attraverso i varchi aperti durante gli scontri dei giorni scorsi. I soldati - secondo i media israeliani - hanno tentato di respingere l’assalto con colpi in aria e lacrimogeni. Ci sarebbero feriti tra i manifestanti.
Hamas e la Jihad continuano a incitare alle proteste lungo il confine e il bilancio della giornata di ieri è stato drammatico, soprattutto sul fronte palestinese. A Gaza manifestanti palestinesi si sono scagliati contro la barriera di protezione, lanciando sassi e bottiglie incendiarie ai soldati. Una parte dei manifestanti, secondo l’esercito, è riuscita ad entrare in territorio israeliano e nel corso degli scontri sono stati uccisi due ragazzini palestinesi di 13 e 15 anni, con decine di feriti. Gli altri tre morti palestinesi sono i due attentatori uccisi a Gerusalemme dalla reazione della polizia e un terzo colpito nella notte tra venerdì e sabato dagli agenti in disordini nei pressi del campo profughi di Shuafat (Gerusalemme), dopo che aveva sparato alle forze dell’ordine. Nei due attentati di Gerusalemme sono stati feriti a coltellate cinque israeliani.
Dal primo ottobre sono 24 le vittime palestinesi, quattro gli israeliani uccisi, un migliaio i feriti tra Israele e i Territori occupati. Almeno 15 le aggressioni da parte dei cosiddetti "lupi solitari" palestinesi.

IRAN
L’Iran ha testato "con successo" un nuovo missile terra-terra a lungo raggio. Lo riferisce l’agenzia Irna citata dalla Cnn.
Il missile Emad, prodotto da esperti iraniani, è il primo missile a lungo raggio del Paese che può essere guidato con precisione fino al suo obiettivo, ha detto il generale di Brigata Hossein Dehqan del ministero della Difesa di Teheran.
"Sui nostri programmi di difesa, non chiediamo il permesso a nessuno": lo ha detto il generale di brigata iraniano Hossein Dehqan del Ministero della Difesa di Teheran, commentando il lancio del nuovo missile a lungo raggio Emad.
Nonostante l’intesa sul programma nucleare iraniano firmata a luglio a Ginevra, Teheran continua senza indugi a testare nuovi missili. L’Emad però secondo il Centro Studi Internazionali e Strategici di Wasghington ’Csis’ sarebbe una versione aggiornata del noto ’Shahab-3’, con un sistema di rientro della testata più accurato. La gittata massima sarebbe però ’ limitata’ a 2000 km, nella classificazione internazionale
definito "missili balistico a medio raggio" (Mrbm). Sarebbe in grado di colpire però l’Arabia Saudita e le altre petromonarchie sunnite del Golfo, Israele, e tra i Paesi Nato, la Turchia. Non sarebbe in grado di minacciare né l’Europa né gli Usa.

ILPOST
Nel pomeriggio di domenica alcuni giornali italiani hanno dato la notizia della morte di Abu Bakr al Baghdadi, il capo dello Stato Islamico (o ISIS). Poco prima l’esercito iracheno aveva annunciato di avere colpito in un attacco aereo un convoglio nella provincia irachena di Anbar: secondo gli iracheni, nel convoglio c’erano diversi leader dell’ISIS, tra cui al Baghdadi. Nel suo comunicato – ripreso inizialmente da Reuters – l’esercito iracheno ha specificato che non si hanno informazioni sulla sorte di al Baghdadi. Alcuni giornali italiani hanno però riportato la notizia della sua morte (che nel frattempo è già diventata un “mistero” e un “giallo“).
La notizia è stata ripresa in realtà con molte cautele da diversi analisti internazionali che si occupano da tempo di ISIS. Non è la prima volta infatti che al Baghdadi viene dato per morto: era già successo in altre occasioni nel corso dell’ultimo anno, senza che la notizia venisse poi confermata. Poco prima delle 17 Reuters ha scritto che alcune fonti mediche irachene hanno confermato che nell’attacco sono stati uccisi diversi leader dell’ISIS, ma tra loro non c’è al Baghdadi. Quindi per il momento no, al Baghdadi non è morto

SEI COSE DA SAPERE SULL’ATTENTATO TURCO


Ieri durante una manifestazione per la pace ad Ankara, la capitale della Turchia, due bombe sono esplose uccidendo 95 persone e ferendone altre 245 in quello che è stato il più grave attacco terroristico nella storia del paese. Le due esplosioni sono avvenute vicino alla stazione centrale di Ankara, poco prima dell’inizio di una manifestazione organizzata da sindacati e ONG, a cui partecipavano diversi partiti d’opposizione. La maggior parte dei partecipanti erano curdi e simpatizzanti dell’HDP, il principale partito curdo che alle scorse elezioni ha ottenuto un risultato storico diventando il terzo partito del paese. Sabato sera migliaia di persone hanno marciato per Ankara in solidarietà con le vittime dell’attentato.

1. Chi è stato?
Nessuno ha ancora rivendicato l’attentato, ma ci sono già molte ipotesi e accuse incrociate. Ahmet Davutoğlu, primo ministro turco e leader dell’AKP, il partito di maggioranza relativa, ha detto che i responsabili più probabili potrebbero appartenere al PKK, un movimento politico militare che combatte per una maggiore autonomia della minoranza curda in Turchia; all’ISIS (o Stato Islamico); oppure ad alcune formazioni terroristiche di estrema sinistra. Davutoğlu ha detto che diversi indizi indicano come l’attentato sia stato compiuto da due terroristi suicidi. Il leader dell’HDP e moltissimi attivisti curdi accusano invece lo “stato profondo”, un termine che raggruppa le frange estreme dei servizi segreti che, secondo i curdi, collaborano con i nazionalisti di estrema destra e con i gruppi jihadisti come l’ISIS. È difficile stabilire davvero cosa sia successo, in mancanza di una rivendicazione, anche per le pressioni che il governo turco esercita sui media locali.

2. La guerra
I manifestanti protestavano contro i combattimenti che vanno avanti da luglio tra polizia ed esercito turchi e PKK. Gli scontri hanno interrotto una tregua iniziata nel 2013 che aveva messo fine a una guerra durata quasi 30 anni e che aveva provocato decine di migliaia di morti. Gli scontri sono ricominciati dopo che un attentato ha ucciso decine di attivisti curdi a Suruc, una città del sud della Turchia al confine con la Siria. Il PKK ha accusato il governo di complicità nell’attacco e ha ucciso tre poliziotti turchi per rappresaglia. Il governo turco ha risposto con una campagna di bombardamenti delle basi del PKK e i miliziani curdi hanno iniziato a colpire poliziotti e militari turchi con attacchi anche all’interno delle grandi città.

3. Chi sono i curdi
Sono una minoranza linguistica presente in Siria, Iraq, Iran e soprattutto in Turchia, dove costituiscono circa il 20 per cento della popolazione. I curdi a volte vengono chiamati “il più grande popolo senza stato del mondo”. Sono divisi in molti gruppi politici e militari a volte in lotta tra di loro. Negli ultimi anni di instabilità del Medio Oriente alcuni di questi, come i curdi iracheni e quelli siriani, sono riusciti a ritagliarsi ampi spazi di autonomia. I due principali gruppi politici in cui si dividono i curdi turchi sono il PKK, illegale in Turchia e considerato un gruppo terroristico da Europa e Stati Uniti, e l’HDP. Quest’ultimo ha spesso svolto la funzione di mediatore con il governo turco e il cessate il fuoco del 2013 è stato raggiunto anche grazie agli sforzi dei leader dell’HDP.

4. L’HDP
La Turchia ha una legge elettorale unica: la soglia di sbarramento è fissata al 10 per cento, il livello più alto di tutto il mondo. Secondo storici ed analisti, lo scopo di questo sbarramento era tenere fuori dal parlamento i partiti curdi. Alle elezioni dello scorso giugno l’HDP è stato il primo partito curdo a riuscire a superare lo sbarramento ed è diventato il terzo partito al Parlamento nazionale. L’HDP è un partito di sinistra radicale, imparentato con Syriza, che correrà anche alle prossime elezioni anticipate fissate per il primo novembre. I sondaggi danno l’HDP tra il 12 e il 13 per cento, in leggero calo rispetto a giugno, ma comunque sopra la soglia di sbarramento.

5. Le elezioni di giugno
Lo straordinario risultato ottenuto dall’HDP a giugno ha rappresentato una sconfitta per l’attuale presidente Recep Tayyip Erdoğan, ex leader dell’attuale partito di maggioranza relativa, l’AKP. Da anni Erdoğan vorrebbe far approvare dal parlamento turco una riforma costituzionale che trasformi il paese in una repubblica presidenziale di tipo francese (secondo i suoi avversari il suo obiettivo è diventare un presidente autoritario come Vladimir Putin). Tutte le opposizioni sono contrarie alla riforma di Erdoğan che ha bisogno di una maggioranza molto netta per essere approvata. A giugno, per la prima volta da un quindicennio, Erdogan non è riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta dei voti e ha mancato questo risultato proprio a causa dello straordinario risultato ottenuto dall’HDP.

6. Le elezioni anticipate
Secondo molti commentatori Erdoğan ha fatto fallire appositamente i colloqui per formare un governo di coalizione condotti dal primo ministro Davutoğlu in modo da andare il più in fretta possibile alle elezioni anticipate e tentare nuovamente di ottenere una maggioranza assoluta dei voti. Dopo il fallimento dei colloqui le elezioni sono state fissate per il primo novembre. I critici accusano Erdoğan di aver inasprito il conflitto con i curdi in modo da sottrarre voti all’estrema destra nazionalista e recuperare il consenso necessario a ottenere una nuova maggioranza alle prossime elezioni.