Massimo Russo, TuttoLibri – La Stampa 10/10/2015, 10 ottobre 2015
“PER SOPRAVVIVERE SU MARTE CI VUOLE UN NERD”
[Intervista a Andy Weir] –
Andy Weir è il vendicatore dei secchioni, o meglio – in lingua originale – dei nerd. Contro ogni logica apparente Sopravvissuto – The Martian, il romanzo in cui questo sviluppatore di software della Silicon Valley racconta – con una precisione assoluta per i dettagli tecnici – il salvataggio di Mark Watney, un astronauta abbandonato dai compagni su Marte durante una tempesta, ha venduto un milione di copie negli Usa ed è un successo planetario. Il film, per la regia di Ridley Scott, protagonista Matt Damon, ha incassato oltre 50 milioni di dollari nel primo fine settimana solo negli Stati Uniti e in Canada.
Il modo in cui è nato il libro è una storia nella storia. Weir ha iniziato scrivendo i capitoli sul suo blog. Esperti di chimica, fisica e matematica gli hanno inviato suggerimenti e correzioni. Alla fine, alcuni lettori gli hanno chiesto di pubblicarlo per intero, cosa che lui ha fatto da sé su Amazon nel 2011, solo per vederlo giungere in testa alla classifica della fantascienza, con 35mila copie. A quel punto si è mosso Crown che l’anno scorso l’ha ripubblicato, mentre Fox ha acquistato i diritti e realizzato il film.
Le è piaciuto?
«Penso che abbiano fatto davvero un lavoro eccellente con il film. Damon ha colto perfettamente lo spirito di Mark, lo ha reso credibile. E sì che mentre scrivevo nemmeno io ne avevo mai visualizzato l’aspetto. Nel libro non si dice neppure di che colore abbia i capelli. Mi dispiace solo che abbiano tagliato alcune delle sue battute».
La storia è una lotta per la sopravvivenza, ma Watney è un eroe atipico, non assomiglia al prototipo dell’astronauta.
«Funziona il suo essere l’uomo della porta accanto, un eroe semplice, ottimista, con l’attitudine a risolvere problemi. E poi il suo gusto per l’ironia anche nelle situazioni disperate, le battute, il fatto che odi la musica disco degli anni ’70 e che gli tocchi ascoltarla per centinaia di pagine».
Il suo progetto di salvezza ruota attorno al coltivare patate.
«Sì, un astronauta-contadino, forse è una chiave che l’ha reso simpatico. Ma non era intenzionale. Mi serviva per far procedere la trama».
Il libro è molto accurato. Lei ha perfino scritto un software per programmare la rotta della nave spaziale che va a salvare Mark. Come ha fatto a documentarsi?
«Sono sempre stato appassionato di Nasa. Per la maggior parte delle cose ho usato Google, è incredibile quanto l’industria spaziale sia aperta, in rete si trovano moltissimi dettagli. Poi mi hanno aiutato i lettori».
L’unica licenza letteraria è la tempesta che dà inizio al libro. In realtà tormente di polvere di quella violenza su Marte non sarebbero possibili.
«Lo so, ma ho deciso di lasciare tutto com’è. Mi piaceva l’idea che fosse una storia dell’uomo contro la natura, in cui la natura colpisce per prima».
Come ha reagito alla scoperta della presenza di acqua su Marte? Se scrivesse oggi ne terrebbe conto?
«Una grande notizia. Ma per la tenuta della mia trama non sarebbe un problema. Potrei sempre dire che la zona dove si trova Mark è arida».
Lei ha 43 anni. Quanto è cambiata la sua vita dopo il Sopravvissuto?
«Totalmente. Prima facevo lo sviluppatore, scrivevo codice. Ora, da quando mi sono licenziato, lavoro a casa. Un po’ mi manca il fatto di uscire ogni mattina e andare in ufficio, parlare con i colleghi. Mi sveglio tra le otto e le nove, faccio una passeggiata. Di solito di mattina non scrivo. Faccio molte interviste. Non avrei mai pensato che la scrittura potesse diventare un mestiere».
Scriverà ancora di fantascienza?
«Sì, ma Il prossimo libro sarà più tradizionale, con i viaggi alla velocità della luce, gli alieni e tutto il resto. Molto diverso da questo, in cui invece mi stavano a cuore l’accuratezza e la verosimiglianza»
Quando uscirà?
«Ho già mancato la scadenza, colpa di tutta l’attività per la promozione del film. L’editore è stato comprensivo».
Prima era un esordiente. Ora si aspettano molto da lei.
«Dovrò essere all’altezza di tutto questo. Grazie per avermi messo addosso un altro po’ di pressione».
Perché la storia di Sopravvissuto è piaciuta così tanto alla Nasa?
«È accurata, loro ne escono alla grandissima, accresce l’interesse per lo spazio, e potrebbe contribuire a far finanziare la missione su Marte».
Il pubblico ama di nuovo lo spazio dopo anni di indifferenza.
«Questa è un’altra generazione, non ha vissuto l’Apollo dei nostri padri, non ha visto lo Shuttle, ha di nuovo voglia di emozionarsi».
Lavorerebbe per la Tv?
«Mi piace moltissimo la serie Doctor Who, e sarei davvero felice di poterne firmare un episodio».
In effetti, è la serie preferita dei nerd.
@massimo_russo
Massimo Russo, TuttoLibri – La Stampa 10/10/2015