Andrea Malan, Il Sole 24 Ore 10/10/2015, 10 ottobre 2015
FERRARI, VIA ALL’IPO DA UN MILIARDO
MILANO
La corsa di Ferrari verso la quotazione in Borsa a Wall Street è ufficialmente partita:?ieri in tarda serata la società ha depositato presso la Sec (l’autorità americana di controllo sui mercati) il prospetto definitivo per l’offerta pubblica iniziale (Ipo) dei titoli. Fiat Chrysler, socio di maggioranza con il 90%?dei titoli, venderà 17,175 milioni di azioni della neonata holding olandese Ferrari NV a un prezzo unitario compreso fra 48 e 52 dollari;?alle azioni offerte si aggiungerà una greenshoe da 1,7 milioni di titoli. Il totale corrisponde al 10% circa del capitale Ferrari. Se la greenshoe verrà esercitata per intero, Fca incasserà una somma compresa fra i 906 e i 983 milioni di dollari (800 e 865 milioni di euro) che andrà a ridurne l’indebitamento. Non vi sarà invece aumento di capitale di Ferrari. Il prezzo massimo di vendita corrisponde a una valutazione dell’azienda di 8,65 miliardi di euro, circa 10 miliardi di dollari.
L’obiettivo di Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler (oltre che presidente di Ferrari), è di avviare il road show presso gli investitori nei prossimi giorni e chiuderlo abbastanza presto, per mettere l’operazione al riparo dalle possibili turbolenze dei mercati.
La domanda si prevede elevata - nei giorni scorsi sono circolate stime incoraggianti; il numero di azioni offerte è del resto relativamente basso, e la forchetta di prezzo corrisponde a un incasso inferiore ai target che erano circolati in precedenza. Proprio sull’effetto scarsità conta Marchionne per spingere il prezzo di vendita verso i livelli alti della forchetta. L’altro atout per spingere le valutazioni è l’accostamento del titolo più a quelli del lusso, come Prada o Hermès, che a quelli delle case automobilistiche quotate; le aziende del lusso godono infatti di multipli di valutazioni più elevati.
Il debutto ufficiale a Wall Street, con la sigla RACE, potrebbe avvenire già lunedì 19 ottobre o comunque entro la settimana successiva (Fca ha comunque sempre la possibilità di bloccare l’operazione in caso di terremoti sui mercati). Global coordinator del collocamento Ferrari è la banca svizzera Ubs, di cui Sergio Marchionne è stato vicepresidente; ad essa si aggiungono i joint book runners Bofa Merrill Lynch, Banco Santander, Allen & Co., Bnp Paribas, Mediobanca e Jp Morgan.
Dopo l’Ipo il capitale sarà così ripartito: 80% di Ferrari NV ancora in mano a Fca (che è essa stessa una holding olandese), 10% a Piero Ferrari (figlio del fondatore dell’azienda) e 10% sul mercato. Nei primi mesi del 2016 è previsto il passo successivo, ovvero lo scorporo della Ferrari NV da Fca: l’80% di Ferrari ancora in mano a quest’ultima verrà assegnato ai soci Fca e ai detentori delle obbligazioni convertibili.
A dare il via allo scorporo dovrà essere un’assemblea straordinaria dei soci Fca, che si terrà ad Amsterdam e potrebbe essere convocata per dicembre. Dopo l’operazione l’azionariato di Ferrari NV vedrà Exor, la holding quotata della famiglia Agnelli, al 24% del capitale; Piero Ferrari al 10% e il restante 66% sul mercato. Grazie al meccanismo dei diritti di voto doppi però, previsto dalla legge olandese, Exor e Piero Ferrari saranno in grado di mantenere il controllo dell’azienda. Sempre dopo lo scorporo verrà (“eventualmente”, è scritto nel prospetto) chiesta la quotazione del titolo anche a Milano.
Il collocamento della quota Ferrari permetterà come detto a Fiat Chrysler di ridurre l’indebitamento; quello netto industriale si attestava a fine giugno a 8 miliardi di euro. Un ulteriore contributo in questa direzione arriverà al momento dello scorporo, quando Ferrari emetterà una Note (una sorta di cambiale) da 2,25 miliardi a favore di Fca, ripagandola poi con l’emissione di debito. Dopo la separazione la holding del Cavallino si ritroverà con un debito netto fra gli 1,5 e i 2 miliardi di euro. La separazione da Ferrari ridurrà naturalmente il valore di Borsa di Fiat Chrysler; ieri il titolo di quest’ultima ha coronato una delle settimane migliori dell’anno, mettendo a segno un rialzo del 2,6% a 13,81 euro.
Andrea Malan, Il Sole 24 Ore 10/10/2015