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 2015  ottobre 10 Sabato calendario

POSTE, IN BORSA FRA 6 E 7,5 EURO PER AZIONE

La valutazione più alta di Poste Italiane si ferma sotto la soglia psicologica dei 10 miliardi, a 9,79 miliardi. È arrivato nella mattinata di ieri il nulla osta della Consob alla pubblicazione dei prospetto informativo. E con esso l’autorizzazione a diffondere i numeri salienti e le tappe dell’offerta pubblica di vendita, che prenderà il via lunedì prossimo a Milano, si chiuderà giovedì 22 ottobre mentre le negoziazioni del nuovo titolo Poste Italiane inizieranno martedì 27 ottobre.
Il ministero dell’Economia ha reso nota ieri la forchetta di prezzo (definita mercoledì scorso in un vertice del comitato privatizzazioni presieduto da Vincenzo La Via e cui ha preso parte il capo della segreteria tecnica, Fabrizio Pagani) all’interno della quale verrà individuato il prezzo finale cui saranno cedute le azioni della società. Si va da un minimo di 6 euro a un massimo di 7,5 euro, per un range di valore tra 7,8 e 9,78 miliardi. Il copione dell’intera operazione corrisponde a quanto anticipato da IlSole24Ore nei giorni scorsi. Il ministero cederà il 40% del capitale, se si includono anche la bonus share e la greenshoe i titoli che le banche del consorzio (Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Citigroup, Mediobanca, UniCredit i global coordinator; bookrunners sono Banca Imi, BofA Merrill Lynch, Citigroup, Mediobanca, UniCredit,Credit Suisse, Goldman Sachs, JpMorgan, Morgan Stanley e Ubs) possono utilizzare per stabilizzare le quotazioni del titolo nei giorni seguenti il debutto a piazza Affari.
Nelle due settimane di offerta il ministero venderà 453 milioni di azioni, pari al 34,7% del capitale, che salgono a 498 milioni(peri al 38,2% del capitale) se si include la greenshoe. Con la distribuzione delle azioni riservate alla bonus share (1 azione gratis ogni 20 per i risparmiatori; un’azione gratis ogni 10 per i dipendenti a condizione che i titoli acquistati in Ipo siano detenuti per almeno 12 mesi) si arriva al 40 per cento. L’incasso atteso per il ministero del Tesoro va da un minimo di 2,7 a un massimo di 3,7 miliardi.
Confermata anche la ripartizione: il 70 per cento dei titoli andrà agli istituzionali, il resto al retail e di questo, il 10% fino a 14,9 milioni di titoli, viene riservato ai dipendenti, che possono riservare fino a 2 lotti minimi di 50 azioni (del valore medio di circa 350 euro)e che potranno essere acquistati anche chiedendo l’anticipo del Tfr. Per i risparmiatori è previsto un lotto minimo di 500 azioni (per un valore medio di 3500 euro) e un lotto minimo maggiorato di 5 mila azioni. Il prezzo finale applicato ai risparmiatori non potrà essere superiore a 7,5 euro.
Veniamo alla politica dei dividendi ufficializzata ieri da Poste Italiane. Il management della società è stato assistito in tutta la definizione dell’Ipo e anche nel delicato passaggio della remunerazione degli azionisti da Rothschild (Clifford Chance l’advisor legale). La società garantisce un pay-out dell’80% per il 2015 e per il 2016. Dietro quella percentuale di utili che verrà distribuita, e comunque elevata, si cela la prospettiva che per quest’anno e il seguente Poste non vada oltre un risultato netto di 600 milioni. Gli utili distribuiti dovrebbero, dunque, essere in media attorno a 450 milioni, con un dividendo per azione di circa 0,35 euro.
Se si ipotizza un prezzo medio di vendita dei titoli Poste di 7 euro, il dividend yield si attesta al 5%, o poco sopra se il prezzo di vendita fosse maggiore. In linea con quanto chiesto dagli investitori, che volevano un rendimento allineato con un business regolato come può essere quello delle utility, e con quanto anticipato da IlSole24Ore nei giorni scorsi. La disclosure sulla strategia sui dividendi limitata ai prossimi due anni si spiega con la necessità di garantire subito un rendimento allettante agli investitori istituzionali, in attesa che il dispiegamento delle azioni previste dal nuovo piano industriale possano, a partire dal 2017, integrare la cedola con la creazione di valore sulle azioni.
Tornando al prospetto informativo emergono due aspetti importanti relativi alla riforma che introduce la consegna della posta a giorni alterni e al contratto di programma. Si ammette per la prima che volta «sussiste il rischio, considerata l’ampiezza delle misura autorizzata in rapporto a precedenti analoghi che la Commissione europea» possa giudicare non sufficientemente motivata questa scelta rispetto «a quanto previsto dalla prima direttiva postale» e che di conseguenza «possa aprire una procedura di infrazione contro l’Italia». Il rischio per Poste sono «possibili effetti negativi sui risultati del settore operativo postale e commerciale». Si specifica poi che la Ue non ha un termine specifico entro cui esprimersi. La stessa Ue, con la direzione Competion, ha invece già dato un via libera di massima al contratto di programma di Poste. Un fitto negoziato con il Tesoro ha stabilito di far entrare in vigore il contratto (2015-2019) un anno dopo, dal primo gennaio 2016. L’effetto sarà quello di rinviare di un anno il taglio dei contributi pubblici alla società da 360 a 260 milioni, previsto per la legge di stabilità già dello scorso anno per il periodo 2015-19.
Laura Serafini, Il Sole 24 Ore 10/10/2015