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 2015  ottobre 10 Sabato calendario

UNA ROSSA DA 50 DOLLARI

L’attesa è terminata. Lunedì 12 ottobre, a un anno di distanza dalla fusione Fiat-Chrysler che ha fatto nascere Fca, scadono i termini legali che impedivano al Lingotto di quotare la controllata Ferrari in borsa e il lavoro delle banche di investimento e degli advisor legali che da mesi stanno curando l’ipo della Rossa a Wall Street (e in secondary listing a Milano) potrà trovare il suo sbocco.
Nella serata di venerdì è stato fissato il range di prezzo tra 48 e 52 dollari per ognuna delle 18,8 milioni di azioni che saranno collocate per un incasso complessivo che dunque oscillerà tra 902 e 977 milioni di dollari per il 10% del capitale e una capitalizzazione complessiva compresa tra 9 e 9,7 miliardi, leggermente inferiore ai 10 miliardi ipotizzati da Sergio Marchionne. L’operazione dovrebbe concludersi entro la fine del mese.
Quel che sembra certo però è che la Rossa terrà fede alla sua storia di successi anche in sede di ipo, visto che, secondo quanto trapela, il collocamento, che dovrebbe raccogliere almeno un miliardo di dollari, ha ricevuto richieste almeno cinque/sei volte superiori all’ammontare in vendita, tanto che gli istituti di credito che partecipano all’operazione (coordinata da Ubs e Bofa Merrill Lynch, e alla quale prendono parte Mediobanca, Banco Santander, Bnp Paribas, Jp Morgan e Allen&Co) sono stati sommersi dalle richieste di sottoscrizione.
La valutazione complessiva dovrebbe comunque soddisfare le aspettative del ceo di Fca Sergio Marchionne, che in tempi non sospetti, sfidando lo scetticismo generale, aveva indicato in almeno 10 miliardi il valore della scuderia italiana. La Rossa insomma sarà quotata con multipli molto superiori a quelli del settore auto e più assimilabili a quelli del luxury. Nel 2014 infatti la Rossa aveva venduto 7.255 auto con ricavi (record) per 2,76 miliardi, un ebitda di 693 milioni, un ebit di 389 e un utile netto di 265. Trend continuato nel primo semestre 2015 quando Ferrari ha realizzato 1,38 miliardi di ricavi con un ebit di 224 milioni e un utile netto di 126. Numeri in crescita rispetto allo stesso periodo del 2014.
La Ferrari, d’altronde, è una delle poche società nel mondo che può dire a pieno titolo di essere un mito. Rappresenta la storia della Formula 1, una condizione di unicità che non a caso nel prospetto preliminare depositato alla Sec in settembre è indicata come uno dei principali punti di forza che giustificano multipli da lusso. Non solo , ma la società specializzata in ricerche di marketing Brand Finance ha recentemente rivelato che Ferrari è il marchio più potente e riconosciuto nel mondo.
Bisogna dire inoltre che con la quotazione (la Ferrari sarà contraddistinta dal ticker Frri sul listino newyorchese) la Rossa avrà sede legale nei Paesi Bassi, così come già nel caso di Fca e Cnh Industrial, mentre la sede operativa resterà in Italia.
Ciò significa che l’incorporazione nei Paesi Bassi farà sì che la Ferrari potrà adottare la norma sul voto multiplo della legislazione olandese. E quindi un azionista che ha in portafoglio titoli Ferrari per un periodo ininterrotto di tre anni avrà diritto a ricevere un’azione di voto speciale per ogni azione ordinaria detenuta in portafoglio. Il mantenimento della società operativa in Italia, invece, significa che resterà a Maranello il cuore della produzione e della ricerca, anche perché il concetto di Ferrari non può essere slegato dal made in Italy.
L’ipo sarà comunque solo una prima parte della rivoluzione che attende la Ferrari nei mesi prossimi, visto che Fca ha già reso noto che nei primi mesi del 2016 il Lingotto girerà l’intera partecipazione in Ferrari (che dopo l’ipo sarà dell’80%) ai suoi azionisti. Con questo scorporo, la Rossa cambierà la struttura del suo azionariato e la nuova compagine sociale sarà così composta: Piero Ferrari manterrà il 10%, Exor (azionista di riferimento di Fca col 29,16%) avrà circa il 24% mentre il restante 66% sarà sul mercato degli investitori. Sempre in fase di scorporo, inoltre, Ferrari emetterà una Note da 2,5 miliardi in favore di Fca, debito che sarà ripagato con la liquidità che Maranello ha depositato nelle casse di Fiat e in parte con mezzi di terzi. Alla fine l’esposizione lorda ammonterà a 1,8 miliardi ai quali vanno aggiunti altri debiti già presenti per un controvalore vicino a 160 milioni. In totale, dunque, la Ferrari quotata avrà un’esposizione poco sotto i 2 miliardi. Lo scorporo di Ferrari avrà inoltre un impatto sulle strategie di Fca nell’ambito del processo di consolidamento che attende il settore automobilistico internazionale. Con la separazione Exor si assicurerà il controllo di Ferrari e potrà presentare Fca al tavolo del risiko del settore auto senza il rischio di perdere (e soprattutto sottovalutare) l’asset più prezioso. Non è un mistero che dopo l’ipo di Ferrari le attenzioni di Marchionne saranno rivolte a trovare un partner per Fca, che ha numeri poco sostenibili osservando le dinamiche competitive del settore. Marchionne ha già messo nel mirino General Motors ma la battaglia per questa operazione, avversata dal management Gm, entrerà nel vivo solo dopo che sarà conclusa l’ipo.
Luciano Mondellini, MilanoFinanza 10/10/2015