Paolo Ianieri, La Gazzetta dello Sport 10/10/2015, 10 ottobre 2015
MARQUEZ:« VINCE ROSSI, SEMPRE A PODIO, UNA GESTIONE PERFETTA»
Sbagliando s’impara. E Marc Marquez giura di averlo fatto. «In un anno le cose sono cambiate tantissimo. Dodici mesi fa qui vivevo momenti speciali, per me e per il team, vincendo il secondo Mondiale. Quest’anno siamo all’opposto e io ho imparato che devo gustarmi i momenti buoni nel momento in cui si presentano. E che quando, invece, le cose non van bene, impari di più. In inverno analizzerò tutto e il prossimo anno sarò più preparato. Di sicuro farò meno errori». Dentro la casetta a lui riservata nel paddock, Marquez sorride. Come sempre. Ma il suo marchio di fabbrica oggi è libero da ogni tensione agonistica, il Mondiale non è più cosa sua e lui può permettersi di analizzare quasi da spettatore la sua stagione e la lotta che ogni domenica vede Rossi e Lorenzo duellare per succedergli.
Marc, è stato più irreale lo scorso anno, quando ha iniziato con 10 vittorie di fila, o questo, eliminato presto dalla lotta al titolo?
«Siamo passati da un estremo all’altro. L’anno scorso è stato qualcosa di anormale, incredibile, 13 vittorie, pole…, ma quest’anno ho fatto più fatica di quanto mi aspettassi».
Solo colpa dell’inverno? Non avete capito i problemi e limiti della moto o lei non è riuscito a imporsi sugli ingegneri Honda?
«In inverno eravamo in tanti a provare, io, Dani e altri piloti. Il grande errore è stato di testare tutto in Malesia, senza farlo in Qatar o su altre piste. Nei test a Valencia io e Dani avevamo detto che facevamo fatica, che il motore era aggressivo, ma in Malesia anche per il caldo sembrava tutto a posto. Poi arrivati in Qatar è ricominciato il casino. Ma era tardi per cambiare».
Rossi a fine 2003 aveva lasciato la Honda anche perché non si sentiva considerato dai vertici Hrc.
«Io quest’anno mi sono sentito molto valorizzato e protetto. Sono caduto più di una volta, facevo fatica, ma ho visto che la Honda era dietro di me, spingeva, lavorava, cercava soluzioni».
Negli ultimi tre anni lei è il pilota di MotoGP che è cascato di più.
«Anche quello che ha vinto di più».
È anche per quello che non le danno la patente per la moto?
Ride. «Pure, pure. No, la verità è che non ho tempo per farla».
Rossi cosa sta insegnando?
«Che con l’esperienza puoi fare tanto e che a 36 anni puoi essere ancora veloce. Ma è soprattutto la sua capacità di gestire la situazione: pur senza essere sempre il più veloce è primo in campionato ed è il riferimento della categoria».
Sognavamo un confronto impossibile a pari età.
«Quest’anno Vale e Jorge vanno forte e questo è il bello della moto: a casa ti devi preparare fisicamente e mentalmente, ma alla fine dietro di te ci sono un team, la fabbrica, la moto».
A proposito di allenamento: si è rotto il dito in bici.
«Dopo Aragon mi volevo rilassare e invece sono caduto in mountain bike. Se resti sul divano non ti succede nulla, tranne ingrassare, però se vuoi migliorare ti devi allenare, prenderti dei rischi».
A 36 anni sarà ancora qui a lottare come Rossi?
«Valentino è speciale, perché mai nessuno ha fatto la sua strada. Io ci proverò, o almeno è la risposta di un ragazzo di 22 anni. Finché il corpo non dirà basta, andrò avanti».
Se le dicessero: per un mese non sali sulla moto.
«No, no, no, non posso, non posso, non posso».
Com’è cambiato il rapporto con Rossi?
«Credo che ora sia buono. Valentino è molto professionista, come me, dopo l’Olanda c’è stata un po’ di tensione, ma niente di speciale. Ci siamo parlati e ci siamo capiti».
Tra campioni si può essere amici?
«Quando lotti per il campionato è impossibile tenere un rapporto di amicizia, ma a fine stagione, a Valencia, il rapporto torna quello».
Nel 2016 in MotoGP sbarca il suo amico Rabat.
«Nei test Michelin ad Aragon non è andato male. Sono contento per lui, è quello che ha lavorato di più per arrivare, si merita la MotoGP. Per me potrà puntare da subito ai primi dieci».
Suo fratello Alex invece…
«Ha fatto un piccolo passo nelle ultime gare. Gliene manca un altro per il podio o la vittoria, ma quando succederà cambierà il chip».
E quindi: perché il Mondiale lo vincerà Valentino e perché Jorge?
«Il Mondiale lo vince Valentino perché è quello che finora ha fatto la stagione più completa, incredibile, sempre a podio. Se lo merita per come ha gestito tutto. Lorenzo, se lo vince, lo merita perché è stato il più veloce. È quello che ha alzato il livello, sempre più veloce di tutti noi».
Meglio che il titolo resti in Spagna o che vada in Italia?
«Lo sapete che io sono un valentiniano».
Si definisca con un aggettivo.
«Esplosivo».
A fine 2016 scadranno tutti i contratti dei big. Vede rivoluzioni?
«Si diceva che sarebbe successo anche a fine 2014, poi tutto è rimasto uguale. Io di sicuro sono molto contento di dove sto».
Si vede un domani tentare nuove sfide?
«È qualcosa che devi sentire ma, se me lo chiede oggi, rispondo che il mio sogno era la Honda ed è un sogno che continua».
Come è cambiata la sua vita privata?
«È un po’ più difficile essere un ragazzo normale. Ci sono posti dove non posso andare più…».