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 2015  ottobre 10 Sabato calendario

ADAMI: «SEB, ANIMA FERRARI»

«A volte, in piena sessione al simulatore, si ricorda dei tortellini alla panna che adora e ci dice: “Dopo si va lì a mangiare ok?”». Il legame che c’è tra Riccardo Adami e Sebastian Vettel passa anche dai piatti che l’ingegnere di pista ferrarista e il quattro volte iridato tedesco gustano insieme agli altri membri del team in un ristorante accanto al Cavallino. Adami, 42enne bresciano, conosce Seb dai tempi della Toro Rosso (2007). Le loro strade professionali si erano divise, giusto il tempo per Sebastian di conquistare 4 Mondiali. Ma Riccardo è l’uomo che ha visto il talento grezzo e purissimo del Vettel ragazzino («Che tendeva ad arrabbiarsi invece di darci i report che ci servivano — ricorda —, anche se si capiva che aveva mezzi superiori alla media»). L’uomo a cui Sebastian ha fatto da autista al matrimonio nel 2008. Che ama leggere, fare sport in bicicletta e andare in barca a vela sul Garda. Che era il suo ingegnere di pista quando il 28enne di Heppenheim vinse a Monza 2008 il primo dei suoi 42 GP sin qui chiusi in testa. Proprio in Italia, forse non un caso nemmeno per Adami, perché «Sebastian ha un amore reale per il nostro Paese, una passione nata da bambino quando veniva a vedere Schumi girare a Fiorano nei test». Un Vettel che, abbiamo scoperto a Singapore, canta pure nella nostra lingua… «E’ diventato famoso quel team radio. Ma Seb ha cantato altre nostre canzoni molto spesso, in tv non le sentite».
Ascolta le canzoni italiane?
«Quelle più famose, creare un ambiente divertente fa parte del suo modo di intendere la squadra. Non credo che le canzoni italiane siano le sue preferite, ma sa come divertirci. Dopo l’Ungheria abbiamo fatto la “compilation della vittoria”, ci siamo scatenati tutti insieme, è stato bello».
Quindi è davvero un grande uomo squadra.
«Lo confermo, è la sua natura, non c’è dietro nulla di costruito. E lo posso dire perché il Seb che ho conosciuto a inizio carriera era già così».
Si dà qualche aria?
«Assolutamente no, questa è una cosa fantastica che gli riconosco. Siamo cambiati entrambi, ma ho ritrovato lo stesso Sebastian umile e semplice. Quando sbaglia, riconosce subito le proprie colpe. Quando qualcosa nel team non ha funzionato, resta freddo e poi va a rassicurare la persona che ha commesso l’errore. Crede nella squadra come filosofia, tutti devono fidarsi l’uno dell’altro e se qualcosa non va la si risolve subito».
Cosa le piace di Vettel?
«La determinazione, l’approccio pragmatico al lavoro. E poi la capacità di individuare i punti di forza e di debolezza della macchina».
E cosa non le piace di lui?
«Alcuni lo criticano per essere un po’ troppo pedante, pignolo. Talvolta abbiamo discussioni un po’ lunghe, però è difficile trovargli un difetto».
I tifosi sono colpiti dal suo desiderio di fare breccia nell’ambiente Ferrari.
«E’ bello vedere come provi una passione forte, rimasta intatta dopo tante vittorie. Resta fino a tardi in pista, guardiamo i dati insieme, parla molto coi ragazzi e lo fa in italiano. Lo sta perfezionando, anche grazie alle canzoni...».
Rispetto alla Toro Rosso?
«All’epoca aveva solo 20 anni, era meno maturo e consapevole dei propri mezzi. Oggi è un uomo, un pilota che sa gestire i momenti difficili di una gara, di una qualifica, di una stagione, dando gli input corretti».
Una caratteristica migliorata?
«Sicuramente la gestione della frenata, l’aveva a 20 anni e l’ha migliorata ancora».
E’ cambiato caratterialmente?
«Resta un tipo tradizionale, ama le cose semplici e usa un taccuino per annotarsi tante cose, è molto analitico. Ha portato l’esperienza Red Bull».
Quanto c’è di Sebastian nelle 3 vittorie 2015?
«Tanto. Soprattutto a Singapore si è vista una vittoria di forza. Mentre in Malesia e Ungheria ci sono stati problemi o errori degli altri, Singapore è stato un dominio netto: prima la pole, poi la gara in testa dall’inizio. Tutta roba sua».
Avete avuto momenti brutti?
«Attriti non ci sono stati, la stagione è andata molto bene. Ci sono stati momenti in cui si doveva sviluppare la macchina all’inizio e scegliere configurazioni che sarebbero state decisive per non sbagliare, lui è stato determinato».
Avete già definito la vettura 2016?
«Il grosso è fatto, è chiaro cosa desidera Seb».
Da ingegnere di Vettel la fermano per strada?
«Ma no, sono un tipo riservato. Logicamente è un orgoglio e un privilegio lavorare in Ferrari, la considero una bellissima avventura». Di quelle da gustare, come un piatto di tortellini.