varie, 10 ottobre 2015
ARTICOLI SU BLATTER
& PLATINI PER IL FOGLIO –
FABIO LICARI, LA GAZZETTA DELLO SPORT 10/10 –
Non sembra più un paradosso l’idea di spostare le elezioni Fifa. L’ipotesi si sta facendo strada e se ne parlerà all’Esecutivo straordinario di Zurigo il 20 ottobre. Non tutti sono d’accordo: ma la Fifa House sembra crollare come la Casa degli Usher, non per i fantasmi ma per gli scandali, e i vertici cercano di correre ai ripari. Con una mossa che potrebbe somigliare a quello che negli Usa è la «bancarotta controllata»: gestire la crisi, non d’insolvenza ma politica, e poi ripartire dopo un anno, forse due, con elezioni vere. Affidando intanto la presidenza di «salute pubblica» a una personalità indipendente perché, comunque, il calcio deve andare avanti. Non con Blatter, che ieri ha presentato ricorso contro i 90 giorni di sospensione inflitti dal comitato etico. Non con il sudcoreano Chung, per lui 6 anni di stop. E chissà se con Platini. La prossima settimana se ne capirà di più.
PRESIDENTI DA MICHEL Giovedì 15 a Nyon, infatti, come annunciato l’altro ieri da Platini, si svolgeranno un’assemblea d’emergenza con i presidenti delle 54 federazioni europee e un Esecutivo straordinario. Carlo Tavecchio ne parla a Baku, alla vigilia di Azerbaigian-Italia, e nelle sue parole si sente l’imbarazzo: «Non posso giudicare solo leggendo i vostri articoli. Voglio sentire Platini difendersi alla riunione delle federazioni: dopo, potrò commentare. La nostra posizione non è cambiata, siamo tra le 49 federazioni che l’hanno sostenuto (si riferisce alle elezioni Fifa di maggio, ma il senso è quello, ndr)». L’Inghilterra è stata più decisa. Il presidente Van Dyke ha detto che «la FA ritirerà il suo appoggio se saranno dimostrati comportamenti non corretti di Platini».
BLATTER RICORRE Blatter intanto non ci sta. Con un improvviso, neanche tanto sorprendente, cambio di programma ha deciso di ricorrere contro la sospensione. I suoi avvocati sperano in una risposta entro dieci giorni e si dicono pronti a mostrare le prove dell’innocenza. Nel ricorso, Blatter si lamenta di un trattamento «brusco e scorretto nei suoi confronti», visto che il comitato non lo ha neanche interrogato. Affiorano particolari sorprendenti, questi sì, sulle ultime ore di Blatter alla Fifa: il giorno in cui ha parlato ai dipendenti non ha mai scherzato e, dopo che è andato via, uno dei responsabili Fifa ha ricordato che probabilmente il «boss» non sarebbe rimasto a lungo. Il parlamentare svizzero Buechel, da sempre critico, ha rivelato che molti dipendenti lo hanno contattato per offrire documenti che attestano la difficile condizione della Fifa.
E ANCHE CHUNG… «Un atto vergognoso»: così il sudcoreano Chung Mong-joon definisce la sospensione di 6 anni ricevuta dal comitato. Chung è pronto ad appellarsi al Tas contro una decisione basata «su articoli vaghi» del codice etico e con l’unico obiettivo di «sabotare la mia candidatura alla Fifa». Non si arrenderà presto. Intanto intervengono anche le Leghe e i club: la Epfl vuole un «governo transitorio, indipendente e credibile», l’Eca chiede che «le squadre abbiano un ruolo centrale nel processo di riforma». Ma tutto passa dal pm svizzero (Michael Lauber) e da quello americano (Loretta Lynch). E si parla di nuovi arresti in arrivo.
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FABIO LICARI, LA GAZZETTA DELLO SPORT 9/10 –
Altro che Baku, dove avrebbe dovuto inaugurare il nuovo stadio prima di Azerbaigian-Italia. Michel Platini resta a Nyon per preparare la strategia difensiva dopo la mazzata – attesa, ma non così forte – del comitato etico. Lui, Sepp Blatter e il segretario Fifa Jerome Valcke sono stati sospesi provvisoriamente 90 giorni, allungabili di altri 45, durante i quali è vietata «qualunque attività calcistica nazionale e internazionale». Peggio al sudcoreano Chung: 6 anni e 100mila franchi svizzeri di multa (90 mila euro) per fatti relativi all’assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022. Uno scandalo senza precedenti. La candidatura alla presidenza di Zurigo per Platini, deciso a lottare, è a rischio.
BLATTER Di Blatter si sapeva: l’indiscrezione di mercoledì diceva 90 giorni. E così è stato. Inevitabile, essendo «indagato». Anche se il suo avvocato, lo statunitense Richard Cullen, accusa il comitato di non aver ascoltato il «boss» Fifa prima del giudizio. Blatter è accusato di gestione scorretta della Fifa, di un pagamento «fraudolento» a Platini (i 2 milioni di franchi in data sospetta) e della vendita dei diritti dei Mondiali 2010 e 2014 a prezzi stracciati, 600mila dollari, ai Caraibi (e poi rivenduti a 20 milioni dall’ex vice presidente Jack Warner).
VALCKE Anche da Valcke, già sospeso dalla Fifa stessa, arriva la prima difesa d’ufficio. Il suo avvocato Barry Berke parla di «false accuse» nei confronti dell’ormai ex segretario. Accuse arrivate da un «pentito» di una società che collaborava con la Fifa: Valcke, infatti, avrebbe fatto bagarinaggio sui biglietti del Mondiale in Brasile.
PLATINI Infine Platini, la cui posizione non è quella di indagato: anche se per il pm svizzero sarebbe «a metà strada tra testimone e accusato» per i 2 milioni ricevuti nel 2011, 9 anni dopo il lavoro svolto per la Fifa tra il 1999 e il 2002. Platini ha denunciato la «fuga di notizie, prima che il comitato prendesse la sua decisione, per danneggiare la mia reputazione». Aggiungendo: «Voglio collaborare con le autorità che conducono le inchieste. Ho agito con onestà, coraggio e franchezza e non mi fermerò davanti a nulla per fare in modo che si sappia la verità. Respingo tutte le accuse straordinariamente vaghe. Si dice nella decisione che “sembra io abbia commesso”…». Insomma, Platini si sente ancora in corsa, proprio ieri si è candidato ufficialmente inviando «le lettere di sostegno necessarie». Convocata anche una riunione con le 54 federazioni europee a Nyon, e un Esecutivo straordinario, per giovedì 15. Platini resta presidente, non «passa» la mano ad interim al vice Villar, perché sta per appellarsi, conta di essere ascoltato e di spiegare, e l’Esecutivo gli ha dato «totale fiducia».
COMITATO La decisione è stata presa dal comitato presieduto dal tedesco Eckert, lo stesso che impedì la pubblicazione del rapporto Garcia nel quale erano lanciate accuse precise ai misfatti per i Mondiali 2018 e 2022. E infatti Michael Garcia, l’investigatore, si dimise. Quello che suona un po’ strano è che Blatter, Platini e Valcke abbiano ricevuto la stessa sanzione pur essendo ben diverse le posizioni. Comunque sia, anche al Cio stanno perdendo la pazienza. Il presidente Thomas Bach ha sbottato: «Adesso basta, i membri della Fifa devono agire rapidamente per ritrovare credibilità. Dovrebbero aprirsi a una candidatura esterna alla presidenza credibile e di elevata integrità».
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FABIO LICARI, LA GAZZETTA DELLO SPORT 9/10 –
Platini sospeso, Blatter sospeso, Nyon e Zurigo nel caos, e il 26 ottobre termine per la presentazione delle candidature Fifa.
1Che cosa può succedere?
Nessuno può immaginare gli scenari dei prossimi 15 giorni, nei quali dovrebbe essere deciso il futuro del calcio mondiale. La sospensione di Platini finirà ai primi di gennaio, ma potrebbe essere troppo tardi anche se si vota il 26 febbraio. Blatter non si sarebbe ricandidato, ma Platini era il favorito a succedergli: ora rischia di non potersi presentare e di mettere a rischio anche l’Uefa.
2La sospensione del comitato etico impedisce di candidarsi?
Formalmente no. Ma toccherà al comitato elettorale pronunciarsi. Nei confronti dei candidati si svolge un «esame etico»: non sarà facile per Platini superarlo, dopo le parole del pm svizzero che lo ha definito «a metà strada tra un testimone e un accusato» .
3Quali strade ha Platini?
Sarebbe meglio dire «aveva». Quando ha ricevuto quel compenso da Blatter, nel 2011, Platini avrebbe dovuto fare un comunicato per dichiarare il pagamento, e mettere a tacere qualunque insinuazione. Non l’ha fatto e quindi innocente o colpevole è diventato ricattabile. Il timing è sospetto: un lavoro svolto tra il 1999 e il 2002, pagato 9 anni dopo, in contemporanea con le elezioni Fifa alle quali Platini ha promesso l’appoggio a Blatter. C’è una sola strada: spiegare il «perché» del pagamento ritardato. Ma presto.
4Cosa succederà alla Fifa?
Blatter è out, Chung è out, ed è divertente immaginare i due che hanno informazioni scottanti sull’altro ma, rivelandole, possono inguaiarsi. Platini rischia di essere out. Ieri gli scommettitori davano favorito il principe Ali sconfitto da Blatter. Non è sembrato avesse lo spessore da presidente. Gli altri, da Zico in giù, rischiano di non avere il sostegno minimo (5 lettere di votanti) per presentarsi. Solo Al Sabah ha autorevolezza, è potente, ma fino a ieri sembrava alleato di Platini. Avrà voglia di entrare nella Fifa ?
5E Blatter? Si è arreso?
Molto difficile. La sospensione, a lui che era ormai fuori dai giochi, non importa. Anzi, potrebbe fargli piacere perché ha portato con sé all’inferno l’odiato Platini. E a questo punto potrebbe essere più facile designare una «testa di legno», tipo il francese Champagne: un candidato dietro il quale Blatter continuerebbe a comandare. Dipende dai votanti che, come noi, conoscono giochi e personaggi…
6Si possono spostare le elezioni?
È stato proposto da qualcuno: un presidente «di garanzia» per due anni, poi si vota con una Fifa diversa. Potrebbe essere utile a Platini: restare all’Uefa, difendersi e tra due anni puntare alla Fifa, senza rivali, se libero da ogni accusa.
7Qualcuno insinua che nell’inchiesta ci sarebbe la lunga mano di Blatter.
Chi può dirlo? I tempi sono sospetti, anche la sospensione di Chung: arriva ora, era sotto inchiesta da gennaio. Ma sospetta è un’altra cosa. In un bilancio stramilionario come quello della Fifa, i giudici, guarda caso, hanno trovato 2 milioni a Platini. Non ci prendiamo in giro: sono stati ben guidati. E di pagamenti del genere sono a conoscenza i vertici, presidente e segretario, che li approvano. Una vendetta di Valcke fatto fuori? Una mossa di Blatter? Boh. Comunque, se il pagamento è illegittimo, giusto che Platini paghi, anche se il francese giura di non aver commesso niente di illecito.
8E all’Uefa?
Platini alla Fifa, o fuori da tutto, aprirebbe forse una lotta a tre Villar (Spagna), Niersbach (Germania) e Van Praag (Olanda). Platini eviterebbe i primi due, l’olandese non è amato dall’Est. In realtà si stava lavorando a una successione con il segretario Infantino per la continuità tra Fifa e Uefa. Platini ha un mandato Uefa fino al 2019. Adesso bisogna attendere. L’Esecutivo di Nyon però è legatissimo a lui e gli ha dato fiducia. Sì, è un bel caos .
f.li.
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IL POST 8/10/2015 –
Giovedì 8 ottobre il comitato etico della FIFA, la federazione che gestisce il calcio mondiale, ha sospeso il presidente della FIFA Sepp Blatter e il presidente della UEFA Michel Platini per 90 giorni. La sospensione ha effetto immediato, può essere prolungata fino a un massimo di 45 giorni e secondo la stessa FIFA comporta il divieto di partecipare «ad ogni attività legata al calcio a livello locale o internazionale». Prima della decisione del comitato etico, il Guardian aveva scritto che in caso di sospensione Platini non avrebbe potuto candidarsi ufficialmente a presidente FIFA, dato che i termini per ufficializzare le candidature scadono il 26 ottobre. Il comitato etico ha sospeso per 90 giorni anche l’ex segretario generale Jérôme Valcke – già sospeso dalla sua carica dalla stessa FIFA a metà settembre – e per sei anni l’ex vicepresidente FIFA Chung Mong-joon, che è sud-coreano ed è accusato di aver violato il regolamento FIFA nei processi di assegnazione dei Mondiali del 2018 e del 2022. Per il momento, la presidenza della FIFA sarà assunta temporaneamente da Issa Hayatou, 69enne camerunense e presidente della confederazione calcistica africana. L’ufficio stampa della UEFA è rimasto chiuso e non è ancora stata fatta alcuna comunicazione.
La decisione di sospendere Blatter e Platini è arrivata in seguito a un’inchiesta aperta sui due dal reparto investigativo del comitato etico, a sua volta avviata dopo l’apertura di un’indagine su Blatter per gestione fraudolenta e appropriazione indebita da parte del procuratore generale svizzero. Platini è implicato nell’indagine perché nel 2011 ha ricevuto due milioni di euro da Blatter, che secondo l’inchiesta svizzera sono stati pattuiti come tangente. Platini dice invece che i soldi erano parte del suo stipendio come dirigente FIFA. Platini è stato a lungo il braccio destro di Blatter – che a causa di precedenti indagini su dirigenti FIFA aveva già detto che si sarebbe dimesso nel febbraio 2016 – e poche settimane fa aveva anche detto che si sarebbe candidato per prendere il suo posto alla presidenza FIFA. Blatter ha detto di essere contrariato perché non gli è stato permesso di difendere la sua posizione prima della sospensione.
La FIFA è da alcuni mesi al centro di due importanti inchieste: una statunitense e l’altra svizzera. Fino a prima dell’indagine nei confronti di Blatter l’inchiesta statunitense sembrava essere quella più importante: era l’inchiesta che aveva portato all’arresto di alcuni dirigenti FIFA fra cui Jack Warner, politico, uomo d’affari, ex vice presidente della FIFA ed ex presidente della CONCACAF già arrestato in giugno e poi rilasciato su cauzione. In una lettera presentata dagli avvocati di Blatter è scritto che «la decisione della comitato etico è stata basata su un’incomprensione delle azioni del procuratore generale in Svizzera, che ha aperto un’indagine ma non ha ancora formalizzato accuse» contro Blatter.
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GUIDO DE CAROLIS, CORRIERE DELLA SERA 10/10 –
Il re non abdica, perché la sua corte non ha intenzione di pugnalarlo. Lo scandalo Fifa che ha portato alla sospensione per 90 giorni del presidente Joseph Blatter e di Michel Platini ha terremotato il mondo del calcio, ma non ha piegato l’ex juventino e l’Uefa che si sta riorganizzando per riappropriarsi della governance del calcio mondiale.
Giovedì 15 ottobre a Nyon si terrà una riunione d’emergenza dell’Uefa, cui prenderanno parte tutte le federazioni. Nessuno fin qui ha scaricato Platini, sospeso dalla Fifa, ma (a differenza di Blatter) non indagato dalla Procura svizzera nell’indagine portata avanti dai giudici di Zurigo e dal Dipartimento di giustizia americano. Sono già scattate le manette per sette dirigenti della federcalcio internazionale e ieri dalla Svizzera è arrivato l’ok all’estradizione negli Usa per Costas Takkas, ex segretario generale della Football Association delle Isole Cayman, arrestato il 27 maggio a Zurigo, due giorni prima delle elezioni che confermarono Blatter alla presidenza Fifa. Il prossimo estradato potrebbe essere Jeffrey Webb, ex presidente Concacaf. E mentre il coreano Chung Mong-Joon, sospeso per sei anni dal Comitato etico con l’accusa di gravi irregolarità sull’assegnazione dei Mondiali in Russia del 2018 e in Qatar 2022 e così escluso dalle prossime elezioni, annuncia ricorso contro la squalifica e una possibile causa per diffamazione contro la Fifa, la Uefa gioca la sua partita a scacchi.
L’accelerazione dell’inchiesta e l’avvicinarsi della chiusura delle candidature per la presidenza Fifa (vanno presentate entro il 26 ottobre) hanno convinto la federcalcio europea a muoversi. L’Uefa ha cancellato tutti gli impegni e i viaggi di rappresentanza di Platini che però si presenterà alla riunione di giovedì a Nyon. Sarà l’occasione per la difesa del francese che nei giorni scorsi ha contattato le varie federazioni europee, spiegando di essere estraneo ai fatti e concordando la linea. Così vanno lette le parole del presidente della Figc Carlo Tavecchio. «Le federazioni che si sono espresse per Platini candidato sono state 49, e tra queste l’Italia. Solo 4 hanno detto no. Noi siamo su quella posizione. Voglio sentire cosa dice alla sua assemblea dei soci».
E le Roi avrà parecchio da spiegare. Le federazioni europee valutano positivamente il suo lavoro, perché in questi anni si sono arricchite con gli introiti sempre crescenti della Champions League e non hanno dovuto fronteggiare nessuno scandalo interno alla Uefa. Platini ribadirà di non essere coinvolto nello scandalo e che le accuse della Procura svizzera che l’ha definito a metà «tra un testimone e un indagato» cadranno. L’Uefa, a meno di imminenti novità giudiziarie, sosterrà la candidatura, ma porterà avanti con ogni probabilità anche altri due nomi vicini a Platini: l’olandese Michael Van Pragg e l’ex interista Luis Figo. Così si creerà un salvagente nel caso in cui il francese dovesse risultare non idoneo al test di integrità della commissione Fifa. L’altra via è presentare una mozione, per chiedere (e ottenerlo non sarà impossibile) al Comitato esecutivo Fifa previsto a metà dicembre un rinvio delle elezioni per la presidenza, in programma il 26 febbraio. Ma si muove anche Blatter. Una sua candidatura diretta è impensabile, ma farà di tutto per convincere il sudafricano Tokyo Sexwale a scendere in campo. Ex compagno di galera di Nelson Mandela a Robben Island, Sexwale è uomo indipendente e specchiato e le federazioni africane lo voterebbero in blocco. Blatter deve convincerlo e non sarà facile.
Guido De Carolis
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GAIA PICCARDI, CORRIERE DELLA SERA 9/10 –
Macbeth, in confronto, è un romanzo di formazione per educande. Nulla, nel terremoto pilotato da Sepp Blatter che sta azzerando i vertici del calcio mondiale, è casuale. L’opera moralizzatrice del Comitato etico della Fifa — creazione ed emanazione, vale la pena ricordarlo, dello stesso Blatter — dopo il numero uno (90 giorni di sospensione) colpisce con la stessa durezza (più eventuale proroga di 45 giorni) Michel Platini, presidente Uefa e successore designato al trono, e Jerome Valcke, segretario generale accusato di essersi arricchito vendendo a prezzo gonfiato biglietti per l’ultimo Mondiale. Considerato che il sudcoreano Chung Mong Joon è stato sospeso per sei anni dopo essere stato riconosciuto colpevole di corruzione nell’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar, oggi l’unico candidato ufficiale alla successione di Blatter è il Principe giordano Ali Bin Al Hussein, con zero possibilità.
Con molti scenari ancora aperti (le candidature si chiudono il 26 ottobre, il Congresso straordinario della Fifa che sceglierà il nuovo presidente è in calendario il 26 febbraio 2016) e il cadavere ancora fumante di Platini sulla scena del crimine (le Roi, riconfermatissimo dall’Esecutivo dell’Uefa, annuncia appello e non troverà la forza di volare a Baku per Azerbaigian-Italia: «Respingo tutte le accuse e lotterò perché la verità emerga: questa storia è una farsa, nulla mi farà rinunciare»), una sola certezza sostiene Sansone Blatter nella sua corsa al massacro contro i filistei: il 29 maggio, un Blatter già in piena tangentopoli iniziava il quinto mandato battendo 133 voti a 73 il Principe Ali al-Hussein. Quattro mesi fa la credibilità dell’uomo di Visp presso le 209 federazioni affiliate, cui distribuisce favori e prebende da 34 anni (17 da segretario generale e 17 da presidente), era la stessa di oggi. E poco — non c’è margine, non c’è humus, probabilmente non c’è volontà — cambierà nei prossimi mesi salvo clamorosi colpi di scena o un rinvio che non gioverebbe all’immagine spappolata della Fifa, così lercia da fare un po’ schifo ai suoi stessi sponsor.
Forte di un pacchetto di voti erodibile nei numeri ma inscalfibile nella sostanza (Africa, Caraibi, Oceania, parte dell’Asia, un pizzico di Sudamerica e le piccole federazioni extraeuropee rappresentano il blocco blatteriano), il reuccio di Fifastraße 20, a Zurigo, è pronto a lanciare il suo candidato — Tokyo Sexwale, sudafricano, 62 anni, uomo d’affari e politico anti apartheid, finito a Robben Island come Mandela — verso la poltrona più ambita e più ricca dello sport, pilotando la sua successione anche dalla cella di un carcere di massima sicurezza, cioè dove il Dipartimento di giustizia americano, tramite la longa manus del Procuratore generale della confederazione svizzera Michael Lauber, vorrebbe spedirlo per le sue malefatte.
Giudizi morali a parte (chiedersi se sia più grave aver firmato un contratto sfavorevole alla Fifa con la federcalcio dei Caraibi, violando i suoi doveri di gestione, o aver versato 2 milioni di franchi sul conto corrente di Platini, configurando un pagamento illecito, è come sfogliare 50 sfumature di Belzebù), la sensazione è che prima di immolarsi sull’altare del Comitato etico Sepp Blatter abbia blindato l’eredità nelle mani di un amico fidato che sappia tutelarne il passato e apparecchiarne il futuro (ha solo 79 anni, che diamine), magari garantendogli un ruolo onorario ma ancora operativo. Il Grand Hotel Fifa, d’altronde, tra voli in business e alberghi a cinque stelle, tra champagne e coquillage, è uno dei luoghi più ambiti per la pensione.
Difficile pensare a sconvolgimenti di un piano così ben orchestrato. Tra i grandi ex calciatori pochi hanno un profilo alto (il non immacolato Beckenbauer? Rumenigge?) in grado di far deragliare Blatter. E ha colpito, ieri, la potenza del tuono emesso dall’Olimpo di Losanna da Thomas Bach, presidente Cio: «Basta! Serve una candidatura esterna di elevata integrità». Il miracolo nelle mani di una donna? Nel frattempo a reggere la Fifa ci pensa il camerunense Issa Hayatou, già indagato per conflitto di interessi. John Gotti, da quelle parti, sarebbe stato un idolo.
Gaia Piccardi
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GUIDO DE ANGELIS, CORRIERE DELLA SERA 9/10 –
Il gioco per il trono è pieno di coltellate più che di spade. Il futuro re del pallone sarà incoronato alla fine di una guerra senza regole, iniziata anni fa. Nessuno è al sicuro, non contano cariche, blasone o passato. Gli amici mutano in nemici, unico obiettivo: salvarsi.
La sospensione di 90 giorni inflitta al numero uno della Fifa Joseph Blatter (indagato dalla Procura svizzera) e al presidente dell’Uefa Michel Platini (non indagato) da parte del Comitato etico non era inattesa. Dentro il palazzo di una Fifa commissariata, si muove il direttore della divisione legale della federazione: lo svizzero Marco Villiger. Il Comitato etico, che fino a pochi giorni fa non brillava per zelo, avrebbe (sotto suo impulso) intrapreso un’altra strada, ostentando inflessibilità con Blatter e Platini, una linea adottata per placare la Procura di Zurigo che indaga sulla Fifa insieme al Dipartimento di Giustizia statunitense. E sarebbe un modo per frenare l’ira degli sponsor, Coca Cola e McDonald’s, che versano milioni e pretendono trasparenza. I due colossi non vogliono ritrovarsi invischiati neppure marginalmente (e la legge americana non è affatto di manica larga) in un ginepraio di fondi neri e tangenti. Si vuole poi scongiurare di dover posticipare, a data da destinarsi, le elezioni e che la Fifa sia costretta a lasciare la sua sede in Svizzera e prendere dimora in Qatar o in un altro Paese arabo. Così si sposterebbe l’asse del potere altrove, ma pure in un luogo meno esposto alle inchieste. E non è un’ipotesi campata in aria.
Entro il 26 ottobre vanno presentate le candidature per le elezioni in programma il 26 febbraio. Quattro mesi sono un tempo eterno e una terra di nessuno dove in tanti possono lasciarci la carriera. La corsa di Platini è a ostacoli. La sospensione non gli vieta di candidarsi, ma a dicembre dovrà sostenere (e superare come gli altri) un test di integrità davanti a una commissione Fifa. Potrebbe passarlo oppure essere ritenuto «non idoneo». Da qui a dicembre la strada è lunga e le mosse della Procura svizzera saranno rilevanti. Il terrore dell’Uefa, la più ricca e potente delle federazioni, è sostenere un candidato poi non eleggibile. Platini è sotto accusa per un pagamento ricevuto per un lavoro di consulenza alla Fifa tra il 1999 e il 2002. E qui si aggiungono altri dubbi. Una parte di quei soldi sarebbero stati pagati a fine 2002, un’altra tranche da 2 milioni di franchi svizzeri nel 2011. Perché dieci anni di ritardo? Se erano soldi non dovuti e non dovevano essere rintracciati, perché sono partiti da un conto ufficiale della Fifa? Sono le domande della difesa di Platini che li ha dichiarati al Fisco francese. Si preparava il terreno per far fuori Platini? Lo dirà l’inchiesta.
A metà dicembre, dopo i test di integrità, è fissata una riunione della Commissione esecutiva Fifa. Con Platini escluso, la Uefa sarebbe tagliata fuori dalla corsa alla presidenza e farebbe di tutto per spostare le elezioni, gettando però altri dubbi sulla trasparenza Fifa. Blatter difficilmente potrà candidarsi, che abbia già perso è da dimostrare.
Guido De Carolis
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MARIO SCONCERTI, CORRIERE DELLA SERA 9/10 –
P latini e Blatter non sono nemmeno paragonabili. Blatter è un manager puro, ha inventato il calcio miliardario, ci si è avvolto fino a farselo scappare di mano. Platini è un fuoriclasse, ha vestito bandiere. Se Blatter può essere un mercante qualunque, ricchissimo e furbo ma qualunque, Platini è un riferimento del calcio per quello che ha fatto sul campo. Sapere giocare, averlo fatto splendidamente per tanti anni, dà sempre un’idea di immunità. Per la grazia del lavoro, per l’arte che comporta, per la fede che interpreta. È difficile adesso metterli quasi sullo stesso piano, uno burocrate smaliziato, torbido, l’altro rivoluzionario per solitudine e temperamento. Dove sbaglia allora questa storia? Dove sbanda? E cosa racconta di inevitabile? Ci sono tre anomalie opposte per natura, ma evidenti. La prima non è che Platini abbia preso soldi, tanti soldi da Blatter. Non tutti i soldi sono per forza il male. Eravamo nel 1999, un anno prima Platini aveva organizzato i Mondiali in Francia. Era il simbolo giusto di un grande calcio che avanzava. Che Blatter gli abbia offerto milioni di franchi svizzeri per girare il mondo facendogli campagna, rientra nella ricca normalità del calcio. Si può dire che Platini era costoso, ma che era anche il migliore. L’anomalia sta nell’essere stato saldato dieci anni dopo la riscossione della prima parte di compenso. Perché così tardivi, quei due milioni successivi? Bisognava trattare in silenzio? La seconda anomalia è una coincidenza: Blatter paga Platini pochi mesi dopo che la Fifa, con l’assenso di Platini, ha assegnato i Mondiali al Qatar, luogo geografico nobile ma inconsueto per organizzare calcio in estate. Ma soprattutto Blatter paga con ricevuta scritta, tutto fiscalmente regolare. Quando Platini è già un suo avversario. È troppo pensare l’abbia fatto apposta, che sia stato creato un documento di pressione contro il prossimo candidato alla presidenza Fifa? Delle due l’una: o Platini è caduto in una trappola o è davvero andato oltre la correttezza. In entrambi i casi non si può più pensarlo alla testa del calcio mondiale. Ultima anomalia: come può essere etico un comitato che denigra eticamente sul pianeta in modo categorico e ufficiale un suo dirigente senza nemmeno spiegarne il motivo?
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GAIA PICCARDI, CORRIERE DELLA SERA 8/10 –
Anche i demoni hanno una data di scadenza. «Lascerò il 26 febbraio, non un giorno prima. Mi batterò fino alla fine. Sono convinto che il male verrà alla luce e il bene prevarrà. Sono stato condannato senza che sia stata provata alcuna irregolarità. Tutto ciò è scandaloso».
Aveva appena finito di tuonare, Sepp Blatter, il presidentissimo destinato a essere sostituito al prossimo Congresso straordinario della Fifa, quando gli spifferi del Comitato etico della Federcalcio mondiale — riunito da lunedì e per tutta la settimana — hanno lasciato trapelare l’intenzione di sospendere Blatter per 90 giorni, in attesa dell’esito delle indagini delle autorità svizzere sul caso del versamento di 2 milioni di franchi svizzeri effettuato nel febbraio 2011 sul conto corrente dell’erede al trono, e presidente Uefa, Michel Platini.
Chi tocca, muore. La corsa alla poltrona dell’opulento palazzaccio di Fifastraße, a Zurigo, si sta rivelando un gioco a eliminazione. Dopo quella di Blatter, il Comitato analizzerà la posizione di Platini e quella di un secondo candidato, l’uomo d’affari sudcoreano Chung Mong Joon, vicepresidente onorario Fifa, indagato per corruzione. Decisioni sul loro conto sono attese a breve. In un clima di segreti e sospetti (la Commissione etica dovrebbe lavorare nell’ombra e nell’anonimato ma pare che il membro senegalese Abdoulaye Makhtar Diop si sia lasciato andare a qualche confidenza di troppo, subito ripresa dalla Bbc), l’ambiente a Zurigo è incandescente. Mong Joon, convinto che il suo coinvolgimento per aver fatto lobbing per spingere il Mondiale 2022 (poi finito al Qatar) in Corea del Sud sia un complotto per farlo fuori, ha detto che Blatter è «un ipocrita e un bugiardo», minacciando di fare causa al reuccio di Visp, e che la Fifa è «un’organizzazione corrotta al servizio degli interessi di pochi». Tra insulti e accuse feroci, sperando di farla franca e passare inosservato, a fari spenti nella notte viaggia Michel Platini. «Il presidente ritiene di aver dato soddisfacenti spiegazioni alle autorità» ha detto il portavoce, Pedro Pinto, smentito da Reinhard Rauball, numero uno del calcio tedesco, secondo cui «Platini non ha fornito alcuna spiegazione plausibile per giustificare il versamento di 2 milioni di franchi firmato Blatter». Per ora coinvolto solo come persona informata dei fatti, le Roi potrebbe presto incorrere nelle ire del Comitato etico che potrebbe sospenderlo, azzoppandone la corsa.
Tra i candidati ufficiali alla successione di Blatter, al momento soltanto il principe giordano Ali Bin Al-Hussein non risulta coinvolto in indagini scottanti. Ma con gli sponsor in fuga e la deadline fissata il 26 ottobre, ogni giorno che passa i tempi sembrano sempre più maturi per una rivoluzionaria candidatura femminile.
Gaia Piccardi
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MARCO BELLINAZZO, IL SOLE 24 ORE 9/10 –
Sepp Blatter, assieme a Michel Platini e Jerome Valcke, è stato momentaneamente sospeso dalla Fifa. La sospensione, decisa dal comitato etico, avrà effetto per novanta giorni, ed è prorogabile di altri quarantacinque. Prosegue dunque il terremoto in seno al massimo organo calcistico mondiale, con Blatter che solo poche settimane fa era finito nel registro degli indagati della Procura svizzera con le accuse di gestione fraudolenta e appropriazione indebita. Accuse che toccano da vicino anche Michel Platini, inizialmente ascoltato come persona informata dei fatti, e poi coinvolto nell’indagine su un versamento da 1,8 milioni di euro effettuato nel 2011 per dei non precisati lavori svolti dall’attuale presidente della Uefa, nonché candidato alla successione di Blatter nelle elezioni in programma nel febbraio 2016. Per quanto riguarda Jerome Valcke, segretario generale della Fifa dal 2017 al 2015, la sospensione decisa dal Comitato Etico fa seguito alla rimozione dall’incarico disposta lo scorso 17 settembre.
Blatter, che nel corso di questi novanta giorni di sospensione non potrà in alcun modo né rappresentare, né agire per conto della Fifa, è finito al centro delle indagini della Procura svizzera per aver siglato un accordo con la Federazione caraibica per la cessione dei diritti televisivi delle edizioni 2010 e 2014 della Coppa del Mondo a un prezzo inferiore rispetto a quanto dovuto. Episodio, quest’ultimo, che ha alimentato il sospetto di possibili collegamenti con Jack Warner, presidente della Federazione caraibica all’epoca dei fatti e arrestato lo scorso maggio assieme ad altri otto dirigenti della Fifa a Zurigo.
Ma la Procura svizzera ha aperto un altro fascicolo su Blatter, legato ai suoi rapporti con Michel Platini. Nel 2011, infatti, il presidente della Fifa ha versato sul conto del numero uno della Uefa un bonifico da due milioni di franchi svizzeri, pari a circa 1,8 milioni di euro. Pagamenti che Platini ha sempre definito leciti, riguardanti un lavoro svolto ben prima di diventare presidente della Uefa e saldati dalla Fifa dieci anni dopo per presunte difficoltà finanziarie. Una difesa troppo debole per schivare la sospensione, che il presidente del principale organo calcistico europeo aveva già anticipato nella giornata di ieri, definendola «un tentativo di danneggiare la mia reputazione». Un’accusa ai danni del Comitato Etico, per il quale Platini richiede che «un organo di giudizio indipendente e imparziale faccia luce sugli eventi che hanno portato all’apertura di questi procedimenti investigativi».
Per Platini si tratterebbe del secondo caso spinoso da affrontare nel giro di un anno, dato che prima del versamento effettuato da Blatter è stato protagonista della cena organizzata dal presidente francese Nicolas Sarkozy assieme allo sceicco Al Thani poche settimane prima dell’assegnazione dei Mondiali del 2018 e del 2022. Un incontro nel quale la presenza di Platini avrebbe giocato un ruolo chiave proprio per i suoi rapporti con i qatarioti, a cui è stata attribuita l’organizzazione della Coppa del Mondo con dodici anni di anticipo ai danni degli Stati Uniti. Una chiusura del cerchio, dato che l’indagine svizzera nasce proprio dalle accuse di gestione illecita e riciclaggio di denaro nell’assegnazione delle due edizioni dei Mondiali in questione.
Marco Bellinazzo, Il Sole 24 Ore 9/10/2015
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MAURIZIO CRIPPA, IL FOGLIO 9/10 –
La camera di giudizio del Comitato etico, presieduta da HansJoachim Eckert, ha sospeso in modo provvisorio il presidente Fifa Joseph Blatter, quello dell’Uefa e vicepresidente della Fifa Michel Platini e il segretario generale della Federcalcio mondiale Jérôme Valcke per 90 giorni”. Secco e gnecco, è il comunicato della Fifa. E se non scappasse da ridere si potrebbe dire che sembra la caduta degli dèi. Ma viene da ridere: per l’argomento, per i personaggi e soprattutto per il comitato “etico”, aggettivo impalatabile a furia di abuso, tanto più se applicato a uno sport nato come sublimazione delle guerre di strada. La storia è arcinota, la puntata più recente riguarda Le Roi Michel, sentito dalle autorità svizzere in merito a un versamento da 2 milioni di franchi effettuato, a spese della Fifa, da Blatter nel 2011: lui dice per un vecchio lavoro, quelli sospettano per aver calciato una bella punizione a favore del Qatar quando c’era da scegliere la location dei Mondiali 2022. I Mondiali, gli Europei. Averli ridotti al rango di location a scopo di lucro geopolitico, quello è il reato vero, altro che gli estero su estero. Il risultato di decenni di Blatter e Platini è infatti questo: chi preferirebbe il calcio giocato – il pubblico pagante, ma pure i signori della tv – dovrà invece beccarsi il solito weekend di stop alla serie A, perché ci sono le qualificazioni europee. Dette anche la morte del calcio, o il martello sui coglioni del tifoso. Basta vedere i promo disperati e disperanti della Rai per tentare di erotizzare “le sfide” (Gesù!) con Azerbaigian e Norvegia per capire quanti danni hanno fatto, con questa idea che al calcio, come all’Onu o all’Unione europea a 28, debbano partecipare tutti. Pure le Isole Fær Øer. Tutti. Per apparecchiare il più squallido spettacolo del mondo. Dateci i clandestini, piuttosto. Diciamo che più che la caduta degli dèi, è la caduta dei cialtroni, dei satrapi gestori di un sistema che non funziona più e non interessa a nessuno. Colpevoli di aver deliberatamente gestito il calcio così. Un baraccone che per il Pallone d’oro si dimentica Buffon e mette Carlos Bacca merita di essere bombardato dai droni e invaso da Putin. Ed è chiaro che il bradisismo che sta tirando giù il palazzo è per l’appunto un regime change, perché quelli che nel calcio contano qualcosa e ci mettono i soldini vorrebbero qualcosa che somigliasse più a un’area business che a un Palazzo di Vetro in formato Calciopoli. Poi fa anche brutto (vabbè dài, qui è l’ipocrisia che paga un tributo all’ironia) che Michel Platini finisca come Ignazio Marino: con tutti i danni che ha fatto a Roma, incastrato per una cenetta a piazza Margana. Un regime change fatto nel peggiore dei modi, per via giudiziaria. Viene quasi voglia di difendere l’adorabile faccia da schiaffi del Roi: accusarlo di aver messo su tutto questo macello di Uefa, che sembra il casino organizzato di Fascetti, per un paio di milioncini dal Qatar, che poteva pure permettersi di regalargli tre arrondissement di Parigi, è un insulto alla sua intelligenza. Del resto, se non c’è più il calcio dove era rigore quando arbitro fischiava, è perché loro l’hanno ridotto a un calcio in cui è squalifica quando bonifico canta.
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BENEDETTO SACCA’, IL MESSAGGERO 9/10 –
È stato il giorno nero della Fifa. Azzerati provvisoriamente i vertici, sospesi per 90 giorni il presidente dimissionario Joseph Blatter, il vice presidente Michel Platini e il segretario generale Jerome Valcke, squalificato per sei anni l’ex vice presidente Chung Mong-Joon, costretto anche a pagare 100 mila franchi svizzeri di multa. Uno sgretolamento circolare, piovuto a quattro mesi e due settimane dalle nuove elezioni presidenziali, fissate (al momento) per il 26 febbraio del 2016. E, come nel peggiore degli incubi, a firmare la condanna di Blatter è stata una sua creatura, vale a dire la Fifa in senso ampio e il Comitato etico in senso stretto. Il tedesco Hans-Joachim Eckert, il capo della camera giudicante del Comitato, ha lasciato scivolare la ghigliottina sulla federcalcio mondiale in tarda mattinata, spalancando così la fantasia a scenari infiniti. Come detto, la sanzione durerà per tre mesi e sarà prorogabile di ulteriori 45 giorni. Già da ieri sera le sospensioni sono divenute effettive e, fino al loro esaurirsi, negheranno ai colpevoli la possibilità di partecipare a tutte «le attività calcistiche a livello nazionale e internazionale».
Così, per cominciare, lo scettro della Fifa lo ha agguantato il camerunense Issa Hayatou, vice presidente dal 1992 e a sua volta al centro di scandali nel 2011: sarà il numero uno ad interim. Quanto alla Uefa, l’Esecutivo ha spiegato di «non aver accettato e condiviso» la punizione inflitta al proprio presidente Platini; e di valutare l’ipotesi di rivolgersi ai tribunali dello sport. «Ribadiamo la totale fiducia nei confronti del presidente e lo sosterremo in maniera ferma». Intanto, giovedì prossimo, Le Roi incontrerà i rappresentanti delle federazioni europee, inclusa la Figc. Accreditato inizialmente di una presidenza ad interim, lo spagnolo Angel Maria Villar conserverà quindi il ruolo di vice presidente europeo.
LE ACCUSE
Venendo alle sentenze, l’indagine legata a Blatter è stata curata dall’avvocato di Guam, Robert Torres, mentre quella connessa a Platini da Vanessa Allard di Trinidad e Tobago. È utile ricordare che il colonnello svizzero è stato accusato dalla magistratura elvetica di «gestione fraudolenta e di appropriazione indebita» per aver firmato con l’Unione caraibica un contratto televisivo sfavorevole. In sintesi, ha venduto i diritti tv dei Mondiali del 2010 e del 2014 a una cifra irrisoria. Viceversa Platini finora è stato interrogato ma non indagato dalla polizia svizzera per aver ricevuto due milioni di franchi dallo stesso Blatter nel 2011. A Valcke, invece, si addebita la rivendita di biglietti dei Mondiali al mercato nero; a Chung, di aver favorito la Corea del Sud durante l’assegnazione del Mondiale del 2022. «Noi siano tranquilli, non ci saranno ripercussioni sui Mondiali del 2018», ha garantito il ministro dello Sport russo Vitali Mutko.
LA CANDIDATURA
Blatter ha scelto di non presentare ricorso, ma, hanno confidato gli avvocati Forrer, Cullen e Erni, «è deluso perché il Comitato non ha rispettato il codice etico, che gli dava la possibilità di essere ascoltato». Il Comitato etico non ha rispettato il codice etico... Al contrario Platini ha calato la carta dell’astuzia e già in prima mattinata aveva presentato la propria candidatura alle elezioni presidenziali di febbraio. «Respingo tutte le accuse, si basano su apparenze giuridiche. Niente mi farà rinunciare al mio impegno di servire il calcio», ha scandito Le Roi. La domanda sorge però naturale: Platini potrà candidarsi nonostante la sospensione? «La questione compete alla Commissione elettorale della Fifa, che a fine mese esaminerà la validità delle proposte», ha spiegato Andreas Bantel, il portavoce del Comitato etico. Una validità anche «etica». Calendari alla mano, la punizione si concluderà il 6 gennaio del 2016 o, muovendosi nel quadro di una proroga, il 20 febbraio del 2016. A una settimana esatta dalle votazioni. Fondamentale comunque era avanzare la proposta entro il 26 ottobre e, soprattutto, prima dell’arrivo del verdetto. Guardando altrove, ad oggi Zico, il giordano Ali bin Hussein e il presidente della federazione della Liberia, Mussa Bility, hanno annunciato di voler concorrere. Issa Hayatou non proverà. Perché, fra le pieghe delle decisioni, fumano le macerie della Fifa. E Blatter, in fondo, è ancora lì a disegnare nuove mappe, magari immaginandosi regista di una candidatura amica.
Benedetto Saccà
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MIMMO FERRETTI, IL MESSAGGERO 9/10 –
Un consiglio: andateci piano prima di dire che Blatter stavolta è spacciato e che la sua lunga avventura al timone del calcio mondiale sia arrivata ai titoli di coda o giù di lì. Troppo potente, Sepp, per finire fuori gioco come un dirigente qualsiasi. Dopo aver comandato a proprio piacimento qualsiasi rimbalzo di qualsiasi pallone in ogni angolo del pianeta, può fare la figura dello sfigato ed uscire di scena con il portafoglio pienissimo ma senza uno straccio di potere? Impensabile per uno che ha fatto proprio del potere (dittatura?) uno stile di vita. Il sospetto, allora, è che il Colonnello se la stia giocando di fino per far fuori tutti i suoi avversari. Con il nemico Platini in testa. Della serie: non potrò (ri)diventare presidente della Fifa? Bene, allora non potrà farlo neppure il presidente dell’Uefa. Blatter è nel mirino di mille nemici, compresi gli sponsor Coca Cola, Visa e McDonald’s, ma ha (ancora) un mare di amici. Pronti a gettarsi per lui nel fuoco. Ecco perché non esagera chi ipotizza che il prossimo 26 febbraio, giorno dell’elezione del nuovo presidente, il candidato forte, per non dire favorito, sarà un uomo di fiducia del Colonnello. Tanto per capirci, del resto, la presidenza ad interim della Fifa è stata presa da Issa Hayatou, compagno di merende di Blatter, che ha ammesso candidamente di avere ricevuto in passato tangenti e che è sotto inchiesta in un’altra indagine. Roba da signori veri, insomma.
URBI ET ORBI
Un altro consiglio, adesso: andateci piano prima di dire che Platini ha terminato la sua carriera di dirigente mondiale. Troppo furbo, e potente, anche il francese per non aver valutato nei tempi giusti l’attacco del suo nemico Blatter. Ecco perché, assolutamente non a caso, Le Roi poco prima di ricevere la scomunica da parte del Comitato Etico (istituito da Blatter...) aveva con mirabile tempismo annunciato urbi et orbi la sua candidatura per il prossimo 26 febbraio nonostante accuse, scandali e frecciate varie. Una candidatura, confermata post stop, con tanto di pezze d’appoggio firmate e controfirmate. Lo squalificato Platini ora ha a disposizione il giudizio di secondo grado e il ricorso al Tas di Losanna per vedersi riabilitato da un punto di vista formale, perché nella sostanza lo stop di 90 giorni non gli tarpa la ali nel volo verso il vertice della Fifa. Fatevi un po’ di conti e ve ne renderete conto. Inoltre, la sua candidatura dovrà essere valutata nel merito dalla Commissione elettorale della Fifa, dove i falchi e le colombe spesso mangiano insieme. La sensazione, insomma, che la guerra tra il Vecchio e il Nuovo, oggi dati per spacciati, sia appena cominciata.
Mimmo Ferretti
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FULVIO BIANCHI, LA REPUBBLICA 10/10 –
UN principe arabo o un giornalista tedesco? Michel Platini non si arrende, certo, ma la corsa alla presidenza della Fifa - a quella poltrona di lusso (rende circa 10 milioni di euro all’anno, puliti...) che per troppo tempo è stata di Sepp Batter – potrebbe non riguardarlo più ed essere quindi riservata soprattutto ad Ali bin Hussein di Giordania, classe ‘75, oppure a Wolfgang Niersbach, tedesco, classe ‘50. Entrambi uomini Fifa, ma mai sfiorati da scandali o inchieste. Un altro possibile candidato è il sudafricano Tokyo Sexvale, finito a Robben Island come Mandela: ma non gode di molti appoggi. Si vota (chissà...) il 26 febbraio 2016: le candidature vanno presentate entro il 26 di questo mese, manca pochissimo ormai. Il 15 è in programma un esecutivo Uefa, il 20 tocca alla Fifa. C’è chi spinge per rinviare le elezioni. Blatter e Platini sono stati sospesi dal Comitato etico per 90 giorni, allungabili ad altri 45. Peggio ancora il sudcoreano Cung, per lui stop di sei mesi: è fuori da tutto. Blatter e Platini hanno fatto entrambi ricorso: il boss svizzero è stato subito smentito quando si è lamentato di essere stato condannato senza processo (“falso - gli è stato risposto - è stato sentito il 1 ottobre”). Platini si è difeso, ma ancora non è chiaro perché quei 2 milioni di franchi svizzeri gli siano stati pagati con 9 anni di ritardo e non si trova il contratto (ma esiste?). Il n.1 dell’Uefa si è candidato, non rinuncia al sogno mondiale, ma ora dovrà passare al vaglio del comitato elettorale dove è previsto un delicato “esame etico”, mentre anche i giornali francesi (Le Monde e l’Equipe) non gli concedono chance. Il 15 ottobre tutti a Nyon, come detto: esecutivo Uefa, che ha già espresso solidarietà al suo presisdente, e summit (informale ma decisivo) delle 54 Federazioni europee. Si sa già che il blocco dell’Est, legato a Putin, è contro il francese. Così come le Federazioni inglese e tedesca. E la Figc? Carlo Tavecchio andrà in Svizzera: «Non abbiamo cambiato atteggiamento: noi abbiamo dato un’indicazione insieme a 49 Federazioni, solo 4 non avevano dato indicazioni precise... Giudicare dai giornali non è semplice: voglio sentire l’assemblea dei soci della Uefa dove l’interessato avrà l’occasione di spiegarsi». L’Uefa cercherà un suo candidato alternativo, dovesse cadere Platini: potrebbe essere Niersbach, dal 2012 presidente della Federazione di Germania. Thomas Bach, n.1 del Cio, e tedesco pure lui, auspica un esterno (ma non si può scegliere fuori dal calcio). Il Cio è fortemente preoccupato: Bach ha piena fiducia nello sceicco del Kuwait, Ahmad Fahad Al Sabah, presidente dei Comitati olimpici mondiali e membro dell’Esecutivo Fifa. Lui non ha intenzione di candidarsi ma può spostare tanti voti, e non solo dell’Asia. Il 29 maggio scorso lo sceicco era al fianco di Blatter che fu riconfermato, battendo 133 a 73 Ali Hussein, poi ritiratosi. Ora il principe di Giordania ritenta, ma ha perso l’appoggio europeo che gli aveva garantito Platini: per questo la partita è apertissima e i giochi da Zurigo si sono spostati a Losanna, sede del Cio.
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MARCO MENSURATI E FABIO TONACCI, LA REPUBBLICA 9/10 –
Au revoir. Oltre alle annunciate sospensioni di Sepp Blatter e del suo vice Jerome Valcke, la commissione etica della Fifa ieri ha bandito «da qualsiasi attività calcistica a livello nazionale o internazionale » anche il presidente dell’Uefa Michel Platini, l’uomo che doveva rappresentare il nuovo e che invece è rimasto stritolato dal vecchio. In un solo colpo è stata azzerata la governance del pallone e anche la sua opposizione. Perché, è evidente, la corsa alla presidenza Fifa di Le Roi finisce qui. Sul significato politico della decisione di ieri è stato Bach, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale, a fugare qualsiasi dubbio: «Ora ci vuole un candidato alla presidenza che sia esterno, credibile e di grande integrità». Nel comunicato ufficiale con il quale la federazione mondiale del calcio ha annunciato la sospensione di Platini e Blatter per 90 giorni (prorogabili di altri 45), c’è un passaggio che serve più di altri a capire come si sia arrivati a questo epilogo: «La decisione – è scritto - è stata presa dopo le indagini della camera d’inchiesta del comitato etico». Significa che la Federazione aveva messo i suoi uomini migliori (la camera investigativa è guidata da Vanessa Aillard, già braccio destro di Michael Garcia, l’avvocato newyorkese che ha dato il via al “Fifagate” consegnando i resoconti delle proprie indagini all’Fbi) a cercare nei bilanci il documento contabile che fornisse una plausibile giustificazione al versamento, datato febbraio 2011, di due milioni di franchi sul conto corrente di Platini. Pagamento effettuato su esplicita autorizzazione di Sepp Blatter. Ma quel pezzo di carta, come anticipato da una inchiesta di Repubblica e Tages Anzeiger, nei bilanci, non si trova.
Dunque Platini proprio come Blatter va sospeso, in attesa degli sviluppi dell’inchiesta del procuratore generale svizzero Michael Laubner. Inchiesta che promette grossi guai sia per Blatter sia per Platini il quale, come ha spiegato lo stesso Laubner, al momento è in una posizione difficile, «a metà strada tra un testimone e un indagato». Nonostante tutti gli sforzi fatti dall’ex fuoriclasse per cercare di incarnare al meglio il cambiamento, la sua immagine oggi appare legata a doppio filo a un passaggio oscuro della recente storia della Fifa. Basti pensare alle pressioni fatte dal Qatar per avere assegnati i mondiali del 2022 e ai rapporti che Platini ha intrattenuto con il principale lobbista degli emiri, Mohamed Bin Hammam,squalificato a vita dalla Fifa per aver distribuito 5 milioni di dollari di tangenti ai grandi elettori. Platini ha sempre detto di aver avuto solo contatti formali con Bin Hammam «in quanto membro dell’esecutivo Fifa». Poi però, il quotidiano britannico Daily Telegraph ha scoperto che i due si videro in un misterioso pranzo di lavoro, a Parigi. Era il 28 novembre 2010, e quella sera stessa Platini partecipò a una cena all’Eliseo invitato dal premier Sarkozy: tra i commensali c’era uno dei figli di Jassim Jaber Al Thani, primo ministro del Qatar. «Non sapevo che ci fosse anche lui, comunque non abbiamo parlato della coppa del mondo». Ai maliziosi non è però sfuggito che pochi giorni dopo, il 2 dicembre, a Zurigo si tenne la riunione decisiva del Comitato esecutivo e Platini, con Blatter, fu tra i principali artefici del trionfo del Qatar (oggi sotto indagine da parte dell’Fbi). E nemmeno che il mese successivo il figlio di Platini, Laurant, venne nominato chief executive della Burdda, compagnia di abbigliamento sportivo di proprietà del fondo sovrano Qatar Sports Investment, del governo di Doha.
Platini è protagonista anche nell’altra vicenda finita sotto osservazione da parte dell’Fbi: la terza rielezione di Sepp Blatter. Il 29 gennaio 2011 Platini vola a Kuala Lumpur e si vede a colazione ancora con Bin Hamman. Il lobbista gli chiede di candidarsi contro il jurassico svizzero e lui, lì per lì, sembra accettare. Poi a marzo annuncia di non voler partecipare alla corsa e, contemporaneamente, Hammam viene travolto dallo scandalo corruzione. Due settimane fa si scopre che, nel febbraio di quell’anno, sul conto di Platini erano improvvisamente precipitati i due milioni di franchi della Fifa, frutto – questa la versione consegnata alla stampa dal francese - di un misterioso credito maturato nove d’anni prima. «È una farsa. Ho agito e mi sono sempre espresso con onestà coraggio e franchezza», dice Platini, ora che quei due milioni di euro mandano a monte la sua carriera di dirigente sportivo. Ricorrerà in appello e nel frattempo lamenta la fuga di notizie che nella serata di mercoledì aveva anticipato le decisioni del Comitato etico. «Stamattina ho inviato tutte le lettere necessarie a presentare la mia candidatura. Farò in modo che si sappia la verità, non mi fermerò davanti a nulla».
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MAURIZIO CROSETTI, LA REPUBBLICA 9/10 –
L’opera al nero di re Michel comincia quand’era ragazzo, e l’Inter vide forse troppo lontano. Nel 1978 Fraizzoli e Mazzola, lo ha raccontato Sandro più volte, gli diedero soldi (in nero, appunto) quando lui ancora stava al Nancy, aveva 23 anni e le nostre frontiere erano chiuse. Visite mediche segrete in Italia, 80 milioni di lire il costo del campioncino, 250 annui a Michel per 6 stagioni. La differenza tra lo stipendio versato dal Nancy e quello garantito dall’Inter venne, per così dire, sovvenzionata dalle amichevoli all’estero dei nerazzurri, finché Fraizzoli si stancò e anzi cercò di riavere indietro parte del gruzzolo. Eppure, quando Michel incontra Mazzola è immancabile la battuta: «Ehi, Sandro, voi mi dovete ancora 50 milioni!» Ora sarebbe curioso sapere quanti soldi Michel chiederà semmai a Blatter, per scherzo o sul serio. Ma due milioni di nerissimi franchi svizzeri dovrebbero bastare perché il padre uccida la carriera, l’immagine, l’ambizione e i sogni del figlio. Sepp, 79 anni. Michel, 60. Vent’anni in più d’esperienza, navigazioni in ogni mare ed equilibrismi politici hanno fatto la differenza. E così il colonnello seppure agonizzante ha sconfitto il Re Sole. Un re solo.
In una manciata di giorni, Platini si è trasformato da futuro probabilissimo padrone del calcio mondiale in dirigente incenerito e senza domani, nonostante lui continui a parlare di sé come chi non vuol capire, come chi non si renda conto («Chiarirò, resisterò fino alla fine, mi candiderò ancora, è un complotto»): come un ex suo malgrado, come un Marino qualsiasi. Invece, che a bruciarlo e non solo sospenderlo sia un Comitato che si chiama anche Etico, è una lapide. Lui che aveva fatto del fair-play non solo finanziario e della correttezza i suoi totem: sulle maglie dei calciatori in Coppa c’è scritto “respect”, l’ha voluto Platini in persona.
Eppure, questo è un sovrano che sulla cima del mondo non ha regnato neppure un giorno. Il sole gli è tramontato addosso prima ancora di cominciare, prima che la presidenza Uefa (l’Europa) lo lanciasse come una fionda verso la FIFA (il mondo). Ed è stato il colonnello Blatter a servirgli l’arsenico nel calice di champagne, con l’ombra di quei due milioni in nero, inspiegabili, un lavoro pagato con nove anni di ritardo. Perché? Come? Il nuovo, Platini, voleva cancellare il vecchio, Blatter, dopo essere stato suo consigliere speciale dal ‘99 al 2002, portando al tiranno i voti per la rielezione (anche quello dell’Italia), evitando di candidarsi, spigendo il Qatar verso il mondiale 2022. Certi favori non si fanno gratis. Peccato che qualcuno ora pensi che Michel Platini sia stato comprato non una sola volta, ma tre.
Adieu, finito. Non come quando smise di giocare, all’improvviso e senza avvisaglie: quella volta agì d’anticipo. Era il 17 maggio 1987, domenica brumosa, la Juve aveva appena battuto il Brescia 3-2 e Platini ci portò negli spogliatoi del Comunale, distribuì bicchieri in plastica, versò lo spumante e disse «ragazzi, non gioco più». Aveva solo 32 anni, era stanco e aveva avuto il mondo: quella volta sì.
Senza il pallone, tutto cambia. Da ct della Francia non vinse nulla. Invece da dirigente partì subito con una bella raccomandazione, Mitterand lo chiamò a capo del mondiale ‘98. Andò benissimo, tanto che Michel decise di imparare davvero il mestiere e si affidò a Blatter, chi meglio di lui? Il colonnello gli insegnò ogni dettaglio, ogni segreto e gli chiese in cambio anche l’anima, con la promessa che “un giorno, figliolo, quello che vedi sarà tuo”. Michel ci ha creduto, ha sgobbato, ha cercato e ottenuto il consenso delle piccole federazioni (qui i voti si contano, non si pesano): tutta discesa. Ma è proprio in discesa che le cadute possono uccidere.
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GIULIA ZONCA, LA STAMPA 9/10 –
Blatter dovrà davvero lasciare l’incarico stavolta?
Sì. È entrato in Fifa nel 1977, è diventato presidente nel 1998 e per la prima volta dovrà stare a guardare o almeno manovrare dall’esterno. In caso anche i 45 giorni aggiuntivi venissero confermati recupererebbe la carica sei giorni prima delle elezioni. Sempre che nel frattempo non ci siano sviluppi nel caso aperto dalla procura svizzera.
Platini resta all’Uefa?
L’esecutivo ha provato a sostenerlo, almeno fino all’appello. Hanno abbozzato una prova di forza contro la commissione etica e contro la Fifa ma hanno ceduto dopo qualche ora. Confermano l’appoggio ma si attengono alla decisioni prese. Quindi anche Platini è stato detronizzato: ha cancellato tutti gli impegni, è inibito dagli stadi e non potrà presiedere alla riunione straordinaria dell’Uefa convocata per giovedì prossimo.
Cosa succede giovedì?
Le 54 federazioni del calcio europeo, Italia compresa, discuteranno la situazione di Platini e studieranno una strategia. Difficile che siano tutti d’accordo sulla difesa di Platini a tutti i costi. La Germania è scettica e l’Inghilterra ha fatto capire che non resterà con Le Roi se la commissione etica non cambia idea. Per non parlare della Russia da sempre contraria alla linea di Michel.
Platini è candidato alla presidenza Fifa o no?
Tecnicamente sì perché ha presentato tutti i documenti richiesti ieri mattina (prima che gli venisse notificata la sospensione) ma così non può passare il controllo della commissione. Non è possibile presentarsi se coinvolti in qualsiasi tipo di inchiesta penale, civile o sportiva.
Cosa farà ora Platini?
Ha annunciato strenua resistenza. Si appellerà, ma non ha ancora motivato in modo esaustivo il motivo dello stipendio retrodatato. La Fifa lo ha pagato quasi 2 milioni nel 2011 per un lavoro svolto dal 1998 al 2002. Una fonte Uefa lo ha definito «politicamente morto». Magari pesante, ma certo non gli sarà facile riavere il potere di prima.
Quindi chi comanda il mondo del calcio oggi?
La Fifa ha consegnato le chiavi al secondo in grado, il vicepresidente anziano Issa Hayatou. Già coinvolto nello scandalo Isl, allora partner Fifa per marketing e Media. Lui non si candida per il futuro, gestisce solo ad interim e anche sotto stretto controllo dell’ufficio legale della Fifa e delle commissioni. A questo punto sono tre: la commissione elettorale presieduta da Scala, quella delle riforme guidata dal francese Carrard (già protagonista dei cambiamenti dentro il Cio) e il comitato etico. Per lo stesso principio in Uefa toccherebbe allo spagnolo Angel Maria Villar, ma non c’è ancora stato il passaggio di consegne. Anche Villar è già entrato nelle inchieste del comitato etico. Nel rapporto Garcia (indagine interna sui Mondiali 2018 e 2022) veniva descritto: «Vago e deciso a non collaborare».
C’è qualche possibilità di uscire da questo caos?
Non con la semplice elezione di un presidente. La Fifa è arrivata all’anno zero, l’Uefa fino a qui non ha dato segno di voler agire in maniera diversa. La pressione degli sponsor ha dato la botta finale, ora entrambe le istituzioni sono vicine al collasso. Ma ovviamente le casse sono floride e i bilanci in attivo. Gli imputati di cattiva gestione non vedono l’ora di sventolare quelle cifre. Il pallone paga, solo che quando si buca dopo un po’ smette di rotolare. Non subito, però succede.
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PAOLO BRUSORIO, LA STAMPA 9/10 –
È andato così vicino al sole Michel Platini, che ha finito per scottarsi. Se anche sciogliersi, lo vedremo tra non molto. Il presidente dell’Uefa sospeso per 90 giorni dalla commissione etica della Fifa non è una buona notizia per il calcio. In senso lato non lo sarebbe nemmeno lo stop inflitto a Blatter (le malefatte di chi comanda minano prima di tutto la credibilità del sistema) ma per fermare il colonnello svizzero non restavano che i carrarmati, quindi lunga vita ai commissari e al loro verdetto.
Con Platini il discorso è un filo diverso. Che non arrivasse da Marte era chiaro a tutti, in quel sistema Platini è cresciuto, l’ha cavalcato per diventare grande e sedersi sulla poltrona più ambita dell’Uefa, quella di capo. Tanta strada non la puoi fare su un cavallo bianco, ti devi anche sporcare. È la politica. Anche quella del calcio. Ammalato di grandeur, Le Roi ha sempre sognato e poi agito di conseguenza. Un grande, e grosso, Europeo. Una grande e grassa Champions. Taglia extralarge, più gente si siede a tavola più l’ospite sarà servito e riverito. E votato. Allargare le partecipazioni per allargare il consenso: regola basica non a caso messa in pratica per 17 anni dal Divino Sepp che ha agevolato la costruzione di campi da calcio nelle isole Cayman, paradiso dove il pallone è l’ultimo desiderio, ma che mette il suo voto nell’urna.
Platini si è costruito lo zoccolo duro del consenso, nel frattempo però ha macchiato il cavallo con quello che ormai sappiamo: il voto per il Qatar 2022 mai chiarito e quanto meno strumentale alle malefatte di herr Blatter. In fondo il figlio che lavora per la Qatar Sports Investments era una pagliuzza, la trave l’abbiamo scoperta dopo e ha il colore dei soldi: quelli versati sul conto Platini dalla Fifa. Perché e percome lo deciderà semmai un’inchiesta.
Ora sull’ex numero 10 della Juventus non pende alcuna azione penale (a differenza di Blatter) e lui ha tutto il diritto di difendersi, ma il problema è davvero prima ancora etico che giuridico: associare al rinnovamento una macchia di questo genere è il peggior modo per impostarlo. Possibile che le prossime polpette avvelenate non riguardino più Platini ma eventuali nuovi candidati (Blatter cento ne ha fatte e duecento pensate): le Roi, però, aveva il carisma necessario per puntare alla presidenza Fifa. E anche, questo lo si può dire, le qualità. Difficile che resista allo tsunami. Disse addio al calcio in un piovoso pomeriggio torinese, Platini: ieri a Nyon c’era un tiepido sole, ma, suo malgrado, la sensazione di fine corsa è identica.