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 2015  ottobre 09 Venerdì calendario

«MESSI IN CARCERE PER 22 MESI». LA RICHIESTA CHOC

E’ il sogno di tutti i difensori: «ingabbiare» Leo Messi. Solo che questa volta la questione è un tantino più seria, perché la notizia diffusa ieri dai media spagnoli e confermata dalle autorità giudiziarie non ha nulla a che fare con metafore calcistiche. I guai per l’attaccante del Barcellona e della nazionale Argentina sono concreti: un giudice spagnolo ha deciso il suo rinvio a giudizio per una presunta frode fiscale da 4,1 milioni di euro e l’avvocatura dello stato ha chiesto una condanna a 22 mesi e 15 giorni di carcere. Sì, avete letto bene: il quattro volte Pallone d’Oro secondo l’accusa è un evasore che merita di finire in galera.
La vicenda sembrava aver preso una piega positiva per la Pulce dopo le prime contestazioni del 2013. Il campione argentino e il padre Jorge Horacio, che amministra il patrimonio del giocatore, erano stati accusati dal fisco spagnolo di non avere pagato imposte per 4,1 milioni di euro dovuti ai diritti d’immagine dal 2007 al 2009. Messi senior e junior già due anni fa avevano versato all’agenzia di Madrid la somma contestata più un altro milione di euro per sanare gli interessi maturati. Messa una toppa sulla questione tributaria, restava pendente il processo penale. Martedì scorso sembrava tutto risolto, almeno per Leo: la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio soltanto di Jorge Horacio, mentre considerava archiviabile la posizione del figlio, ritenendolo non informato delle operazioni condotte in paradisi fiscali dal genitore. «Se mio padre lo dice, io firmo a occhi chiusi», aveva detto al magistrato inquirente il giocatore nel corso di un’audizione. Queste conclusioni non sono però piaciute all’avvocatura dello stato (ha maggiori poteri) che si è opposta all’archiviazione del giocatore, chiedendo il rinvio a giudizio per entrambi, un multa di 4 milioni e una condanna a 22 mesi e 15 giorni. Quali sarebbero le colpe della Pulce? Gli inquirenti, pur ritenendolo «profano» in materia di fisco, considerano impossibile che non sapesse la provenienza del giro dei soldi derivati dallo sfruttamento dei diritti di immagine, denaro gestito da imprese con sedi in paradisi fiscali.
La presa di posizione dell’avvocatura ha fatto breccia: il giudice del tribunale di Gavà, un comune alle porte di Barcellona, ha rinviato a giudizio anche Leo, senza però prevedere misure cautelari preventive. Ma la notizia è in ogno caso clamorosa tanto che sui media spagnoli si sono scatenate furibonde reazioni, specie da parte dei tifosi catalani. Sui siti dei principali giornali ci sono moltissimi commenti, si grida alla congiura e al complotto. C’è chi persino avanza l’accusa di una presunta collaborazione con il Real Madrid da parte della persona che ha curato il ricorso contro Messi. E Leo come l’ha presa? Al momento non sembra questa la sua preoccupazione principale. In una foto postata sul suo profilo Facebook, il giocatore scrive: «Passo dopo passo, sto lavorando per tornare più forte di prima. Vorrei anche inviare un grande abbraccio ai miei compagni della nazionale argentina». Messi sta recuperando dopo l’infortunio subito lo scorso 26 settembre, quando si è rotto il legamento collaterale interno del ginocchio sinistro. Dovrebbe rientrare tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre. Giudice di Gavà permettendo...