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 2015  ottobre 09 Venerdì calendario

ANCHE GLI SCEICCHI PIANGONO: TAGLI A RYAD – 

Anche per l’Arabia Saudita è tempo di spending review. La caduta del prezzo del petrolio, che ha destabilizzato nel primo semestre del 2015 tutto il Medio Oriente, ha dato un colpo mortale alle finanze del Paese che ha ritirato 73 miliardi di dollari dai suoi asset internazionali per fare cassa e dare una boccata d’ossigeno all’economia interna. Secondo l’analisi fatta dal Financial Times il governo saudita ha speso circa 82 miliardi di dollari e bruciato più del 10 per cento delle riserve in moneta straniera dall’inizio del 2015. A questo punto per Ryad non c’era altra scelta: o chiedere prestiti o ridurre gli investimenti fuori dai confini sauditi. Il crollo dei prezzi – che alla fine di agosto ha raggiunto il minimo record di 42 dollari al barile – è la diretta conseguenza dell’incertezza dei mercati finanziari, in particolare la crisi cinese che ha comportato ricadute a livello mondiale. Adesso, a mandare in rosso i conti degli sceicchi sono arrivati anche lo scandalo Volskwagen e il collasso delle azioni del gruppo Glencore. Lo sceicco Abdullah bin Mohammed bin Saud al Thani, chief executive del Qia, il fondo sovrano del Qatar, ha perso 12 miliardi di dollari in una settimana: l’emiro controlla il 17 per circa del colosso tedesco dell’auto, è così che lo scandalo dei filtri ha mandato in fumo 8,4 miliardi. Poi la stangata di Glencore, il colosso del trading di materie prime che, per il calo degli acquisti cinesi di metalli ha perso il 27 per cento sui mercati finanziari, che tradotto vuol dire 2,7 miliardi di dollari in meno nelle tasche dell’emiro.