Laura Galvagni, Il Sole 24 Ore 9/10/2015, 9 ottobre 2015
PALENZONA, DAL COMUNE DI TORTONA AL SALOTTO DI MEDIOBANCA
Fabrizio Palenzona, 62 anni il settembre scorso, è certamente uno dei più influenti uomini della finanza italiana. Ha collezionato molti incarichi e a tutt’oggi siede su alcune delle poltrone chiave del paese: la vice presidenza di UniCredit, la presidenza di Aeroporti di Roma, la guida di Assoaeroporti, dell’Aiscat (l’associazione delle autostrade) e di Faiservice (gli autotrasportatori). Complice una fitta rete di relazioni che ha tessuto fin dai tempi in cui si è affacciato, erano i primi anni ’70, sulla scena politica di Tortona, città dove ha messo radici dopo i natali a Novi Ligure e una laurea in giurisprudenza presa all’Università di Pavia.
L’ambiente era quello della Dc a cui è rimasto legato fino alla metà degli anni ’90. È stato per ben due volte sindaco di Tortona ma è stata l’elezione, costruita all’ultimo minuto, a presidente della giunta provinciale di Alessandria sotto l’insegna dell’Ulivo ad avvicinarlo alla finanza che conta. Merito, in parte, del forte legame che aveva stretto con Marcellino Gavio ma frutto, pure, della capacità di sfruttare un ruolo che sulla carta appariva come un’opportunità minore. E invece, quella poltrona gli ha spalancato le porte della Fondazione Crt: è stato l’inizio dell’ascesa.
E non poteva essere altrimenti, le fondazioni bancarie sono state un cardine del potere che ha mosso la seconda Repubblica. In più, quella che lo ha accolto dal ’95 al 2000, è la stessa che ha fatto da motore alla nascita di UniCredit. Un passaggio che gli ha dato accesso al vertice del colosso bancario, primo azionista di Mediobanca, dove è arrivato nel ’99. E da Piazza Cordusio a Piazzetta Cuccia il passo è stato breve anche perché con Mediobanca Palenzona aveva già una certa familiarità. Al fianco di Gavio aveva fatto visita a Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi già diverse volte. L’arrivo in UniCredit, quindi, non fece altro che rafforzare le affinità con gli allora capi indiscussi dell’istituto. Entrò nel board Mediobanca nel 2001 e da lì è uscito solo nel 2012. Scomparso Maranghi venne nominato anche esecutore testamentario.
All’uomo, d’altra parte, vengono riconosciute grandi doti di mediatore. Tanto da riuscire a far convergere attorno alla propria figura interessi all’apparenza contrapposti. Basti ricordare che, sebbene Palenzona debba, come raccontato, buona parte dell’avvio della propria “carriera” alla sponda trovata in Marcellino Gavio, durante la fase dell’ascesa ha ricevuto il pieno supporto anche della famiglia Benetton. È stato proprio grazie al via libera incrociato dei due competitor, all’epoca sostenuto anche da Giancarlo Elia Valori, che fu nominato presidente dell’Aiscat, associazione che ancora oggi guida («hanno preso Maradona», commentò all’epoca Pier Luigi Bersani).
È stato nel consiglio di Schemaventotto, veicolo che a lungo ha controllato la rete a pedaggio che fa capo a Ponzano Veneto, dal 2000 al 2008, e da diversi anni guida l’altro asset nella mobilità di Atlantia: Aeroporti di Roma. Qualche anno fa, poi, il ritorno alla corte di Gavio con una breve parentesi alla presidenza di Impregilo, tra giugno e luglio 2012, prima che Salini strappasse a Tortona il controllo del general contractor.
Non è la prima volta, infine, che una procura si interessa di lui. Fu chiamato in causa da Gianpiero Fiorani nell’ambito dell’inchiesta sulla scalata Antonveneta e per questo venne accusato di ricettazione aggravata e continuata. Il giugno scorso, però, i giudici del tribunale di Lodi hanno dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione.